Salvini: “La Crimea? Storicamente della Russia”

Matteo Salvini ribadisce la “legittimità dell’annessione della Crimea da parte della Russia”. Lo fa in un'intervista ad un quotidiano che sul tema ha ospitato spesso posizioni molto divergenti da quella del vicepremier italiano, il Washington Post. Il segretario della Lega torna inoltre a criticare le sanzioni, ritenendo che siano “da abolire perché non funzionano e provocano un danno alle nostre esportazioni”, ma anche perché – e qui torna sui contenuti della questione – “l’annessione della Crimea alla Russia è avvenuta dopo un referendum“. Salvini ricorda che “ci sono alcune zone storicamente russe, in cui c’è una cultura e delle trazioni russe, e che quindi appartengono legittimamente alla Federazione Russa”. L'intervistatore obietta che il referendum potrebbe essere stato falsato dalla presenza dei militari russi, ma il ministro dell'Interno italiano risponde: “E' un punto di vista, ma non è il mio”.

Italia-Russia: database di informazioni comune

Più di qualcuno, nel corso degli ultimi anni, ha alluso a presunti finanziamenti che partiti sovranisti europei, tra cui la Lega, riceverebbero da Mosca. Ipotesi che Salvini bolla come “fake news”. E aggiunge: “Non abbiamo mai ricevuto un euro, un rublo, un dollaro”. Ricorda piuttosto che “avevamo invece firmato un accordo politico con Russia Unita”, spiega, “che prevedeva una collaborazione tra i movimenti giovanili dei nostri partiti”. E in occasione del suo recente incontro con il ministro dell’Interno russo, Vladimir Kolokoltse, è stato stretto “un accordo per creare un database di informazioni comune, proprio come abbiamo fatto con Israele”. Un accordo bilaterale che serve per combattere il terrorismo e i foreign fighters di ritorno da Siria, Iraq e Libia. “I nostri servizi segreti dicono che migliaia di foreign fighters sono già tornati in Europa, alcuni dei quali in Italia – ha spiegato Salvini -. Ogni giorno firmo ordini di espulsione per persone che sono collegate al terrorismo islamico“.

“Così evitiamo che gli africani emigrino”

Lo sguardo di Salvini non è però rivolto solo ad Est. Nel corso dell'intervista si parla anche dell'America di Donald Trump. Il vicepremier italiano spiega di apprezzare le politiche migratorie dell'ex tycoon, “perché vuole realizzare ciò che ha promesso agli elettori”. Sulla stessa lunghezza d'onda con il presidente statunitense è anche su un tema delicato legato al Medio Oriente, cioè il riconoscimento di Gerusalemme come capitale d’Israele. “Sono pienamente d’accordo con quella decisione”, commenta Salvini. Quello dell'immigrazione è un tema che torna, quando il ministro dell'Interno italiano rileva che la soluzione “non è quella di distribuire i migranti tra i vari Paesi europei, ma di evitare che arrivino in Europa”. Secondo lui “dobbiamo intervenire in Africa con un piano Marshall, per migliorare le condizioni di vita nei loro Paesi d’origine”. Ma l'Europa, così come gli Stati Uniti, stanno investendo già in Africa. “E' vero, ma se 6 miliardi di euro vanno alla Turchia (per arginare i flussi migratori, ndr) e solo 500 milioni di euro ai Paesi africani, la nostra battaglia deve diventare quella di aumentare i fondi destinati all’Africa“.

Il fronte sovranista

Il ministro dell'Interno viene anche stuzzicato sulle presunte divergenze Lega-M5s all'interno delle esecutivo, che lui liquida però come “lievi”. E aggiunge: “Fin quando il M5s rispetta le regole del governo, non c’è pericolo. Non faccio il mio lavoro di ministro guardando i sondaggi”. Non guarderà i sondaggi, ma sicuramente guarda al futuro, ad esempio alla prossima primavera, quando ci saranno le elezioni europee. Per quell'appuntamento con le urne che definisce “fondamentale” il leader del Carroccio vuole presentarsi tirato a lucido. “Voglio mettere insieme quei partiti sovranisti che costituiranno la maggioranza in seno al Parlamento europeo“. Salvini parla poi dell'etichetta di populista. Dice che essere definito così “è un complimento per me, perché portiamo una visione di una Europa diversa, dove ogni Paese dovrebbe essere libero di decidere la propria politica economica“. A tal proposito parla dell'Euro, dicendo che “è un esperimento sbagliato”, ma sulla possibilità di uscirne, aggiunge ricordando i suoi trascorsi “No Euro”: “Chi non ha mai cambiato idea?”.