Comunicare la disabilità. Nelle parole c’è il livello di civiltà della società

Va evitato il sensazionalismo: la cosa preferibile rimane raccontare la “normalità” dell’individuo, della sua vita e del suo contesto

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Una guida per comunicare il mondo della disabilità. Per trattare gli argomenti della disabilità con correttezza e rispetto. Il linguaggio, infatti, è un vettore fondamentale. Per riconoscere. Comprendere. E apprezzare le specificità di ogni persona. Quindi i termini e le parole usate sono fondamentali. Anche per comprendere il livello di civiltà della società. E’ da evitare, infatti, l’oscillazione tra buonismo e facili entusiasmi da un lato. O freddezza e insensibilità dall’altro.disabilità

Disabilità da narrare

La Guida Intesa-San Paolo ha il suggello della presidenza del Consiglio dei Ministri. E riporta l’attenzione sulla persona più che sulla sua condizione. Suggerendo un approccio equilibrato della comunicazione. A vantaggio della diversità e dell’inclusione. Con la massima diffusione dei temi della disabilità nella comunicazione. Afferma Erika Stefani, ministro per le Disabilità, commenta: “L’utilizzo di un lessico corretto è una delle condizioni necessarie per garantire il rispetto dei diritti delle persone con disabilità. E per agevolare la crescita verso una società più inclusiva.” Il glossario nasce dall’esigenza di utilizzare la corretta terminologia quando si tratta di persone con disabilità. Parlarne nei giusti modi attiene al rispetto dei diritti. E a quella sensibilità dovuta a ogni persona. Indipendentemente dalle sue caratteristiche. In linea con l’Osservatorio nazionale sulla condizione delle persone con disabilità.Disabilità

Indicazioni

Occorre chiedere sempre alla persona di cui si tratta di esprimere il suo personale punto di vista sui fatti. Anche quando questi siano rappresentati da persone terze. Per esempio genitore o altro familiare. Bisogna cogliere sempre la sua volontà rispetto al modo in cui preferisce essere rappresentata. Ciò vale anche per l’indicazione specifica di riferimenti alla propria condizione di salute. Talvolta la persona interessata necessita di supporto nel decodificare richieste. E nel manifestare la propria volontà.

Aiuto

In questo caso è consigliabile chiedere aiuto ai familiari. O ad altre persone a lei vicine. Bisogna citare la condizione di disabilità di una persona solo quando è effettivamente rilevante per la narrazione dei fatti. E laddove sia citata, va utilizzato comunque un corretto linguaggio che ponga sempre in primo piano la persona. Ad esempio “persona con sindrome di Down”. “Persona con disturbo dello spettro autistico”. “Persona con disabilità motoria”. “Persona non udente”. “Persona priva della vista”.

Termini da evitare

Sono da evitare i neologismi. Quali “diversamente abile”. “Diversabile”. “Disabile”. “Persona affetta da disabilità”. “Persona con handicap”. E altri vocaboli similari. Sostituendoli sempre con la locuzione “persona con disabilità”. Anche il
termine “handicap” va sostituito dalla parola “disabilità”. Meglio evitare sia le narrazioni che vedono la persona descritta come “vittima”. Sia come “eroe”. Da evitato in ogni caso il sensazionalismo. La cosa preferibile rimane raccontare la “normalità” dell’individuo. Della sua vita. E del suo contesto. Tutto ciò è racchiuso in una vera e propria guida. A disposizione di chi si occupa di comunicazione.