Sirchia: “La ricerca scientifica meravigliosa se al servizio dell'uomo”

La ricerca scientifica è meravigliosa quando è al servizio dell'uomo. Se invece è tesa a favorire interessi economici o personali che contrastano con la morale, non è più accettabile”. Ad affermarlo è il professore Girolamo Sirchia in un'intervista rilasciata in esclusiva ad In Terris. Classe 1933, laureato in Medicina e Chirurgia presso l'Università di Milano nel 1958 con 110 e diplomato specialista in Medicina Interna nel 1963 con 70/70 e lode, diplomato in Immunoematologia e abilitato alla libera docenza in Semeiotica Medica e in Ematologia, dal 1973 il professor Sirchia è stato Primario al Centro trasfusionale e di Immunologia dei Trapianti all'ospedale policlinico di Milano. Nel 1974 ha creato l'associazione “Amici del policlinico – Donatori di Sangue”; nel 1976 ha fondato il Nitp – Nord Italia Transplant; nel 1980 collabora all'istituzione della Fondazione “Il Sangue” e nel 1989 della Fondazione Trapianti. Dal 12 giugno 2001 al 23 aprile 2005 ha ricoperto la carica di Ministro della Salute. 

Ematologo di fama mondiale, tra i primi in Italia a lavorare su trasfusioni e trapianti, nel 2003 varò la legge che prende il suo nome (legge 16 gennaio 2003 n. 3) che regolamenta la pratica del fumo e indica i divieti, normalmente limitando la possibilità di fumare negli spazi pubblici e sui posti di lavoro. 

Professor Sirchia, nel 2003 lei ha introdotto il divieto di fumo nei luoghi di lavoro e nei locali pubblici portando un decisivo contributo alla lotta al fumo passivo. Quali pressioni contrarie a questa svolta dovette subire?
“Naturalmente ci sono stati sia i favorevoli che i contrari. C'è chi aveva interesse a non avere dei limiti alla possibilità di fumare. Innanzitutto, diciamo che la reazione più pesante è stata fatta dagli esercenti dei pubblici locali che temevano di dover perdere clientela perché non poteva si poteva più fumare all'interno dei locali. Tra le organizzazioni fu la Confcommercio la più 'ostile' a questo provvedimento. Ci fu una parte della stampa che non era favorevole. Ciclicamente Feltri mi scriveva contro, ma anche Facci e Ferrara che fece trasmissioni per criticare. Poi naturalmente, a livello mondiale, i produttori di tabacco e sigarette avevano sempre ostacolato  qualunque forma di regolamentazione legislativa che venisse proposta in questo campo a tutela della salute”.

A difesa della legge 40 scese in campo la Cei, con il cardinale Ruini e il neoeletto Papa Ratzinger per impedire che venisse abrogata la norma contro il far west della provetta e alla fine il referendum venne invalidato per il mancato raggiungimento del quorum. Come ricorda quella vittoriosa battaglia a difesa della vita?
“E' stata una seria battaglia. In quel momento c'erano molte voci a favore e molte contro. Questa cosa non piacque a molti. Si gridò allo scandalo, c'era la nomea che fosse un atteggiamento talebano, retrogrado e che limitava la libertà. Ci furono persone che, soprattutto attraverso i mezzi di stampa, diedero seri problemi e ci furono contestazioni anche anni dopo. E' importante andare avanti e far valere le proprie ragioni con educazione”. 

Lei è stato un tecnico prestato alla politica. Per fare bene il ministro della Salute bisogna essere un medico?
“Io penso di sì. Non si può fare il ministro, o il direttore di un ospedale o essere a capo di una Regione, insomma, occupare una posizione decisionale senza avere le necessarie competenze e conoscere a fondo quello su cui si fa influire: non dà buoni risultati. Lo stiamo vedendo anche adesso: il sistema sanitario nazionale è in grave sofferenza”. 

Negli anni nei quali lei ha guidato la sanità pubblica, si è molto battuto per i corretti stili di vita la cui mancata osservanza causano danni per 60 miliardi all'anno al sistema sanitario nazionale. E' vero, come si racconta, che lei ha un contapassi per controllare quanto cammina ogni giorno?
“Sì è vero ce l'ho da anni. Sono cose che non costano niente. Si può verificare quello che viene fatto ogni giorno e magari si è anche stimolati. La prima cosa che potremmo fare è cercare di prevenire le malattie con stili di vita corretti, ad esempio riducendo o eliminando il fumo, controllando il peso corporeo, invece che lasciare che le cose vadano secondo i desideri meno nobili. Ci vuole poco, un minimo di attenzione consente di prevenire molte malattie. Prendiamo in esempio l'aumento del diabete o del peso corporeo: la gente stramangia. Il peso corporeo è una volta e mezzo quello che era cinquanta anni fa. Questo dovrebbe dire qualcosa alla gente, se non glielo dice dovrebbe pensarci l'autorità sanitaria a far capire queste cose. In questo momento ciò non accade. Si sprecano risorse che poi mancano per curare altre malattie. Pensi solo che il fumo fa ammalare con patologie croniche oltre due milioni di persone ogni anno, perché ovviamente lascia i segni sull'apparato respiratorio e su quello cardiovascolare. Già questo la dice lunga. E' più facile non fare niente che fare qualcosa”. 

Per un medico abituato alle emergenze della sala operatoria, i tempi lunghi della politica sono un peso insostenibile?
“Secondo me più che i tempi lunghi, è la volontà di affrontare certi problemi che, come stavo dicendo, si preferisce lasciar perdere che andare a toccare. Prendiamo il problema dell'alimentazione e dell'alcol: se si interviene su questi temi, immediatamente insorgono gli interessi organizzati che si scatenano con critiche, minacciando sovversioni. In realtà poi non è così. Per uno che fa politica affrontare questi risvolti è molto dura perché rischia di andarsene a casa, di non essere più eletto. O comunque di disturbare un corpo elettorale che poi gliela farà pagare. Sono assolutamente convinto che non si possono fare provvedimenti che sono impopolari essendo un politico. Quest'ultimo vive, infatti, della popolarità che ha: se perde i voti non può fare più il politico e quindi non ha interesse a esporsi più di tanto. Queste sono riflessioni personali; per me nei ministeri e negli assessorati ci dovrebbe essere gente che capisce quello che fa e che non fa parte del corpo politico, ma dell'esecutivo”.

Sia sul divieto di fumo che sulla procreazione assistita lei aveva contro interessi economici colossali. Quanto le è stata utile la fede per conservarsi solido in queste battaglie?
“E' utile avere una linea che deve essere sia di pensiero sia morale. E' chiaro che se si cede alle pressioni perché si ha un interesse che va in contrasto con la morale e l'interesse pubblico, non va bene. E' utile che ci sia una linea anche morale che guida chi prende decisioni nell'interesse del pubblico. Quindi sì, è stato utile”.

Lei ha dedicato la sua vita alla ricerca scientifica. Quali sono i limiti e le possibilità della scienza?
“La ricerca scientifica è meravigliosa quando è al servizio dell'uomo, se è pensata perché stia meglio, possa comportarsi bene e generare benessere per tutti, allora si è sulla strada giusta. Se invece è tesa a favorire interessi economici o personali che contrastano con la morale, non è più accettabile. Sfortunatamente c'è anche questo tipo di ricerca e ci sono anche pressioni perché alcuni dati vengano manipolati e noi sappiamo che purtroppo questo accade. E' un campo molto scivoloso dove si fa presto anche sbagliare. Ci sono persone nobilissime, ma ci sono anche quelle che tanto nobili non sono e la ricerca ne soffre perché poi si scredita tutta la sua immagine. Errore gravissimo perché il nostro mondo e il nostro benessere, alla fine di conti, dipendono dalla ricerca stessa e dall'innovazione”.