Asfaltare l’altro: quando si nega la replica

Quando il termine "asfaltare", inteso come atteggiamento prevaricatore e presuntuoso, è divenuto comune in ambienti che possono diventare divisivi a livello sociale

“Asfaltare” è un verbo che, in Italia, negli ultimi anni, si è molto diffuso, soprattutto nei social, per intendere l’annullamento e la sconfitta del prossimo, in un dibattito o in una gara sportiva. A esempio, si sentono e si leggono, spesso, su Facebook, frasi del tipo “Tizio ha asfaltato tizia”, con relativo video a certificare il trionfo; in genere il riferimento è a scontri dialettici fra politici ma si estende anche alle diatribe fra i protagonisti dei reality. Il termine è divenuto frequente in diversi contesti, soprattutto quelli politici e sportivi: i due ambiti che, maggiormente, sono divisivi a livello sociale.

Nel recente passato, nel commento finale alle tribune politiche, le “tifoserie” utilizzavano verbi come “smentire”, “spiegare”, “confutare”. Ora il tifoso/politico, quello che intende convincere il prossimo sulla propria idea di giusto o sbagliato e rendere tale sua visione da relativa ad assoluta, ha necessità non solo di vincere bensì di stravincere. L’obiettivo è quello di zittire, per il maggior tempo possibile, qualsiasi obiezione.

I sofisti greci, i primi relativisti, utilizzavano le parole e, da veri incantatori, riuscivano a rendere forte l’opinione più debole e viceversa. Si preparavano, al riguardo, le antilogie, discorsi ambivalenti (pro e contro) sullo stesso tema, volti solo a domare l’avversario. L’arte oratoria, greca e romana, produceva anche danni gravi nei confronti di chi la pensasse in maniera differente (emblematico il processo a Socrate), per poi proseguire nel Medioevo, nella Rivoluzione e nelle guerre mondiali. La versione “XXI secolo” non sembra aver attenuato la contrapposizione.

Asfaltare, nell’uso proprio, significa “coprire” ed è questo il concetto che viene mutuato per far intendere che un certo politico abbia “seppellito”, per sempre, le idee dell’altro. Asfaltare vuol dire non ammettere diritto di replica: quanto il politico è stato convincente, tanto più  non rimane possibilità di opporre resistenza o un’idea diversa. L’era dei social, del web e della polemica infinita, amplifica un odio e una competizione in “servizio permanente effettivo”. Solerti paladini avvertono di quanto l’omologazione e il pensiero unico siano lì pronti a uniformare l’individuo. Gli stessi, tuttavia, hanno una curiosa visione dell’omologazione: “no” al pensiero unico che si sentono imporre e “sì” a quello di parte che vogliono si realizzi a tutti i costi. Si tratta di un verbo con un’accezione nuova che dimostra l’incapacità del confronto con rispetto. Chi la pensa diversamente non viene confutato con argomentazioni, dati e fatti ma umiliato con disprezzo, a beneficio delle tifoserie della tv e del web. Riferito a gare sportive, riconosce, da vera iperbole, solo il merito e il valore di chi ha vinto, ignorando lo sforzo degli altri partecipanti. Il parallelo con la competizione sociale è evidente.

L’Accademia della Crusca fornisce, al link https://accademiadellacrusca.it/it/consulenza/usi-figurati-di-asfaltare/1603, molte curiosità, anche storiche, riguardo al nuovo significato del vocabolo. Fra queste, riferendosi al periodo di grande esplosione del termine (tra il 2011 e il 2018) Delle 369 occorrenze sulla ‘Repubblica’ di asfaltare e delle forme flesse a partire dal 2011, 210 (il 57%; su un totale di 477 occorrenze) si trovano in articoli di sport, 128 (il 35%) in quelli di ambito politico e 31 (l’8%) in articoli di altri ambiti (costume e società, economia, arte e cultura)”. Negli ultimi anni, il seguito dei telespettatori, nei riguardi dei programmi di approfondimento politico è scemato. Dopo il lungo periodo informativo dedicato alla pandemia, tuttavia, i talk show hanno conosciuto una forte ripresa, in relazione alla lunga vigilia delle elezioni politiche del settembre scorso. L’onda lunga prosegue ancora.

Il 13 novembre scorso, il sito tvblog.it (la “TV vista, raccontata, anticipata, vissuta, criticata e analizzata da tante anime differenti”) ha fornito, al link https://www.tvblog.it/post/talk-show-prima-serata-classifica-auditel-ascolti, alcuni dati interessanti riguardo il livello di ascolti dei talk show. Si legge “Gli ascolti dei singoli programmi sono su dati medi dell’intero anno solare, partono cioè da gennaio 2022 e fino alla settimana appena terminata. Il talk giornalistico di prime time più visto è Dimartedì, il programma diretto e condotto da Giovanni Floris per La7. Dimartedì ottiene un dato medio di telespettatori di 1.218.000, pari al 6,51% di share. Al secondo posto, con un dato medio da inizio anno di 1.001.000 telespettatori pari al 6,50% di share è il programma  Dritto e rovescio diretto e condotto da Paolo Del Debbio per Rete 4 ed in onda di giovedì sera. Terzo posto per un altro talk giornalistico in onda il giovedì sera, ma su La7, parliamo naturalmente di Piazza Pulita, programma diretto e condotto da Corrado Formigli, che fa registrare un dato pari a 889.000 telespettatori ed il 5,66% di share. Quarta piazza per il talk di attualità del martedì sera di Rete 4, ovvero Fuori dal coro, diretto e condotto da Mario Giordano con una media di 874.000 telespettatori, pari al 5,53% di share. Al quinto posto troviamo il talk del martedì sera di Rai3 Carta bianca, che totalizza da inizio anno una media di 994.000 telespettatori ed il 5,49% di share (dato di share più basso rispetto a Fuori dal coro perché il programma condotto da Bianca Berlinguer ha una durata minore). Sesto posto per Quarta Repubblica, il programma diretto e condotto da Nicola Porro e diffuso il lunedì sera da Rete 4 fa registrare da inizio 2022 una media di 837.000 telespettatori con il 5,48% di share”.

Le parole di San Giovanni Paolo II, ad Assisi, nel 2002 “Con meraviglia ogni giorno rinnovata noi constatiamo la varietà con cui la vita umana si manifesta, a partire dalla polarità femminile e maschile, fino a una molteplicità di doni caratteristici, propri delle diverse culture e tradizioni, che formano un multiforme e poliedrico cosmo linguistico, culturale e artistico. È una molteplicità chiamata a integrarsi nel confronto e nel dialogo per l’arricchimento e la gioia di tutti”.

Corrado Fumagalli, professore di filosofia politica, ha pubblicato, per “Castelvecchi” nel giugno 2020, un testo dal titolo “Odio pubblico” (sottotitolo “Uso e abuso del discorso intollerante”). L’autore sottolinea il diffondersi di tale atteggiamento ostile e ricorda come, a fronte di un appello alle istituzioni per placare e reprimere, sia necessario un esame di coscienza da parte di tutti. Asfaltare non fa rima con capire, rispettare, ascoltare, proporre, precisare.

L’altro copre il prossimo, lo zittisce, lo esclude e gli passa sopra come un rullo compressore. Vuol dire porre in evidenza, il più possibile, in un’enfasi narcisistica, egoistica e mitomane, la propria schiacciante superiorità, del proprio idolo, della propria fazione. Un atteggiamento così prevaricatore e presuntuoso, esclude qualsiasi forma di rispetto e di considerazione del pensiero altrui, dei diritti di ognuno né è in grado di accettare la possibilità che qualcosa sia diverso da come se lo immagina.

Nel delirio di essere sempre nella verità, si assume una posizione (presunta) pari a quella di una semidivinità, che non ammette deroghe. Si giudicano la propria parte e i propri interessi come esclusivi e vincenti. L’altro è sempre un avversario, da umiliare e cancellare: ascoltarlo è tempo perso o rappresenta un possibile pericolo. A buon titolo, il provetto asfaltatore provi a immaginare se a subire la colata di bitume e catrame sia lui stesso, coperto e silenziato nel poter esporre ciò che crede. La ruota può girare. Per parallelo, come è purtroppo visibile ai giorni nostri, l’asfalto non copre del tutto le buche che, man mano riaffiorano.

Il tempo dei post affettuosi, delle immagini natalizie, dei tanti auguri di pace e salute scambiati in gran quantità, degli inviti alla serenità, di pupazzetti e dolci citazioni d’effetto, è terminato. Le festività “stagionali” (come le definisce qualcuno) sono finite e riprende la stagione della competizione più ferrea. Nel bitume nero, coprente e silente, affondano le speranze di un mondo. Si occultano, illusoriamente e contemporaneamente, le magagne e i respiri.

Il confine dell’accettazione si pone nel punto in cui non si ascoltano le opinioni, si tacciono gli altri, giudicati rei di errare, di essere ignoranti e, soprattutto, ci si assolve nel momento stesso in cui si colpevolizza il prossimo. L’asfaltare prepara la strada, letteralmente, in tutti sensi, per condurre al disprezzo e all’odio, verso ostilità e guerra, quella attuale per la quale ci si indigna ma se ne preparano le fondamenta.