Come l’artigianato si riorganizza per sopravvivere alla crisi Covid

Intervista di Interris.it a Marco Pierpaoli, segretario generale di Confartigianato Imprese Ancona-Pesaro e Urbino. Più infrastrutture e meno burocrazia per rilanciare l'artigianato

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A fotografare lo tsunami economico sociale che ha travolto l’artigianato è stato il presidente della Repubblica, Sergio Mattarella. Il capo dello Stato ha descritto una “crisi molto dura, che colpisce comparti e lavoratori. Taluni in modo più grave come avviene per le piccole imprese. E i fondi dell’Unione Europea sono un’opportunità che va colta per ammodernare il Paese”.
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Il presidente della Repubblica, Sergio Mattarella

Artigianato nella morsa del Covid

Per approfondire gli effetti del Covid, Interris.it ha intervistato Marco Pierpaoli, segretario generale di Confartigianato Imprese Ancona-Pesaro e Urbino. “Per gli artigiani restare aperti in pandemia ha significato maggiori investimenti e incertezze a fronte di una contrazione di fatturato certa- spiega Pierpaoli-. Ma la caparbietà dei marchigiani, cioè la nostra capacità di resilienza, non è mai mancata”.Artigianato

Qual è stato l’impatto della pandemia sul tessuto economico e produttivo?

“Un impatto pesante, se consideriamo che le Marche vengono da una difficile ricostruzione economica e morale dopo il sisma del 2016. La diffusione della pandemia di Covid-19 e le misure adottate hanno avuto ulteriori pesanti ripercussioni sull’attività economica marchigiana, nella prima parte del 2020, per poi ripresentarsi a fine estate. La nostra regione è andata particolarmente in sofferenza anche a causa delle nostre specificità”.Artigianato

A cosa si riferisce?

“Abbiamo una forte incidenza di addetti e valore aggiunto nei comparti la cui attività è stata sospesa a seguito dei provvedimenti governativi di marzo. Dai big data emerge che le Marche hanno subito un contraccolpo più elevato rispetto alla media nazionale, per effetto dell’accentuata specializzazione regionale nell’industria, in particolare, nei comparti della moda, dei beni durevoli per la casa, della metalmeccanica, sulla filiera turistica e del trasporto persone, settori colpiti da forti restrizioni nel movimento delle persone”.Artigianato

Può farci un esempio?

Gli effetti di filiera e il ricorso al lavoro agile da casa, il blocco delle attività ha riguardato il 30% del valore aggiunto regionale. La domanda interna è risultata in forte calo già nella prima metà del 2020. Anche le vendite all’estero hanno registrato una riduzione del fatturato superiore alla media italiana. Le aziende che hanno invece proseguito con coraggio e sacrifici la propria attività con un regime ridotto sono il 62,1%”.ArtigianatoCome si riflettono la quarantena primaverile e l’attuale recrudescenza del Covid sulla realtà dell’occupazione e del Pil?

“Oggi le imprese vivono un profondo momento di sfiducia. Dopo il lockdown, periodo denso di sacrifici ma anche di attesa, nella speranza di una riorganizzazione complessiva di servizi e attività a tutela della salute ma anche del fare impresa, vivono un momento di disagio inatteso. Oggi, infatti, si ritrovano a pagare scelte non fatte e decisioni non prese nei tempi giusti da altri e con continui dpcm che non danno certezze alle imprese”.Da cosa dipende?

“A causa dell’incertezza che circonda l’evoluzione della pandemia e delle principali variabili economiche, le imprese hanno anche dovuto pianificare il ridimensionamento degli investimenti per l’anno in corso. Con la caduta dell’operatività, inoltre, è aumentato il fabbisogno di liquidità e questo ha aggravato la situazione; le condizioni finanziarie delle aziende sono state in parte sostenute dalle misure governative, per facilitare l’accesso al credito e dilazionare il rimborso dei prestiti, ma in tanti casi le aziende non hanno avuto risposte alle esigenze; risposte che spesso non sono state rapide, creando ulteriori sofferenze”.artigianatoQuali sono i settori che hanno sofferto più di altri?

“Sono il tessile-abbigliamento-calzature, l’industria della carta e stampa. La situazione si presenta ancor più sfavorevole per i servizi di alloggio, ristorazione e servizi turistici, per i quali appena il 4,4% mantiene il regime di attività pre-crisi. Nel terziario, risultano molto svantaggiate le attività che comportano l’aggregazione sociale e la circolazione delle persone. La mancata erogazione della cassa integrazione ai lavoratori, che ha creato incapacità di spesa, è stata ancora più negativa”.ArtigianatoLe restrizioni alla mobilità e alle attività economiche come incidono sulle piccole  e medie imprese?

“Per definizione, le MPMI (micro, piccole e medie imprese) sono realtà produttive di incontro, di contatto, di conoscenza, di affinità. Conosco, mi fido, acquisto: gran parte del fatturato dei nostri imprenditori segue questo percorso. Ecco perché le restrizioni alla mobilità hanno colpito queste nostre realtà ben più di altre. Il settore turistico, salvo alcune zone, è entrato in forte crisi, e con esso la filiera collegata, dalle strutture di accoglienza, alle agenzie turistiche, al trasporto persone ed alle imprese dei servizi che, seppur aperte, hanno registrato una forte mancanza di clientela”.Perché?

“E’ una situazione che non ha visto adeguati ristori con l’indebolimento del sistema produttivo, dei servizi e del turismo. Anche l’occupazione ne ha risentito, dato che tutti i contratti in scadenza raramente sono stati confermati. Anche i nuovi Dpcm non ci convincono; le regole sono ridondanti, basterebbe far rispettare quelle già esistenti, le restrizioni troppo drastiche, e minacciano di danneggiare fortemente svariati settori. Il blocco parziale della ristorazione, ad esempio, produce un effetto domino negativo, mandando in sofferenza un indotto molto vasto”.artigianatoCioè?

“Basti pensare, ad esempio, al comparto delle cerimonie, in cui sono coinvolte aziende che organizzano eventi, fotografi, ma anche negozi di abbigliamento, estetiste, parrucchiere, lavanderie, negozi di bomboniere e fiorai”.Il crollo del Pil richiede interventi e riforme strutturali. I ristori decisi dal governo possono mettere qualche cerotto all’emergenza o creano opportunità di ripresa?

“Il tema dei ristori richiede a mio avviso serietà, credibilità e chiarezza. Ha creato più disorientamento che sollievo questa rincorsa, in ordine sparso e a volte contraddittoria, ai mezzi di contenimento proposti dal governo e dalle Regioni. Nei mesi scorsi artigiani e imprenditori hanno adottato, sopportandone i costi, stringenti misure di contenimento dai contagi previste dai protocolli per la sicurezza. Ora vengono di nuovo poste limitazioni all’esercizio delle attività, anche a quelle che già si sono adeguate. Ecco perché parlo di serietà, credibilità e chiarezza. Stesso discorso sui ristori annunciati dal governo”.Sono aiuti sufficienti?

“Lo dico con chiarezza: non bastano, e non vanno ad intercettare ed a sostenere la miriade di attività che gravitano nelle aree dei centri storici, che dopo le 18 diventano deserti. Questo, ad esempio, porterà un’ulteriore sofferenza per la galassia delle micro e piccole attività che operano nei cuori delle città, e che storicamente le rendono vive e attrattive”.Cosa chiede alle istituzioni?

“Chiediamo che queste misure siano di reale utilità e siano sufficienti ad indennizzare concretamente il danno. Gli interventi di sostegno, se davvero vogliono essere di sostegno, devono essere erogati con immediatezza. Le tempistiche in questo momento sono determinanti. Non c’è più tempo da perdere. Già troppe misure sono arrivate in ritardo o sono mancate. Non penso solo alla cassa integrazione. Servivano ad esempio investimenti in sanità, trasporto pubblico e scuole, frutto delle criticità vissute a marzo, aprile e maggio. Rimbocchiamoci le maniche ora, insieme, o sarà troppo tardi per tutti”.artigianato

In estate si era parlato di far ripartire i lavori alle infrastrutture.  Quanto pesa sull’economia il fatto che ciò non sia avvenuto?

Tantissimo. Le Marche hanno molto bisogno di ripartire dal punto di vista infrastrutturale. Ci sono numerosi grandi progetti in parte definiti ed appaltati, ma la burocrazia sta creando tantissimi ostacoli. Sono da avviare gli appalti per la realizzazione di importanti assi stradali, come la quarta corsia sulla SS16 Ancona-Falconara, la realizzazione del secondo lotto della nuova darsena al Porto di Ancona, la realizzazione della nuova banchina per il CRN, l’uscita a Nord dal porto con la riprofilatura della costa a nord, il completamento della galleria della Guinza, solo per citarne alcune”.Cosa si aspettano le imprese sotto questo profilo?

“Ma ci sono importanti progetti che sono in fase di avvio come i bandi sulle riqualificazioni delle principali città, da quella di Ancona, Pesaro, nel sud delle Marche. Tutti appalti di grande valore anche a portata di media impresa, che possono essere un importante volano per tutta l’economia. Per non parlare poi della ricostruzione, un cantiere per l’intera Italia centrale che sarà, se avviato concretamente, una grande opportunità per l’economia dell’Italia centrale”.artigianatoQuali progetti lungimiranti e agevolazioni finanziarie chiedete al governo per aiutare le imprese a superare questo tracollo, economico e sociale?

“E’ chiaro che il nostro Paese sta affrontando una forte criticità a causa della diffusione del coronavirus. Ciò impone a tutti gli attori istituzionali, al governo, alle Regioni, a tutte le Autorità di lavorare insieme, agendo in maniera coordinata per consentire al nostro Paese di superare questa fase in maniera rapida ed efficace. Più che progetti lungimiranti, servirebbe proprio una visione Paese differente, che faciliti il fare impresa, e in cui l’impresa e tutte le sue specifiche questioni siano al centro dell’agenda politica ed economica. Segnaliamo le prime necessità”.

Burocrazia

Cosa intende?

“La necessità di sburocratizzare e diminuire la tassazione, proprio per sostenere la spinta stessa a fare impresa; poi il sostegno alle imprese per costruire un grande piano di rilancio degli investimenti su un percorso di crescita stabile e duratura. Un altro tema poi è importante”.artigianatoOssia?

“Quello del ritorno alla normalità, dopo l’emergenza vissuta: è necessario riavviare al più presto tutte le attività ora bloccate e mettere in condizione le imprese e i lavoratori di operare in modo proficuo e sicuro a beneficio del Paese. Bisognerebbe d’altro canto evitare di diffondere sui mezzi di informazione una immagine e una percezione, soprattutto nei confronti dei partner internazionali, che rischia di danneggiare durevolmente il nostro Made in Italy e il turismo”.Come se ne esce?

“Se davvero l’Italia vuole ripartire, chiediamo che si scommetta su chi ogni giorno riparte, spesso da zero, alzando la serranda spesso senza certezze. Facilitiamo la possibilità di intraprendere, agevoliamo quanti vogliono rilanciare l’economia, eliminiamo i vincoli che sono un freno allo sviluppo. Diamo valore a chi crea lavoro, e daremo lavoro a chi crea valore”.