Salvini: “Non svenderemo la sicurezza nazionale”

Il memorandum che il presidente del Consiglio Giuseppe Conte e il ministro Luigi Di Maio firmeranno questa settimana con il presidente cinese “è la cornice”, non il quadro. “Poi la differenza è cosa ci metti nella cornice. E' questo su cui come Lega stiamo valutando riga per riga“. Lo ha detto il ministro dell'Interno Matteo Salvini a Rtl a proposito del dibattuto accordo denominato Via della Seta. “Se ci sono investimenti utili alla nostra economia – ha continuato -, se si apre all'export per le aziende italiane va bene… l'unico vincolo che mettiamo riguarda la sicurezza nazionale, il controllo dei dati degli italiani, dei telefoni, dai dati sanitari, dell'energia. Non vorrei che qualcuno si alzasse dall'altra parte del mondo e ci spegnesse l'interruttore per motivi di concorrenza o convenienza. Non voglio che gli italiani dipendano da altri. Se i cinesi vogliono investire in ferrovie o porti va bene, l'importante è che il controllo rimanga in mani italiane”. Anche ieri, ospite di Domenica Live, il segretario del Carroccio aveva ribadito che “l'unica cosa sulla quale staremo attenti è la sicurezza nazionale, penso ad esempio ai telefonini dove passano tutti i nostri dati; penso ai dati sensibili, da quelli sanitari a quelli anagrafici. Non saranno svenduti a potenze straniere i dati dei telefoni e delle tessere sanitarie, perchè la sicurezza viene prima dei ragionamenti economici”.

Bernini: “Via della Seta un'opportunità, ma…”

Contraria all'accordo appare Forza Italia. “Se la maggioranza riuscirà a presentare una mozione unitaria in Parlamento sul memorandum con la Cina, qualcuno dovrà candidarla al Nobel per aver trovato la quadratura del cerchio. La politica non è la matematica, ma qualche regola da rispettare dovrebbe comunque averla. Resta il fatto che Di Maio non vede l'ora di firmare l'accordo capestro, mentre Salvini sostiene l'opposto, ossia che le chiavi di casa non vanno cedute a nessuno, tantomeno a un gigante economico e politico che è il primo rivale dell'Occidente”. Lo afferma Anna Maria Bernini, presidente dei senatori di Forza Italia, che aggiunge: “La Via della Seta è un'opportunità, ma non certo per cedere porti e infrastrutture alla Cina in cambio di prestiti, cosa che trasformerebbe l'Italia, settima potenza industriale del mondo, in una terra di conquista al pari di molti Stati africani. Non solo: aprire ufficialmente le porte all'invasione cinese – già peraltro avvenuta in modo surrettizio – significherebbe fare concorrenza sleale alle nostre imprese, che per sopravvivere sarebbero costrette ad allearsi ad aziende cinesi. Altro che trionfo del made in Italy, dunque: sarebbe la resa al made in Cinitaly“, conclude.