Bianchi (Csv Bergamo): “Il mondo del volontariato sia valorizzato e riconosciuto”

L'intervista di Interris.it al dott.Oscar Bianchi, presidente del Csv di Bergamo, in merito alla nomina della città a Capitale italiana del Volontariato

Secondo gli ultimi dati disponibili, il 9% della popolazione italiana si dedica ad attività di volontariato per un totale di 5 milioni e 500 mila persone, di cui 4,14 milioni di questi svolgono la propria azione all’interno di organizzazioni di volontariato.

Gli ambiti del volontariato

La maggior parte di coloro che svolgono attività di volontariato opera in progetti dedicati a cultura, sport, attività ricreative e attività di socializzazione. A seguire in ordine per numero di volontari in Italia troviamo cittadini impiegati in ambiti sociali e nella Protezione Civile, in ambito sanitario e medico, nel settore della tutela dell’ambiente e degli animali, in progetti di tipo religioso, nell’istruzione e nelle organizzazioni sindacali.

volontari

Volontariato e pandemia

Durante la fase di maggiore recrudescenza della pandemia da Covid – 19, nonostante la gravità della situazione e le difficoltà correlate, l’apporto dei volontari è stato fondamentale e ha reso possibili i servizi di prima necessità, quali ad esempio il portare la spesa e i farmaci, l’accompagnare le persone con i trasporti sociali e sanitari. A tal proposito, la città di Bergamo, che ha pagato un tributo altissimo in termini di vite umane durante la prima ondata dell’emergenza sanitaria, ha saputo dar vita a forme inedite di volontariato e mutualismo reciproco, che hanno permesso alla città di fregiarsi del titolo di Capitale italiana del Volontariato 2022. Interris.it, in merito a questo tema, ha intervistato il dottor Oscar Bianchi, presidente del Centro Servizi Volontariato di Bergamo.

L’intervista

Com’è nata la candidatura di Bergamo a Capitale italiana del Volontariato? Quali sono le azioni che state mettendo in atto per valorizzare lo stesso?

“L’idea è nata circa un anno e mezzo fa, nel momento in cui, dietro a una sollecitazione tra il Presidente della Repubblica Mattarella e il Presidente Tabò a Padova, si disse che, nonostante ci fosse una capitale europea del volontariato, non ce n’era una italiana. Si pensò appunto di riflettere sull’istituzione di una capitale italiana del volontariato che, nel momento in cui la capitale europea, fosse stata assegnata ad un altro paese dell’unione, la stessa avrebbe costituito comunque un bel segno di aggregazione nel nostro paese. Da lì è nata l’idea di riflettere sull’opportunità o meno di istituirla e, dietro mia insistenza e con il sostegno da parte del consiglio direttivo del Centro Servizi Volontariato di Bergamo, siamo riusciti a far deliberare, nel febbraio 2021, all’assemblea nazionale dei Csv, l’istituzione della prima capitale italiana del volontariato. Per poterlo fare, ci sono state una serie di difficoltà, ovvero il coinvolgimento anche del ruolo politico, in senso generale, delle nostre comunità. Tant’è che abbiamo dovuto chiedere al comune di Bergamo, la volontà di fare in partnership tale azione e, allo stesso tempo, pensare ad una organizzazione che potesse poi essere replicata negli anni a seguire. A tal proposito, abbiamo coinvolto il livello nazionale dei CSVnet e l’Anci, i quali hanno trovato un’intesa solamente a novembre del 2021. Quindi, abbiamo atteso fino all’ultimo, prima di poter procedere a definirci prima capitale italiana del volontariato. In seguito, a partire dal 5 dicembre 2021, abbiamo aperto gli indugi, fatto una cerimonia di avvio dei lavori e oggi stiamo camminando con l’obiettivo di far sì che, tutta l’Italia, si trovi a riflettere a Bergamo che, quest’anno, insieme alla provincia, è la Capitale italiana del Volontariato. Si sono quindi svolti una serie di momenti di riflessione e, i prossimi che ci vedranno impegnati, saranno l’8 e il 9 ottobre, in cui saranno qui 500 ragazzi, di età compresa tra i 18 e i 30 anni, con l’obiettivo di provare a riflettere, immaginare e produrre un documento in cui dicano il loro punto di vista sul mondo del volontariato e gli eventuali accorgimenti da apportare. A tale momento abbiamo invitato il Presidente della Repubblica per portare la sua testimonianza, in quanto egli è molto attento al volontariato e ai giovani; pertanto, sarebbe molto bello che lui ci fosse. Un ulteriore momento che vedrà impegnato il mondo del volontariato a Bergamo sarà il 22 e il 23 luglio, in quei giorni si recheranno in città i 49 presidenti provinciali dei Csv di tutta Italia e, in questi due giorni, si faranno riflessioni e una azione programmatica al fine di dare un segnale nei confronti del mondo del volontariato. A novembre, si farà invece la restituzione di quelli che sono i gruppi di lavoro che, in questo periodo, stanno rivolgendo l’attenzione su tre aree tematiche: la povertà, la cittadinanza e la salute. Tali gruppi hanno una composizione variegata in termini di età, genere e provenienza e stanno operando per produrre un documento che, insieme a quello dei giovani, sarà il testimone, il quale verrà passato alla città che, l’anno prossimo, avrà il titolo di Capitale italiana del Volontariato. L’ultima manifestazione in programma, di chiusura, sarà quella di dicembre, in cui si rendiconteranno tutte le manifestazioni, movimenti e azioni a favore del mondo del volontariato nonché di consegna delle testimonianze. Si tenga presente che, ad oggi, nel territorio di Bergamo, si sono effettuati più di cento incontri in cui, le tante associazioni di volontariato o reti associative, hanno condiviso il loro modo di fare, le rispettive problematiche e ambizioni. Ciò ha dato spunti e movimento alle associazioni, generando incontri, gemellaggi e lavoro condiviso. Questo è lo spirito di ciò che desideravamo fare e attualmente stiamo riuscendo a compiere”.

Bergamo è stata colpita in maniera molto dura dalla pandemia da Covid-19, in che modo la stessa ha cambiato il modo di agire del volontariato?

“La pandemia ha stravolto il mondo del volontariato. Ci ha obbligati, in modo repentino, a fare probabilmente non uno, ma due salti in avanti. Si pensi alla necessità di riorganizzarci e pensare ad un ricambio generazionale in quanto, molti dirigenti, sono stati toccati in prima persona o hanno avuto dei problemi legati al Covid-19. Soprattutto, lo stesso, ha dato spunti nuovi, facendo nascere associazioni giovanili che hanno dato le risposte più impensabili alle esigenze del territorio. Questo ha fatto sì che, il volontariato bergamasco, si rinnovasse, sia per quanto concerne l’aspetto anagrafico, di competenze nonché di nuove idee, a cui sono state date corpo e gambe per rispondere ai bisogni della gente”.

Quali sono i suoi auspici per il futuro in riguardo alla valorizzazione del volontariato?

“I miei auspici sono che, la riforma in materia di Terzo Settore che, in qualche modo ci accomuna tutti, abbia un occhio di riguardo per il mondo del volontariato. Venga quindi meglio declinata, tenendo presente che, questa realtà, deve essere preservata, soprattutto perché si basa su una socialità condivisa, una ideologia sistemica a favore del prossimo, senza scopo di lucro in alcun genere né in alcun modo. Quindi, forse, aver unificato le anime del volontariato e quelle sociali sotto il cappello del Terzo Settore, non sta giocando una partita degna in relazione ad una espressione volontaristica di tale mondo. Pertanto, il mio auspicio è che vengano fatti dei decreti attuativi oppure delle integrazioni alla riforma del Terzo Settore, per valorizzare e riconoscere al mondo del volontariato rispetto alle altre famiglie operanti dentro lo stesso ambito, perché ne abbiamo veramente bisogno e abbiamo necessità che ciò avvenga”.