“Un governo col M5S sarebbe la fine del Pd”

Nessun accordo del Pd con il Movimento 5 Stelle. Ne è convinto il presidente del Partito Democratico, Matteo Ordini, intervistato da Lucia Annunziata nel corso della trasmissione “1/2 ora in più”: “Cosa dire al presidente della Repubblica lo discuteremo domani. Io sono dell'idea che quando si perde si sta all'opposizione. Stiamo all'opposizione, poi useremo il peso che abbiamo in Parlamento per far passare i singoli provvedimenti. Ma l'accordo con i cinque stelle non esiste in natura“. E aggiunge: “Io penso che qualora dovessimo decidere di sostenere un governo guidato dai Cinque stelle o insieme ai Cinque stelle, sarebbe la fine del Partito democratico“. 

Il post-voto

Circa la presidenza dei due rami del Parlamento, Orfini dichiara: “Le presidenze delle Camere a M5S e Lega? Mi pare sia quello di cui si discute e lo ritengo anche legittimo visto che hanno vinto le elezioni. Non mi sembra ci siano le condizioni per cui la presidenza di una Camera vada di nuovo a un rappresentante del Pd”. E sul segretario dimissionario del Partito commenta: “Renzi andrà alle consultazioni al Quirinale? No, evidentemente no. E domani non credo sarà alla direzione”. E aggiunge: “Abbiamo condiviso la decisione delle dimissioni di Matteo Renzi e ci consideriamo tutti dimissionari con lui. Se si fa il congresso evidentemente un gruppo dirigente è dimissionario”. Orfini ribadisce che “chi ha avuto responsabilità nel partito e chi ha fatto il ministro in questi cinque anni ha il suo pezzo di responsabilità“. “Chi oggi fa abiure e damnatio memoriae lo fa solo per cancellare le proprie responsabilità che sono minori da quelle di altri ma ci sono”, aggiunge.

Le dimissioni di Renzi

“Dal 5 marzo, dal giorno delle dimissioni e prima della conferenza stampa, ho la lettera di dimissioni che domani leggerò in direzione. E' una lettera molto semplice in cui si prende atto del risultato, si annunciano le dimissioni e si invita a procedere con gli adempimenti da statuto, con la convocazione dell'assemblea”. “Renzi spiegherà le ragioni delle sue dimissioni in assemblea – prosegue -. E lì dobbiamo trovare quello che ci aiuti a riflettere meglio: personalmente non penso che convocare le primarie tra tre mesi sarebbe la soluzione migliore perché torneremmo a discutere di nomi e non delle ragioni della sconfitta”. E sul futuro del Pd afferma: “Si dovrebbe eleggere un segretario ovviamente con un accordo il più largo possibile e possibilmente unitario, come avvenne per Franceschini e Epifani dopo Veltroni e Bersani. E poi ci porterà a un congresso vero con le primarie”. “Se la segreteria attuale decadrà come il segretario Renzi,lo decideranno i nostri iscritti in direzione”, conclude.