Tra ignoranza, vergogna e povertà, le sfide da combattere per le donne

In Africa, per le donne avere il ciclo mestruale significa andare incontro a seri problemi. Di igiene ma anche di altro genere

Africa donne

In tutto il mondo, le persone che hanno il ciclo mestruale affrontano delle difficoltà. Non poter permettersi di acquistare i prodotti necessari e non poter praticare una corretta igiene o addirittura provare vergogna, per citarne alcuni. Ma parliamo di numeri: in Kenya, circa la metà delle ragazze adolescenti non riesce ad accedere ai prodotti necessari; una donna, in media, spende fino a $6.360 in prodotti per il ciclo mestruale durante il corso della sua vita in Africa; 1 ragazza su 10 salta la scuola perché non può accedere ai prodotti necessari oppure perché non ci sono dei bagni adeguati negli edifici scolastici; in Europa, mentre ci sono dei paesi come l’Irlanda dove gli assorbenti non sono tassati o la Scozia, dove sono forniti gratuitamente, di media sono tassati dal 3 fino al 27 per cento.

Vergogna e disinformazione nei paesi in via di sviluppo…

In alcune parti del Nepal, le donne devono fare i conti con lo Chhaupadi. Secondo questa antica tradizione, le donne durante il loro ciclo mestruale sono considerate impure e vengono escluse dalle attività di vita quotidiana. Vengono isolate dal resto della società e rinchiuse in delle capanne, dato che altrimenti attirerebbero la sfortuna. Questa credenza comporta delle situazioni estremamente pericolose perché alle donne non viene fornito il materiale di cui necessitano. Di conseguenza, molte di loro subiscono violenze psicologiche e non hanno altra scelta che utilizzare degli stracci al posto degli assorbenti, mettendo a rischio le loro condizioni igieniche.

La situazione è simile in India, dove il ciclo mestruale è tutt’ora un enorme tabù: il 71 per cento delle ragazze adolescenti non ha accesso all’educazione in merito al tema e scopre di cosa si tratta solamente quando lo prova in prima persona. Dato che non hanno nessuna informazione a riguardo, molte ragazze provano disagio e frustrazione. Vengono anche obbligate ad isolarsi dalle proprie famiglie durante le attività quotidiane come la preghiera e i pasti. Inoltre, i prodotti di cui necessitano sono molto costosi. Milioni di persone in India vivono con meno di $1.90 al giorno, quindi molte donne non se li possono permettere. L’igiene è un problema cruciale: vengono utilizzati dei panni al posto degli assorbenti. Dato che la maggior parte di loro non possiede un bagno nelle proprie case, diventa particolarmente difficile gestire l’igiene personale.

…ma anche in quelli più sviluppati

Nei paesi considerati come più sviluppati, il period poverty, al contrario di quanto si pensa, non è un fenomeno marginale. Nel 2019, il governo italiano ha deciso di ridurre la tassa dal 22 al 5 per cento solamente sugli assorbenti compostabili. È certamente un buon incentivo per salvaguardare l’ambiente, ma questi prodotti sono comunque più costosi rispetto a quelli standard. Secondo una ricerca condotta da Plan International UK, 3 ragazze su 10 sostiene che, durante il lockdown, ha avuto difficoltà nell’acquistare prodotti per il ciclo mestruale.

Il period poverty è un problema anche nei luoghi di lavoro. Molte donne, durante il ciclo mestruale, soffrono a livello fisico e mentale. Molte di loro sostengono che il dolore che provano interferisce con le loro vite quotidiane. Tendono però a non parlarne per paura di provare vergogna. Non si tratta solo di dolore fisico. Il 90 per cento delle donne soffre di PMS che significa sindrome premestruale: si tratta di sbalzi d’umore, variazioni dell’appetito, stanchezza, irritabilità e sconvolgimento generale. Quando e se ne parlano, vengono spesso derise e non viene loro permesso di prendersi un giorno libero.

Cosa possiamo fare?

Molte organizzazioni benefiche donano il materiale necessario per il ciclo mestruale alle persone che li necessitano. Si possono comprare prodotti da aziende che devolvono una percentuale del ricavato ad enti che lottano contro il period poverty. Il cambiamento inizia con un approccio positivo e inclusivo al problema, specialmente con le persone più vulnerabili. A prescindere dal genere, tutti devono capire che il ciclo mestruale è normale, non un sinonimo di sporcizia e disgusto. Le persone che ce l’hanno, sono biologicamente sane. Quando se ne parla, ci si deve sentire a proprio agio. Tutti hanno il diritto di avere accesso ai prodotti necessari, a condizioni igieniche degne e all’informazione sul tema. Il ciclo mestruale non è un lusso.

Beatrice Koci
Volunteer in the World