Salario minimo a 9 euro l'ora: ecco chi sorride

Dopo il decreto dignità, il ministro del Lavoro e dello Sviluppo economico, Luigi Di Maio, torna sul tema dell'occupazione. Ieri il capo politico del M5s ha incontrato le rappresentanze sindacali, occasione per proporre un salario minimo a 9euro lordi l'ora, considerando che oggi circa tre milioni di lavoratori in Italia, più di uno su cinque, prende meno di quella cifra. La Cgil, per bocca del segretario Maurizio Landini, rilancia. Ma l'Ocse invece frena. 

Gli economisti: “I lavoratori ci guadagnerebbero”

Aumento che gli economisti dell’Istat calcolano in media di 1.073 euro l’anno per 2,9 milioni di lavoratori, con un costo per le imprese di 3,2 miliardi (ma che secondo l’Inapp supererebbe i 4 miliardi). Ad avere retribuzioni basse sono soprattutto le donne e gli under 35. Il settore coi salari dei dipendenti più bassi è l’artigianato (il 52% è sotto la soglia) seguito dal terziario (è inferiore il 34%), mentre nell’industria solo un dipendente su 10 ha un salario più basso di quello minimo proposto.  Il salario orario fissato a nove euro lordi, ha spiegato l’economista dell’Ocse Andrea Garnero, porterebbe le retribuzioni italiane al livello delle minime più elevate in Europa col sostanziale adeguamento alla Germania

Sindacati: “Probabili effetti pericolosi”

A frenare sono però i sindacati. Cgil, Cisl e Uil si sono dette “fortemente preoccupate da probabili effetti collaterali pericolosi che l'introduzione del salario minimo orario legale, diverso da quanto predisposto dai Contratti collettivi nazionali di lavoro, rischia di comportare”. Così le tre sigle hanno sottolineato che una norma di legge che si proponga di fissare un salario minimo orario legale per tutti i lavoratori dipendenti debba innanzitutto “stabilire il valore legale dei trattamenti economici complessivi previsti dai Contratti collettivi nazionali di lavoro“. Sul salario minimo “abbiamo ribadito le nostre posizioni e abbiamo detto al governo che bisognerebbe dare valore erga omnes ai contratti nazionali, dare valore di legge così che valgano per tutte le persone che lavorano”. Lo ha rimarcato il segretario generale della Cgil, Maurizio Landini, ospite di Radio anch'io, sottolineando che oltre al salario minimo orario i contratti nazionali stabiliscono una serie di diritti e tutele: ferie e malattie, orario di lavoro, maggiorazioni. Dunque, “la strada migliore è quella di dare validità erga omnes ai contratti nazionali e su questa strada di arrivare a regolare anche la rappresentanza”, ha sostenuto. “Abbiamo detto al governo – ha concluso Landini – che siamo pronti a discutere ma nell'ambito di un tavolo di confronto“.