Caritas, raddoppiate in pandemia le richieste di aiuto. Startup solidale

I dati choc della Caritas. La startup solidale per i nuovi poveri della pandemia. Dalle consulenze legali all'abbattimento delle barriere linguistiche e culturali: “InStrada” assiste le persone in difficoltà. Servizi gratuiti a persone in situazione di svantaggio economico o sociale

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Dati choc della Caritas. E il terzo settore, quindi, potenzia il proprio sforzo anche creativo. Per mettere a disposizione delle nuove indigenze risorse ed energie. Ne è un esempio la nascita della startup solidale “InStada”.
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Per effetto della pandemia i “nuovi poveri” sono aumentati del 45%. L’ultimo rapporto Caritas presentato a Firenze descrive il raddoppio delle richieste di aiuto. Ed è allarme per “quando finiranno il blocco dei licenziamenti e quello degli sfratti”. E il volontariato si mobilita anche in modo originale per far fronte allo tsunami sociale provocato dal Covid. Dalle consulenze legali all’abbattimento delle barriere linguistiche e culturali. Un servizio di supporto alla persona totalmente gratuito e itinerante. Pensato per tutti coloro (dai minori agli anziani) che hanno bisogno di un aiuto. Per destreggiarsi nel mondo dei servizi. Non sempre di facile accesso per chi non possiede gli strumenti adeguati. In un periodo complesso. In cui lontananza e isolamento sono diventate condizioni sempre più diffuse.
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Situazioni di svantaggio

A questo scopo sei giovani a Perugia hanno costituito la startup “InStrada”. Un’associazione di promozione sociale. Per garantire l’accessibilità ai diritti da parte di quei cittadini che si trovano in situazioni di svantaggio, economico o sociale. “Il progetto è innovativo perché riunisce diverse professionalità. Per assicurare la tutela dei diritti del cittadino e delle persone in ogni fase della loro vita”, racconta Serena Covarelli. Coordinatrice del progetto per conto della cooperativa sociale Polis.
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Selezione

Alla selezione hanno partecipato, inviando il curriculum, 41 giovani. E ne sono stati scelti 6. La start up che si è costituita ha aperto uno sportello a Ponte San Giovanni. Nella periferia del capoluogo umbro. E sta mettendo in piedi uno sportello legale itinerante. Con un camper, che si sposterà nella Media Valle del Tevere. E nella zona del Trasimeno. Per raggiungere anche le persone che non possono muoversi. I protagonisti di “InStrada” sono la psicologa Nicolina Caiafa. La mediatrice culturale Svetlana Babenko. La mediatrice familiare Alessandra De Feudis. L’assistente sociale Federica Della Botte. E gli avvocati Sebastiano Pirisi e Martina Cicognola, tutti trentenni. Saranno al servizio di cittadini e associazioni della società civile. Dando dritte per indirizzare chi ne avrà bisogno. Nel percorso più adeguato alle proprie necessità. In primis legali. E di accompagnamento psicologico. Ma anche contro discriminazioni e potenziali situazioni di disparità.
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Fondi regionali

Il progetto è finanziato tramite fondi regionali. Ed è stato realizzato in partenariato da tre cooperative perugine che operano nel sociale. Polis, Nuova Dimensione e Perusia hanno unito le proprie competenze. “Con la pandemia – raccontano a Interris.it i promotori dell’iniziativa- ci siamo dovuti rimodulare per andare incontro alle nuove problematiche che si sono generate. Abbiamo cercato di tramutare il problema in una risorsa. Riadattando il progetto in base a ciò che succede. Ai vari decreti. E alle diverse ordinanze. Lavoreremo a stretto contatto con i servizi del territorio. Enti o associazioni. E con gli uffici della cittadinanza delle zone nelle quali ci muoveremo. Ci indicheranno di volta in volta i luoghi più scoperti. E i punti dove c’è più bisogno dell’unità di strada“.Volontariato

Dai dati choc della Caritas al supporto globale alla persona

Il punto di forza di “InStrada” vuole essere la multidisciplinarità. Offrire in equipe un supporto globale alla persona. “Nel mio caso- spiega la psicologa Nicolina Caiafa – una volta ascoltata la persona e analizzati bisogni e problematiche presenti. Sarò in grado di offrire un servizio. Interfacciandomi con i miei colleghi. Suggerendo una consulenza legale. Laddove ce ne fosse bisogno. O avvalendomi del contributo della mediatrice culturale. Nel caso sorgessero difficoltà nella comunicazione”.