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Dal Perù un modello di carità per la Chiesa ospedale da campo

Un luce di carità cristiana. E’ la testimonianza di fede esemplare del fondatore dei Missionari dei poveri del Terzo mondo. E’ uno splendido esempio di Chiesa-ospedale da campo la missione di padre Giovanni Salerno morto ieri in Perù all’età di 85 anni. la carità come vocazione. “Per distruggere la fame bisogna istruire. I poveri non si aiutano come si aiutano le galline dando da mangiare. I poveri sono esseri umani. Sono persone intelligentissime”, insegava il fondatore del Movimento “Servi dei poveri del Terzo mondo”.  A Cuzco, in Perù, aveva realizzato una cittadella di solidarietà. Il missionario era partito da Gela. Qui alla comunità Sant’Antonio da Padova tutto è nato negli anni ’80 assieme al gruppo missionario. Fino alla fine ha testimoniato la sua vocazione alla carità. Nonostante il peso dell’età e la malattia che lo aveva reso ipovedente. L’animo era rimasto giovane e instancabile. “Abbiamo costruito il primo forno a legna, a 4mila metri – raccontava-. Per fare il pane da dare ai poveri e agli anziani abbandonati. La povera gente collabora cercando legna. Siamo lì, giorno e notte. Dove non si conosce il pane. Dove non esiste la sedia, la luce elettrica, si dorme a terra”.

Nel segno della carità

E’ sua l’opera di carità “voluta dal Signore” oggi nota come “Città dei ragazzi”. Dove “non possiamo accettare i figli dei ricchi. Perché a ricevere uno di loro rifiuteremmo un povero”. Nelle parole del missionario la consapevolezza che “i ragazzi che assistiamo vincono sempre i concorsi e le borse di studio e oggi studiano, nelle migliori università di Lima. Medicina e Amministrazione di impresa. Possono diventare dottori, medici. E questo anche grazie all’aiuto silenzioso, continuo, umile delle donazioni che giungono dall’Italia. Padre Salerno ha raccontato della visita, durante un pranzo, del presidente della Corte di Giustizia. “Ci ha riferito che vicino alla nostra casa avevano scoperto una gabbia dove uccidevano i bambini handicappati. I loro organi venivano venduti in Europa. Ci ha chiesto di prendere quei bambini adesso assistiti dalle suore del Cottolengo. Vivono nelle culle e non arrivano mai al 28° anno di età. Ma fanno una morte santa, prima di morire sembra che vedano Gesù e muoiono sorridendo. L’unica soluzione per aiutare i poveri sono i missionari”.
Dispensario medico
A dare la notizia ieri della sua morta è stata la Chiesa peruviana. Padre Giovanni, nato in Sicilia, a Gela, ha vissuto negli ultimi 50 anni nel Paese sudamericano. Dove si è distinto per le opere caritatevoli a favore dei più poveri nelle regioni più fragili. Fondando missioni e istituti. Nell’ottobre 2021, il religioso era stato decorato come Cavaliere ufficiale dall’ambasciatore italiano in Perù, Giancarlo Maria Curcio. Riconoscimento concesso dal presidente Sergio Mattarella, per l’encomiabile attività. Arrivato in Perù dopo essere stato ordinato sacerdote, muove i suoi primi passi a Antabamba, nella regione di Apurimac. Dove fonda il dispensario medico “Madre Rosa Gattorno”.

Coppie missionarie

Ad Apurímac lavorerà come sacerdote e medico missionario per più di 15 anni. E nel 1982, a Cuzco, getta le basi di quello che diventerà il movimento dei Missionari Servi dei poveri del Terzo mondo. Nel 1986 è lo stesso Giovanni Paolo II ad incoraggiare padre Giovanni nella sua opera. Nel corso degli anni Padre Giovanni è stato promotore di numerose opere. E quando nel 2011 festeggia i 50 anni di sacerdozio, il movimento missionario da lui fondato si è trasformato in una realtà consolidata. Oggi conta infatti 15 sacerdoti; 2 diaconi; 11 seminaristi anziani; 17 seminaristi minori. La casa madre dei sacerdoti è ad Andahuyalillas. Un centinaio di sorelle in diversi gradi di formazione che vivono nella Casa Madre di Cuzco o nelle fondazioni di Lima, Cusibamba, Punacancha e Urubamba. Si aggiungono la comunità contemplativa di Querowasi, con due sacerdoti e due fratelli. La comunità delle coppie missionarie con 12 famiglie che vivono a “Villa Nazaret”. Al Centro di Accoglienza Zingari di Budapest. Al seminario di Ajofrín (Toledo). Al Centro Missionario di Sordio, vicino Lodi.
Giacomo Galeazzi

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