Federico Batini (Università di Perugia): “La lettura ad alta voce allena le nostre capacità cognitive e aiuta a riconoscere le emozioni”

L'intervista di Interris.it a Federico Batini, docente di Pedagogia Sperimentale del Dipartimento Filosofia, Scienze umane, sociali e della formazione dell’Università di Perugia e curatore del libro "Ad alta voce. La lettura che fa bene a tutti" , edito da Giunti Scuola, fondatore di "LaAV"

Quando pensiamo alla lettura, probabilmente la prima scena che immaginiamo è il momento di quiete e solitudine che ci si prende per sé. Un’evasione dalla quotidianità, in cui ci si immerge e si viene trascinati in altre storie e in altre vite, quelle dei protagonisti dei libri. Ma la lettura non è solo un momento di svago o di relax, bensì è un importante strumento per implementare le nostre abilità e le nostre competenze. E soprattutto, la lettura non è solo un’attività che si fa in silenzio o bisbigliando le sillabe tra sé e sé.

Ad alta voce

Leggere ad alta voce fa bene a chi ascolta, che si faccia davanti una classe di bambini, in una sala d’ospedale o durante un corso di reinserimento professionale. Fa bene perché stimola le funzioni cognitive, aiuta la comprensione e arricchisce il repertorio lessicale,  facilita l’entrare in contatto con le storie (di vita) altrui, e altro ancora. Ne ha parlato a Interris.it Federico Batini, docente di Pedagogia Sperimentale del Dipartimento Filosofia, Scienze umane, sociali e della formazione dell’Università di Perugia e curatore del libro Ad alta voce. La lettura che fa bene a tutti , edito da Giunti Scuola, nato dal lavoro e dalla passione di un gruppo di ricerca all’interno del progetto “Leggimi ancora”, che propone la lettura ad alta voce come pratica pedagogica, fondatore di “Letture ad Alta Voce” (LaAV).

L’intervista

Quanto è importante la lettura per la crescita, l’educazione e la formazione di una persona?

“Si tratta di uno strumento fondamentale: la lettura di narrativa contribuisce a sviluppare le nostre abilità e le nostre competenze. Le storie sono regno delle possibilità, ci aiutano a immaginare noi stessi e il nostro futuro, ci insegnano che ognuno di noi ha di fronte a sé diverse strade, tanti destini e possibilità di azione che determinano il corso degli eventi”

Veniamo adesso a uno dei suoi campi di studio, la lettura ad alta voce. A quali considerazioni e risultati è giunto, durante le sue ricerche?

“La lettura ad alta voce agisce sui nostri livelli cognitivi, lessicali, emotivi e relazionali. Per quanto riguarda i primi, attiva e allena le funzioni cognitive di base incrementando già dai primi giorni, sia nel bambino che nel ragazzo e nell’adulto, quelle capacità di base con cui trattiamo tutte le informazioni con cui veniamo a contatto, dal decifrare un messaggio a leggere delle istruzioni. Ha anche degli effetti sulla capacità di comprensione di testi, sia orali che scritti, e incide sulla ricchezza del lessico e sulle capacità linguistiche. Aiuta inoltre a riconoscere e dare un nome alle emozioni, nostre e altrui, con dei conseguenti vantaggi dal punto di vista delle nostra capacità di relazione”

Come si applica questa metodologia pedagogica?

“Il metodo che proponiamo prevede che gli insegnanti leggano ad alta voce ai propri alunni e studenti, che si tratti di bambini del nido o di ragazzi che frequentano la scuola secondaria di secondo grado, materiale narrativo come racconti e romanzi. Una delle motivazioni è il forte valore equitativo della lettura, riesce a incidere su tutti i bambini indipendentemente dal loro livello di partenza. L’attività didattica tradizionale molto spesso lascia alcuni gruppi “fermi” al livello di partenza, mentre la lettura ad alta voce agisce su tutti e ottiene un effetto notevole su chi parte da un livello un po’ più basso. L’approccio che proponiamo quindi è di una lettura quotidiana, intensiva, improntata alla progressività dei tempi, dei testi, della complessità del linguaggio e della lunghezza delle storie, alla bibliovarietà, cioè la varietà di generi letterari, di personaggi, di tipologie editoriali e anche di grafiche complessità.  Abbiamo sperimentato con successo questo metodo sia nel sistema d’istruzione in diverse aree d’Italia ma anche sugli anziani affetti da malattie dementigene, quali Parkison e Alzheimer, dimostrando che può rafforzare la memoria e la fluenza linguistica. Farlo in maniera sistematica solleva il livello di competenza nella lettura, inoltre aiuta ad appassionarsi alle storie e ad affinare la capacità di lettura autonoma, quella che si fa per proprio piacere”

Può essere utilizzata a fini riabilitativi?

“Sì, sia per chi parte da livelli cognitivi bassi perché magari da piccolo ha ricevuto pochi stimoli o si è trovato a crescere in un contesto sociale svantaggiato, ma può essere impiegato in maniera utilissima anche con le persone anziane o affette da patologie legate all’invecchiamento”

E’ applicabile anche al di fuori del contesto scolastico, penso ad esempio a percorsi di formazione in ambito professionale/lavorativo?

“La lettura ad alta voce può essere utilizzata anche in ambito sanitario, socio-assistenziale, dell’inserimento professionale, perfino aziendale. La lettura è una pratica di empowerment, il limite è che coloro che ne hanno fatta poca esperienza hanno in media difficoltà nella lettura meccanica (cioè non riescono contemporaneamente a impegnarsi nella lettura e nel significato), per cui l’esposizione alla lettura ad alta voce li mette in contatto con un elevato numero di storie e rafforza le loro abilità di lettura, così come anche la motivazione alla lettura, e questo sul lungo periodo produce il reinserimento in percorsi di lettura autonoma. Ci sono anche esperienze anche di formazione di professionisti della sanità: mettere un operatore a contatto con tante storie, lo rende più capace di comprendere quelle dei suoi pazienti e di entrare in relazione con loro. Ne 2009 ho fondato l’associazione di volontari “Letture ad alta voce” che vanno a leggere negli ospedali, nei reparti pediatrici, nei reparti di lungodegenza e in quelli terminali, nelle residenze sanitarie assistenziali”

Ci sono tecniche specifiche per la lettura ad alta voce?

“Nei contesti di intervento lavoriamo su delle microtecniche di base assimilabili velocemente che hanno a che far col dare una certa enfasi ad alcune parti della storia, o piccoli pezzetti d’interpretazione che però non deve essere mai ‘attoriale’, ma al servizio della storia. Chi legge per gli altri è voce di quella storia e deve restare dietro il contenuto. Nelle scuole lavoriamo sulla lettura dialogata, cioè micro-dialoghi con domande a-valutative (che non hanno una risposta giusta) che attivano procedimenti cognitivi di comprensione che facilitano l’effetto delle lettura stessa”