Quei governatori contro le nazionalizzazioni

Matteo Salvini, aveva aperto alla possibilità. “Nazionalizzazione? Guardando i bilanci, rispondo di sì: io non sono pro e contro Autostrade o Benetton”, così il segretario della Lega era intervenuto nell'acceso dibattito a proposito dell'acquisizione di Autostrade da parte dello Stato. Nella stessa giornata, tuttavia, era intervenuto il sottosegretario alla presidenza del Consiglio, il leghista Giancarlo Giorgetti, per gettare scetticismo su questa possibilità. “Non sono molto persuaso che la gestione dello Stato sia di maggiore efficienza”, aveva detto in occasione del Meeting di Rimini.

Toti: “Stato sia regolatore, non gestore”

Ora arriva una chiusura ancora più netta da parte di due governatori di importanti Regioni italiane, quello della Liguria, Giovanni Toti, e quello Veneto, Luca Zaia. Intervistato dal Corriere della Sera, Toti ha sottolineato che nazionalizzare sia “nostalgico, antistorico, e soprattutto inutile, se non dannoso per il Paese”. Secondo il governatore della Liguria “ci si concentra troppo sul tema delle concessioni e poco su quello che c'è da fare, a volte giustamente ma a volte per sete di giustizia o addirittura di vendetta, sentimento che mai dovrebbe ispirare le decisioni di un governo e di uno Stato”. Egli rileva che “è vero che alcune concessioni vanno riviste, controllate, ripensate perché abbiano maggiore efficacia. Ma il ruolo dello Stato deve restare quello del regolatore, non del gestore. La nazionalizzazione sarebbe la risposta sbagliata ad un problema giusto. È un bene che lo Stato si riappropri del suo ruolo di controllore, laddove è mancato, a garanzia dei cittadini. Ma tornare alle partecipazioni statali – ad un sistema Paese che negli anni ci ha portato a 2400 miliardi di debito e che ancora pesano enormemente sui nostri conti – sarebbe un gravissimo errore. Primo, perché non sarebbe garantita maggiore efficienza; secondo, perché salirebbero i costi”.

Zaia: “Nazionalizzare no, mantenere una quota pubblica sì”

Sulla stessa lunghezza d'onda il presidente della Regione Veneto, Zaia, il quale ha definito la nazionalizzazione “un bagno di sangue per la collettività” in un'intervista a La Stampa. “Se in Italia si sono fatte le privatizzazioni è perché la gestione pubblica aveva creato una voragine paurosa, con annessi e connessi di tipo penale. Fu una scelta senza alternative”. Zaia è però meno drastico e propone una terza via oltre la nazionalizzazione e la privatizzazione integrale: “Semmai lo sbaglio fu allora quello di non avere mantenuto, nelle società privatizzate, una quota pubblica. Cioè qualcuno che agisse come 'Catone il censore' a garanzia della collettività. Noi ad esempio in Veneto per la Serenissima e per il Brennero abbiamo adottato questa formula mista, privato-pubblico, che funziona bene. Potrebbe essere un'idea da adottare altrove”.