Sacchetti bio a pagamento, tra critica e ironia

E'più che mai aperto il fronte della polemica sui sacchetti biodegradabili da utilizzare, obbligatoriamente, per frutta, verdura, carne e pesce durante la normale spesa in supermercato. Un'offensiva, quella dei consumatori, indirizzata non all'oggetto in sè, quanto al costo ad essi correlato stimato in circa 15 euro l'anno a famiglia. In sostanza, a far storcere il naso ai clienti è la messa a pagamento dei sacchetti, mentre al mondo politico è lo strano sospetto lanciato sul segretario del Partito democratico, Matteo Renzi, il quale (quando era premier) avrebbe posto, secondo qualcuno, l'obbligatorietà della particolare sacca per favorire l'azienda di una conoscente. Un sospetto non dimostrato e fermamente smentito dallo stesso leader dem: “Noi faremo la campagna elettorale seriamente, parlando dei problemi veri e offrendo soluzioni. Per pulire l'Italia dall'inquinamento ambientale e anche da quello delle fake news. Chi vuole inventare bugie si accomodi pure, noi non lo seguiremo. Buon complotto a tutti”.

Galletti: “Italia all'avanguardia”

Ma, al di là delle questioni politiche, c'è un mondo (quello dei consumatori) in pieno dibattito sul il bando delle normali buste di plastica in favore dei sacchetti bio, da acquistare a ogni spesa, come specificato nel Decreto Mezzogiorno (la legge 123/2017, approvato ad agosto ma in vigore solo da pochissimo tempo). Il prezzo oscillerà fra 1 e 3 centesimi a busta, costituendo di fatto un'ulteriore spesa, sia pur minima, per i clienti e ponendo i venditori in condizioni di obbligo nel dotarsi delle sacche, pena sanzioni molto pesanti, da un minimo di 2.500 euro a un massimo di 25.000. Secondo il ministro all'Ambiente, Gian Luca Galletti, il provvedimento “sugli shopper ultraleggeri è un atto di civiltà ecologica che pone l'Italia all'avanguardia nel mondo nella protezione del territorio e del mare dall'inquinamento da plastiche e microplastiche”. Favorevole anche Legambiente, dalla quale hanno fatto sapere che “non è corretto parlare di caro-spesa. L'innovazione ha un prezzo, ed è giusto che i bioshopper siano a pagamento, purché sia garantito un costo equo”.

Consumatori, battute e alternative

Sui principali social network, però, si è levata la polemica popolare su quella che, in buona sostanza, viene considerata un'ulteriore tassazione (i sacchetti non potranno essere sostituiti con altri contenitori). Tra commenti ironici, battute sarcastiche e proposte alternative, si è levato anche il commento del Codacons, il quale ha parlato dell'argomento come di “un nuovo balzello che si abbatterà sulle famiglie italiane, una nuova tassa occulta a carico dei consumatori”. Ovviamente, fra i consumatori c'è anche chi apprezza l'innovazione in un'ottica di tutela ambientale (un sondaggio svolto a ottobre aveva dimostrato che la percentuale dei favorevoli era maggiore), pensando ai circa 15 euro di rimissione alla fine dell'anno come a una spesa sostenibile. Un compromesso, secondo alcuni, potrebbero essere le buste portate da casa: “Stiamo verificando con il ministero della Salute la possibilità di consentire ai consumatori di usare sporte portate da casa in sostituzione dei sacchetti ultraleggeri – ha spiegato Galletti -, convinti come siamo che il miglior rifiuto è sempre quello che non si produce”.