Barbera a Interris.it: “Così la pandemia sta cambiando l’economia”

I devastanti effetti sociali della crisi Covid nell'intervista a Interris.it del giornalista economico e scrittore Alessandro Barbera

“Non c’è settore che possa salvarsi, anche se in questo momento le conseguenze peggiori sono per quella parte dell’economia in cui fanno la differenza gli spostamenti e il contatto sociale. Turismo, intrattenimento, eventi”, afferma a Interris.it Alessandro Barbera che da oltre vent’anni analizza e racconta le dinamiche dell’economia soprattutto italiana ed europea.

Barbera indaga sull’economia

Dal 2003 giornalista economico Alessandro Barbera è firma autorevole della redazione romana della Stampa di cui è stato anche il vicecapo. Ha scelto la professione giornalistica dopo aver lavorato alla Banca Centrale Europea. Prima della Stampa è stato all’agenzia Ap.Biscom (ora TMNews). Ha scritto per Aspenia. E’ autore, con Stefano Feltri, del libro “La lunga notte dell’euro” (Rizzoli).Quali sono i principali contraccolpi economici della pandemia per l’Italia? 

“Tutto il mondo è finito in una spirale recessiva dalla quale non sarà semplice rialzarsi. Tutto ora dipende da quanto grave sarà la seconda ondata di contagi e dai tempi entro i quali sarà disponibile un vaccino. Temo che le previsioni degli ottimisti – quelli che contano in un rimedio entro la fine dell’anno – non siano esatte. Abbiamo iniziato a convivere con la malattia, ma non siamo ancora in grado di evitare che condizioni le nostre esistenze. Nel mondo globale, in cui la catena del valore passa spesso attraverso diversi Paesi, una pandemia provoca conseguenze peggiori di un conflitto armato”.   Il Recovery Fund è una misura adeguata alla gravità della crisi? 

“Ciò che l’Europa ha deciso lo scorso luglio è storico, ma non è di per sé una risposta sufficiente. Non solo: alcuni Paesi nordici, alleati strumentalmente ai governi illiberali di Ungheria e Polonia, stanno facendo resistenze che potrebbero rallentare l’effettiva erogazione dei fondi. Ciò che sta facendo la differenza in questi mesi è semmai il piano straordinario di acquisti lanciato dalla Banca centrale europea. Senza di esso l’intera Unione sarebbe in guai ben peggiori degli attuali. Ciò vale in particolare per i Paesi ad alto debito e per l’Italia”.Incertezza economica e crollo dei consumiPuò farci un esempio?

“Basti dire che alla fine di quest’anno, fra acquisto di titoli emessi e riacquisto di titoli in scadenza Francoforte avrà acquistato 240 miliardi di Btp italiani. Quei Btp, che nessun altro avrebbe acquistato se non a prezzi proibitivi, servono a finanziare cassa integrazione, credito alle imprese, bonus ai settori più colpiti”.  Infrastrutture, sanità, sostegno a famiglie e imprese. In Italia quali interventi necessitano di un più tempestivo finanziamento?

“La priorità assoluta in questo momento dovrebbe essere il rafforzamento delle strutture sanitarie, la seconda voce del bilancio pubblico italiano dopo le pensioni. Per anni la sanità ha dovuto pagare pegno ai tagli di bilancio, e i risultati si vedono. In particolare bisogna rafforzare la sanità territoriale, carente persino in una regione avanzata come la Lombardia”.A cosa si riferisce?

“In Germania ad esempio, dove i presidi sono più solidi, il contenimento del virus durante la prima ondata è stato più efficace grazie alla capacità di garantire maggiore assistenza domiciliare alle persone anziane. Le Regioni e il governo dovrebbero però coordinarsi meglio: solo ora, a cinque mesi dal decreto che stanziava i soldi, si inizia a spendere il miliardo di euro a disposizione per aumentare i posti in terapia intensiva e subintensiva. Ad agosto il governo ha fatto un decreto che obbligava le Regioni a prendere provvedimenti per smaltire le liste d’attesa allungate dall’emergenza. Lo hanno fatto solo quattro amministrazioni”.Rispetto all’ultima crisi che raccontò nel suo libro “La lunga notte dell’euro”, quali sono le differenze con l’oggi? 

“Si tratta di una crisi diversa e molto più profonda. Allora l’Europa era nella morsa di un’onda anomala in arrivo dall’altra parte dell’Atlantico. Era una crisi di natura finanziaria, ed è stato possibile combatterla rafforzando la Banca centrale europea. Oggi ad essere in recessione è l’intero pianeta. La pandemia mette in discussione la catena globale del valore, mina alle fondamenta il sistema manifatturiero e allo stesso tempo colpisce la domanda interna delle nazioni. Usciremo da questa crisi con diseguaglianze persino più gravi”. Quali?

“Nei mesi del lockdown gli unici settori che hanno aumentato i profitti sono quelli della finanza e dell’economia digitale. Amazon, Apple, Google, Goldman Sachs. Aumentano anche le asimmetrie fra oriente e occidente: la Cina, che ha affrontato la pandemia con strumenti militari, ora sembra fuori dall’emergenza e sarà uno dei pochi Paesi al mondo che chiuderà l’anno con il segno più”.