Salvini, Saviano e la scorta della discordia

Botta e risposta a distanza fra Matteo Salvini e Roberto Saviano. Oggetto del contendere: la scorta assegnata al giornalista e scrittore campano per le sue inchieste scottanti sulla criminalità organizzata

Botta e risposta

“Saranno le istituzioni competenti a valutare se corra qualche rischio – ha detto il ministro dell'Interno ad “Agorà” sui Rai 3 – anche perché mi pare che trascorra molto tempo all'estero. Valuteranno come si spendono i soldi degli italiani. Gli mando un bacione”. La replica dello scrittore non si è fatta attendere. “Salvini ministro della malavita” ha attaccato su Twitter. “L'Italia – ha aggiunto – è il Paese occidentale con più giornalisti sotto scorta perché ha le organizzazioni criminali più potenti del mondo, ma Matteo Salvini, ministro dell'Interno, invece di contrastare le mafie, minaccia di ridurre al silenzio chi le racconta”.

I toni si alzano

Querelle finita? Neanche per idea. Poco dopo è arrivato un nuovo affondo del titolare del Viminale. “Figuratevi se con questi problemi mi interessa cosa fa Saviano, che continua ad insultarmi giorno e notte – ha scritto Salvini su Facebook -. Non sono io a decidere sulle scorte, ci sono organismi preposti che decideranno chi e come va protetto. Che continui a pontificare è l'ultimo dei miei problemi. Occorre combattere nei fatti, non a parole, le mafie. L'antimafia a parole è un conto, io preferisco sostenere chi la mafia la combatte nei fatti tanto che sarò più tardi in una villa sequestrata ai Casamonica a Roma che vorrei fosse messa a disposizione dei cittadini. Di Saviano, della sua casa a New York, della sua vita e dei suoi soldi mi interessa meno di zero”. Saviano ha, poi, nuovamente replicato in un video pubblicato sulla sua pagina Fb. “Scortato da 11 anni, minacciato da clan, pensi mi piaccia? – ha domandato l'autore di “Gomorra” al ministro – E secondo te, Salvini io sono felice di vivere così da 11 anni? Da più di 11 anni. Ho la scorta da quando ho 26 anni, ma pensi di minacciarmi, di intimidirmi? In questi anni sono stato sotto una pressione enorme, la pressione del clan dei Casalesi, la pressione dei narcos messicani. Ho più paura a vivere così che a morire così. E quindi credi che io possa avere paura di te?”.