Siri, Salvini: “Giudici facciano in fretta”

Io voglio solo che i colpevoli siano riconosciuti tali in fretta e gli innocenti lo stesso: spero che i tempi dei processi siano rapidi, che i giudici facciano bene e in fretta”. Così Matteo Salvini su Armando Siri, sottosegretario leghista indagato per presunta corruzione. 

Garantismo

In ogni caso, ha ricordato il leader del Carroccio a Radio Rai, “o è cambiato il diritto penale, o la Costituzione, oppure in Italia si è colpevoli in caso di processo e di condanna“. Parola d'ordine garantismo, dunque. “Se ha sbagliato no rigore ma tanto rigore, se non ha sbagliato e lo stiamo massacrando credo che sia abbastanza grave” ha detto ad Agorà (Rai3), la ministra della Pa, Giulia Bongiorno. “È un fatto gravissimo se un politico accetta denaro per prendere un emendamento e metterlo”, “il problema è se”, ovvero se lo ha fatto, ha sottolineato Bongiorno. “Quali sono gli elementi? Si dice un'intercettazione. Abbiamo letto il testo dell'intercettazione o visto l'interpretazione sui giornali? Siamo giudici che possiamo valutare o è corretto dare un minimo di tempo per capire se ha sbagliato o no?”, si è chiesta. “Noi non difendiamo chi commette un errore ma chiediamo che sia accertato se c'è o meno l'errore” ha proseguito Bongiorno. “Alla magistratura dico, sia per il poveraccio che per il politico, di fare presto: fategli vedere questa intercettazione e vediamo se ci sono delle prove, se ha sbagliato paga” ha concluso. 

M5s

Il senatore M5s e presidente della Commissione antimafia Nicola Morra, da parte sua – sempre ad Agorà – ha fatto proprie le parole di Luigi Di Maio, il quale “ha fatto capire che sarebbe intollerabile la permanenza di Armando Siri all'interno della compagine governativa. Pertanto adesso siamo fiduciosi che un provvedimento in tal senso verrà preso”. Morra si è detto convinto “che non si possa derogare in alcun caso, per cui eventualmente si dovrà sperare in una presa di coscienza da parte della Lega. Qualora questa non ci sia si può far bene in tanti altri ruoli, non necessariamente con un esecutivo che manda messaggi incoerenti”.

“Crisi in atto”

Per il vicesegretario del Pd Andrea Orlando, intervenuto al Giornale radio Rai (Radio1) “il caso Siri pone un problema enorme: il rischio che interessi opachi, vicini alla mafia possano essersi avvicinati ai palazzi del potere, addirittura a palazzo Chigi. E' per questo motivo che abbiamo chiesto al presidente Conte di venire a riferire in Aula”. Poi sulla mozione di sfiducia che il Pd presenterà al Senato, afferma: “La sfiducia va al di là dei singoli episodi. Li mette tutti insieme e alla fine valuta semplicemente un fatto: la crisi è già in atto, questa maggioranza non esiste più, se non per condannare l'Italia a un immobilismo sempre più evidente con la possibilità, ormai certezza, di un aumento delle tasse nei prossimi mesi”.