Cancro al seno: l’importanza della prevenzione

Una malattia che non risparmia nessuno: i campanelli che devono far scattare l'allarme. Intervista all'oncologa e senologa Maria Teresa Melucci

Donne comuni e donne note al grande pubblico per via di un lavoro che le ha portate sotto i riflettori. Comunque donne tutte uguali davanti al cancro, che “irrompe” allo stesso modo nella vita quotidiana di ognuna e costringe a reinventarsi, dopo, una seconda vita. “Tra le nostre pazienti donne famose che, di fronte alla malattia, hanno esattamente gli stessi timori e le stesse ansie di tutte le altre. D’altronde, il cancro è una malattia che non risparmia nessuno e tutti siamo potenzialmente esposti al rischio di ammalarci, per cui l’unica arma di cui disponiamo è la prevenzione”.

L’esperta

Maria Teresa Melucci, oncologa e senologa, dirigente medico presso l’Istituto Tumori “G. Pascale” di Napoli, centro di riferimento per la rete oncologica nazionale conferma che la malattia non fa differenze né sconti a nessuno. Che si tratti di donne comuni o personaggi dello spettacolo. L’ultima a raccontare pubblicamente la sua battaglia contro il tumore è stata Carolina Marconi.

Quali sono i campanelli d’allarme da tenere sotto controllo?

“Per una efficace prevenzione, è fondamentale innanzitutto una attenta conoscenza delle caratteristiche del proprio seno, in modo da poter individuare tempestivamente qualunque cambiamento. A tale scopo, è molto utile l’autopalpazione, che ogni donna può imparare ad eseguire trattandosi di metodica molto semplice ma che, facendo acquisire consapevolezza del ‘solito’, permette anche di identificare l’’insolito’. Gli eventi a cui bisogna prestare maggiore attenzione sono: la comparsa di un nodulo, soprattutto se di consistenza dura, con margini poco definiti e non dolente; la presenza di aree di retrazione cutanea o del capezzolo, che appaiono come ‘tirate’ verso l’interno; rossore ed edema cutaneo, con caratteristico aspetto della pelle ‘a buccia d’arancia’; la presenza di secrezioni dal capezzolo, soprattutto se di tipo ematico; l’ingrossamento dei linfonodi ascellari. Ciascuno di questi segni può essere la spia di un problema serio e, pertanto, va immediatamente segnalato ed indagato”.

Quali sono i fattori di rischio più diffusi e abbastanza noti anche dalle stesse pazienti?

“Per quanto riguarda i fattori di rischio, il principale è senz’altro l’età, dal momento che la maggior parte dei casi di tumore viene riscontrata dopo i 50 anni, anche se, negli ultimi anni, si è verificato un notevole aumento dell’incidenza nelle fasce più giovani. Abbiamo, poi, fattori legati alla storia personale di ognuno quali menarca (cioè la prima mestruazione) precoce, menopausa tardiva, nulliparità (assenza di gravidanze), prima gravidanza a termine in età superiore ai 30 anni, mancato allattamento, terapia ormonale sostitutiva, storia personale di pregresso tumore mammario. Altri fattori sono legati allo stile di vita quali: obesità, uso eccessivo di alcoolici, fumo di sigaretta, dieta ricca di carboidrati e grassi saturi e povera di frutta e verdura. Infine, un discorso a parte meritano la familiarità e la genetica. Per familiarità si intende la presenza, tra membri della stessa famiglia, di più casi di tumore della mammella. Per tale motivo, negli ultimi anni l’attenzione dei ricercatori si è concentrata sull’analisi del Dna di queste persone arrivando ad individuare delle anomalie che sembrano predisporre allo sviluppo di un tumore della mammella o dell’ovaio. In particolare, sono state individuate alcune varianti dei geni cosiddetti Brca 1 e 2, che risultano associate ad rischio di sviluppare un tumore del seno o dell’ovaio aumentato del 50-60% rispetto alla popolazione standard”.

Per affermare che un esame senologico sia stato eseguito in maniera accurata e completa è vero che innanzitutto  deve prevedere tutti e tre gli esami standard  di primo livello, ovvero  la visita senologica, l’ecografia mammaria e la mammografia?

“Grazie agli enormi progressi nel campo della ricerca oncologica, oggi sono possibili terapie sempre più personalizzate e mirate ad ottenere i maggiori benefici minimizzando gli effetti collaterali, tuttavia, l’arma più importante rimane pur sempre la prevenzione. Attualmente, i protocolli di screening prevedono che ogni donna asintomatica, al di sotto dei 40 anni, si sottoponga a visita senologica ed ecografia mammaria con cadenza annuale: oltre i 40 anni va effettuata anche la mammografia, sempre ogni anno. Ciascuna di queste metodiche è fondamentale ed assolutamente insostituibile e dalla loro integrazione scaturisce una diagnostica molto accurata, in grado di evidenziare la malattia in fase molto precoce, quando non solo è perfettamente guaribile ma anche con trattamenti minimi. In particolari situazioni quali elevata complessità del seno, presenza di protesi mammarie, spiccata familiarità o situazioni dubbie, a giudizio del clinico, può essere utile la Risonanza Magnetica mammaria che, però, va considerata un esame di “secondo livello” e, quindi, da riservare solo a casi selezionati”.

Pubblicato sul settimanale Visto del 18 novembre 2021