“Siamo l'alternativa al tripolarismo”

Per il cattolicesimo politico il dato che esce dalle urne del 4 marzo ha due facce. Se da un lato si registra l’elezione tra le fila del centrodestra di diversi esponenti sensibili alla questione dei principi non negoziabili, dall’altro si è assistito a una crescente marginalità di una rappresentanza cristiana di centro.

Colmare questo vuoto elettorale e crescere esponenzialmente è l’obiettivo ambizioso che si prefigge il Popolo della Famiglia. Il partito fondato da Mario Adinolfi non è riuscito a guardare la soglia di sbarramento nemmeno con il cannocchiale. Ma quello stesso cannocchiale lo vuole usare ora per scrutare orizzonti politici in cui insediarsi. Mirko De Carli, coordinatore del Pdf per il Nord Italia, ha fatto con In Terris un’analisi del voto e ha spiegato quali sono i progetti futuri del partito.

Il Pdf ha preso circa 220mila voti, lo 0,7%. È una sconfitta. O no?
“È un punto di partenza. Per ora abbiamo confermato l’esistenza di decine di migliaia di persone che danno fiducia al nostro programma. Il risultato è stato conseguito con una copertura mediatica irrilevante a livello nazionale e con l’autofinanziamento. Il dato da sottolineare è che nei collegi nei quali eravamo presenti con strutture, circoli e militanza organizzata abbiamo abbondantemente superato l’1, il 2, in alcuni casi il 3 e il 4 per cento. L’obiettivo è esportare questo modello di militanza attiva dappertutto in Italia”.

Quindi il Pdf è ancora soltanto un investimento nel futuro?
“Siamo una realtà presente nel Paese, che anche la stampa nazionale ha ormai riconosciuto. Certo, contiamo di crescere nel futuro. Rappresentiamo uno spazio per i cattolici in politica che si riconoscono nella Dottrina sociale della Chiesa. Possiamo colmare il vuoto lasciato dal fallimento di “Noi con l’Italia”, nonché della lista “Insieme” e di “Civica Popolare”: queste ultime due hanno preso meno voti di noi”.

Ma queste liste hanno fatto eleggere qualche proprio rappresentante nei collegi uninominali. Vi ha mai sfiorati l’idea di allearvi con il centrodestra per piazzare qualche vostro esponente in collegi blindati ed entrare così in Parlamento?
“Non ci ha mai sfiorati, nonostante non siano mancate le offerte. Se fossimo andati a mendicare al centrodestra qualche posto all’uninominale, saremmo stati l’ennesimo flop. Avremmo potuto contare su qualche esponente in Parlamento, è vero, ma che non sarebbe stato in grado di incidere su nulla. È stato eclatante il commento di Eugenia Roccella, che ha sottolineato come i principi non negoziabili siano spariti dal dibattito in campagna elettorale. Noi siamo convinti di essere alternativi allo schema politico presente – rappresentato da centrodestra, centrosinistra, 5stelle – e gli elettori che ci hanno dato fiducia lo hanno fatto per questo. Siamo altrettanto convinti che chi a queste elezioni ha votato i partiti di ispirazione cristiana che ho menzionato prima, non possa che votare Pdf alla prossima tornata elettorale”.

Come è possibile per un partito che ha una bassa copertura mediatica insediarsi in un sistema politico tripolare?
“Qualcosa inizia a muoversi. Come dicevo prima, ci stiamo ritagliando uno spazio sulla grande stampa: in due giorni ci hanno dedicato paginate Il Corriere della Sera, Avvenire, Il Messaggero. Dobbiamo lavorare ancora, dimostrando a sempre più persone che parliamo di famiglia non a parole ma con i fatti. Questo lavoro inizia subito, con la campagna elettorale per le prossime regionali e amministrative”.

Puntare solo sui principi non negoziabili è sufficiente a guadagnare consenso?
“Non basta. Noi abbiamo creato uno zoccolo duro che trae origine dai due Family Day. Ora il nostro compito è raccogliere anche un altro tipo di elettorato. Personalmente inizio a breve un giro d’Italia per presentare il nostro programma al mondo delle imprese, dei giovani, dell’associazionismo: vogliamo dimostrare di essere capaci di tradurre gli ideali in cui crediamo in proposte concrete, soprattutto sul tema della disoccupazione, che è un fardello per innumerevoli famiglie italiane. Più saremo bravi a fare questo e più spazio otterremo sui media. La gente chiede pane e lavoro, non diritti civili”.

Ma sui diritti civili l’agenda del M5S, votato da circa 10milioni di persone, è analoga a quella di un Partito Radicale. Gli elettori lo sanno? Questi temi spostano ancora voti?
“In larga parte l’elettorato non conosce questo aspetto del M5S, che è stato votato anche da tanti cattolici. Sono sicuro che quando emergerà in modo ancora più lampante l’impronta radicale del M5S – forse in un prossimo governo di coalizione con la Lega – numerose persone smetteranno di sostenerlo. Perciò è importante fornire a questi delusi un’alternativa al tripolarismo sul campo, in grado di raccogliere le istanze del popolo. Questa alternativa esiste già e si chiama Pdf”.

Non crede che la percezione all’esterno che il vostro sia un partito confessionale vi abbia svantaggiati?
“Può essere. Il Pdf è nato da un moto di entusiasmo nelle piazze del Family Day e non da politicanti di mestiere. Per questo dobbiamo lavorare per costruire una classe dirigente capace di saper comunicare al popolo una proposta politica concreta e realizzabile. Preciso che la nostra fede non deve mai mancare, ma come diceva San Giovanni Paolo II ‘una fede che non diventa cultura è una fede non pienamente accolta’”.

Il ruolo della Chiesa italiana in politica è cambiato rispetto ai tempi della presidenza del card. Ruini. Quanto può incidere su un progetto come il vostro?
“Credo che la Chiesa oggi debba interrogarsi sulla necessità di avere un baluardo di difesa dei propri valori nello scacchiere politico italiano, che è dominato dalla cultura radicale di massa. Molti vescovi lo stanno già facendo: ad aprile mons. Giovanni D’Ercole, vescovo di Ascoli Piceno, verrà a parlare a un nostro convegno a Roma per incoraggiarci ad andare avanti. E non è l’unico: abbiamo il sostegno di tanti altri vescovi e parroci che vedono in noi un laicato di cristiani impegnati in politica che non può che far bene alla Chiesa”.