Nel Mediterraneo come promotori di pace

Mediterraneo

Si chiude animando il sentimento che lo aveva concepito e aperto il convegno “Mediterraneo frontiera di pace”, svolto a Bari in una quattro giorni intesa e proficua sul piano del dialogo, del confronto e della presentazione delle più gravi istanze dei cristiani del mare nostrum. Tutto in un'ottica chiara: rendere i lavori non  solo un momento di coscienza ma anche un'occasione per tracciare una strada comune. D'altronde, come spiegato in chiusura dal presidente della Cei, il cardinal Gualtiero Bassetti, c'è bisogno di diversi modelli di crescita, dal più umileal più impegnativo, in ottemperanza a un obiettivo che è anche un appello: “Il Mediterraneo torni ad essere una frontiera di pace e i popoli che abitano sulle rive del Mediterraneo non siano più rivali inteso come nemici, ma gli abitanti delle rive che stanno di fronte, quindi amici”.

Promotori di dialogo

Viene redatto, rispettando il mandato iniziale, il documento che i vescovi del Mediterraneo consegneranno a Papa Francesco, al quale sarà affidato il compito di chiudere l'evento inaugurando di fatto una nuova stagione di consapevolezza sull'importanza strategica del Mediterraneo non solo da un punto di vista socio-culturale ma anche dell'integrazione e della tolleranza reciproca, proprio in virtù della sua vocazione storica. E lo ha ribadito anche il presidente del Parlamento europeo, David Sassoli: “Un'Europa che non guarda al Mediterraneo è certamente un'Europa più debole… E' indispensabile un'Europa che ha guardato a nord, a est… E naturalmente abbiamo bisogno di guardare al sud perché sono tanti i problemi che arrivano da lì e dobbiamo avere la capacità di affrontarli. Dobbiamo essere anche promotori di dialogo, di confronto, di scambi commerciali che possono aiutare anche le integrazioni“.

La pietra d'angolo

Importante che i 58 partecipanti al convegno abbiano trovato un'intesa che accoumni ogni rappresentante ecclesiale nel nome della propria comunità di appartenenza. Un piano d'azione concordato, infatti, resta il modo migliore per affrontare le sfide continue che la nostra epoca ci impone, compresa quella della conservazione e della messa in pratica dei valori cristiani che hanno costituito la pietra angolare dell'Europa: “Abbiamo bisogno di interrompere i traffici di armi e di mettere l'accoglienza al centro della nostra azione”, ha spiegato ancora Sassoli, lamentando la mancata ricezione da parte dei governi europei della proposta di modifica del trattato di Dublino avanzata dal Parlamento europeo che “consentirebbe all'Unione europea di avere una politica per l'immigrazione e non di lasciare soli i nostri Paesi”. Secondo il presidente dell'Europarlamento, “un'Europa distratta sul Mediterraneo rischia di trovarsi nello spazio europeo molti problemi in più… La disattenzione dell'Europa ha consentito a nuovi attori di fare il loro ingresso nel Mediterraneo. In questo momento vediamo quanto sia difficile un dialogo per risolvere la questione della Libia. Vediamo una Turchia che dovrebbe avere la capacità di dialogare con l'Europa un po' più in maniera sostenuta”. Come a dire che le buone intenzioni necessitano un riscontro concreto e all'augurio di buona riuscita di uno slancio profetico vadano affiancate azioni decise e comuni. Qualcosa che non è sempre scontato.