In Italia, secondo gli ultimi dati disponibili, le persone con disabilità ammontano a 3 milioni e 150 mila, ovvero il 5,2 % della popolazione. La capacità di risposta ai loro bisogni è uno degli indicatori principali di un sistema di welfare moderno, maggiormente inclusivo, equo ed efficiente che, nel corso dei decenni, ha fatto dell’Italia un Paese all’avanguardia, anche grazie al contributo di molte associazioni di familiari. Una di queste è l’Aias, acronimo di Associazione Italiana Assistenza Spastici, la quale ha ben 90 sezioni sparse su tutto il territorio nazionale e, quest’anno, festeggia i suoi settant’anni di attività. Interris.it, in merito alla storia e all’attualità di questa realtà associativa, ha intervistato il dott. Salvatore Nicitra, presidente della stessa.
Presidente Nicitra, Aias quest’anno compie 70 anni. Com’è nata la sua storia? Che attività svolgete in favore delle persone con disabilità e delle loro famiglie?
“L’Aias è nata nel 1954, grazie alla volontà e all’impegno di un gruppo di familiari di persone con disabilità in un momento storico nel quale, la società civile, ignorava del tutto queste problematiche e, molto spesso, coloro che avevano una disabilità, erano segregati in casa. Quindi, agli albori dell’associazionismo, queste famiglie coraggiose, hanno deciso di riunirsi per iniziare a dare delle risposte alle esigenze che man mano emergevano, favorendo così il riconoscimento del diritto alla salute, all’inclusione sociale, lavorativa e scolastica. In settant’anni, l’Aias, attraverso un ruolo di moral suasion, ha preso per mano la società civile, contribuendo alla sua evoluzione culturale che, ad oggi, sta portando a diversi tentativi di integrazione sociale delle persone con disabilità, contribuendo a questa finalità anche attraverso la stesura di molte leggi in materia, sia in ambito nazionale che locale”.
A suo parere, cosa manca, ad oggi, per favorire l’inclusione delle persone nella società?
“In Italia, sul fronte dell’inclusione delle persone con disabilità, siamo dotati di leggi molto avanzate le quali, tuttavia, in alcuni casi, restano lettera morta. È altrettanto vero che sono stati compiuti moltissimi passi avanti su questo versante e, allo stato attuale, è tutto molto più concreto. Nella società civile però, permangono ancora delle barriere mentali che, molto spesso, trasformano la disabilità in handicap. Serve un impegno globale per abbatterle”.
Recentemente, a Roma, avete festeggiato il vostro anniversario in maniera molto speciale. Cosa l’ha colpita maggiormente di quei momenti?
“Lo scorso fine settimana, a Roma, abbiamo vissuto degli eventi speciali, organizzati per festeggiare degnamente i nostri settant’anni. Siamo stati ricevuti dal Presidente della Repubblica Sergio Mattarella il quale, con parole che mi hanno emozionato, ha sottolineato ‘la riconoscenza della Repubblica’ per l’impegno che Aias svolge. Successivamente, grazie alla Polizia di Stato, a cui rivolgo un commosso ringraziamento, all’interno del parco di Villa Borghese, è stato organizzato il ‘Villaggio della Solidarietà’ in cui hanno trovato spazio bellissimi esempi di legalità, solidarietà e inclusione . L’unione di tutti questi momenti fantastici ha dato vita a qualcosa di speciale, accrescendo la coesione tra le donne e gli uomini dell’associazione, al fine di riconoscersi ancora di più nella nostra realtà e operare sempre di più per favorire l’inclusione delle persone con disabilità. Vorrei ringraziare dal profondo del cuore il Presidente della Repubblica e il Capo della Polizia, Direttore Generale della Pubblica Sicurezza, prefetto Vittorio Pisani, per la vicinanza e la sensibilità dimostrata”.
Guardiamo al futuro: quali sono i suoi auspici per lo sviluppo delle attività di Aias? Che messaggio desidera rivolgere alle persone con disabilità e ai loro familiari che, nelle varie province d’Italia, si rivolgono a voi?
“Guardando all’interno della nostra associazione auspico che, si possa portare avanti, in misura sempre maggiore, la nostra opera in favore dell’inclusione. L’obiettivo ulteriore è quello di favorire un ricambio generazionale che ci consenta di avvicinare le giovani generazioni alla nostra realtà ed avere così nuova linfa vitale per accrescere l’Aias. Invece, a coloro che si rivolgono alle nostre sezioni in ogni parte d’Italia, ribadisco che possono guardarci con la massima fiducia in quanto, riceveranno sempre il massimo impegno e tutto il supporto necessario. Le strutture dell’Aias hanno le porte aperte, non solo per le persone con disabilità e per le loro famiglie, ma anche per diventare un punto di riferimento di aggregazione per l’intera società civile, al fine di dar vita a un futuro migliore che metta sempre al centro l’inclusione”.
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