Sos antisemitismo. Il Capo dello Stato Sergio Mattarella assicura che la “Repubblica italiana non tollererà in alcun modo minacce, intimidazioni e prepotenze nei confronti delle comunità ebraiche”. E lancia un appello affinché “odio e intolleranza” non prendano il sopravvento in nessuna parte del mondo. Il pericolo-antisemitismo è in aumento. Quasi duemila contenuti online dal tenore negazionista e suprematista oscurati. E’ il risultato dell’operazione “RAD – Referral Action Day against antisemitism”, che si è svolta in tutta Europa, sotto l’egida di Europol, l’agenzia di contrasto dell’Unione Europea che riunisce le forze dell’ordine dei diversi Paesi . L’Action Day è stato coordinato dall’unità di riferimento per Internet dell’Unione Europea (Eu iru) e ha coinvolto le forze dell’ordine di 18 Paesi che hanno lavorato in collaborazione con i principali fornitori di servizi online. In prima linea la polizia di Stato, che ha partecipato all’operazione con gli operatori del servizio polizia postale e per la sicurezza cibernetica e della direzione centrale della polizia di prevenzione, specialisti che operano con prerogative esclusive nel particolare settore del contrasto al terrorismo online.
L’attività ha preso di mira un’ampia gamma di contenuti illeciti. Tra cui l’hate speech, la negazione dell’Olocausto, la glorificazione della violenza contro la comunità ebraica, con l’obiettivo principale di rimuovere i contenuti illegali presenti sulla rete e garantire l’adesione delle piattaforme online alle normative europee in materia di discriminazione razziale. L’operazione appena conclusa nasce dal notevole incremento di contenuti eversivi, dovuto anche agli eventi del 7 ottobre e all’attuale contesto geopolitico internazionale, spesso diffusi anche all’interno di piattaforme di comunicazioni online riservate ed animate da utenti legati da ideologie estremiste, perfino jihadiste. In totale, sono stati identificati e segnalati complessivamente circa 2.000 contenuti illeciti da Europol e dai Paesi partecipanti ai fornitori di servizi online per la rimozione. Tra queste risorse digitali, circa 160 url – riferibili principalmente ad account presenti sui social e app di messaggistica – sono state inserite all’interno della piattaforma denominata Perci dagli esperti della Sezione Cyberterrorismo della Postale, per la successiva rimozione. Oltre alle forze dell’ordine italiane hanno partecipato all’operazione quelle di Albania, Austria, Bosnia-Erzegovina, Danimarca, Francia, Germania. Ungheria, Irlanda, Lituania, Malta, Portogallo, Romania, Spagna. Svezia, Svizzera, Ucraina e Regno Unito.
In una dichiarazione alla Conferenza sulla lotta all’antisemitismo in Europa, la missione permanente della Santa Sede presso l’Osce osserva che negli ultimi anni il popolo ebraico ha subito limitazioni nel coltivare le proprie tradizioni religiose e chiede che venga tutelata l’identità delle diverse comunità religiose nelle nostre società. Preoccupa la tendenza a banalizzare o sminuire l’Olocausto. I diritti fondamentali vanno difesi anche su internet e nei social network. La Santa Sede, riferisce Vatican news, è preoccupata per i crescenti attacchi contro sinagoghe, cimiteri ebraici e altri siti della comunità ebraica. Gli attentati ai luoghi di culto vanno contro la lettera e lo spirito del diritto alla libertà di pensiero, coscienza, religione o credo. All’Organizzazione per la sicurezza e la cooperazione in Europa, la diplomazia pontificia ribadisce il suo sostegno al lavoro dell’ufficio Osce per le istituzioni democratiche e i diritti dell’uomo. La priorità è salvaguardare le esigenze di sicurezza delle comunità ebraiche e di altre comunità religiose. “La protezione dei luoghi di culto è un dovere per le autorità civili, indipendentemente dal colore politico e dall’appartenenza religiosa”, afferma papa Francesco. Negli ultimi anni, sono cresciute le limitazioni alla libertà del popolo ebraico di coltivare le proprie tradizioni religiose e di vivere secondo i dettami della propria coscienza, osserva la missione Permanente della Santa Sede presso l’Osce. Aggiungendo che “alcune delle indebite limitazioni alla libertà di religione o di credo sembrano essere basate sulla falsa idea che i comportamenti e le azioni motivati dal credo religioso non dovrebbero avere spazio nelle nostre società”. Ma la libertà religiosa, per la Santa Sede, è essenziale in una società laica, “sia per i credenti che per i non credenti. Poiché tutela l’ambito più intimo di ogni singola persona e l’identità delle diverse comunità religiose che vivono nelle nostre società”.
“Prima sono stati segnati con un marchio particolare. Poi spinti nei ghetti, in quartieri isolati. Infine sono stati condotti nelle camere a gas, e condannati a morte, unicamente perché erano i figli di questo popolo”. Giovanni Paolo II ha rievocato con queste parole il calvario degli ebrei in Polonia nel corso della II guerra mondiale. Egli sa per esperienza personale quel che avvenne allora. Auschwitz-Birkenau, ultima stazione dei treni della morte provenienti da Olanda, Francia, Italia ed altri Paesi, è situata soltanto ad una trentina di chilometri dalla sua natia Wadovice. Prima del 1940 vi dimorava una fiorente comunità ebraica, che scomparve del tutto. Gli ebrei non furono i soli a soffrire, allora. “Ma fra tutte queste misure antiumane – scrisse il Papa in occasione del 50° anniversario dello scoppio della guerra – ve n’è una che resterà per sempre un’onta per l’umanità. La barbarie pianificata che si è accanita contro il popolo ebreo”.
A preoccupare la Santa Sede è poi la tendenza a banalizzare o sminuire l’Olocausto. Ad esempio con riferimento ai conflitti in corso nella regione dell’Osce o altrove. “Il popolo ebraico ha sofferto molto in tempi diversi e in molti luoghi – si legge nella dichiarazione della Santa Sede – ma l’Olocausto è stata certamente la sofferenza peggiore di tutte. La disumanità con cui gli ebrei furono perseguitati e massacrati durante l’Olocausto va oltre la capacità delle parole”. Dunque, per la Santa Sede “la singolarità e l’unicità dell’Olocausto rendono inaccettabile qualsiasi forma di paragone con fenomeni simili”. A proposito dell’antisemitismo nell’era dell’intelligenza artificiale, la Santa Sede osserva che con internet e la diffusione dei social network i contenuti antisemiti “possono facilmente diventare virali per amplificazione algoritmica, con un effetto moltiplicatore mai sperimentato prima”, senza che se ne possano facilmente individuare gli autori, per questo “se gli stessi diritti che le persone hanno offline devono essere protetti online, doveri e responsabilità che le persone hanno offline devono essere rivendicati anche online”. La Santa Sede ritiene che “un’attenzione specifica dovrebbe essere prestata al ruolo dei fornitori di servizi Internet e dei servizi di social networking”, suggerendo codici di condotta con “sanzioni adeguate per le violazioni, inclusa la censura pubblica”, e per talune circostanze l’intervento dello Stato.
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