Obbligo di dimora per il governatore Oliverio

C''è anche il presidente della Calabria, Mario Oliverio, fra le persone coinvolte nell'operazione della Guardia di Finanza di Cosenza su presunte irregolarità nell'affidamento di appalti pubblici. Per il governatore l'obbligo di dimora a San Giovanni in Fiore, il centro del Cosentino in cui vive. La Procura aveva chiesto gli arresti domciliari. 

Indagini

Sedici in tutto le misure emesse dal Gip distrettuale di Catanzaro, fra le quali una in carcere per l'imprenditore Giorgio Barbieri, considerato contiguo al clan Muto di Cetraro (Cs), sei ai domiciliari e due obblighi di dimora, fra cui quello a carico del governatore e dell'ex sindaco di Pedace (Cs), Marco Oliverio (nessuna parentela con il governatore ndr). Il Gip ha emesso anche sette misure interdittive. Fra gli appalti finiti nel mirino della magistratura quello riguardante l'impianto sciistico di Lorica, in Sila. I reati ipotizzati a vario titolo sono falso, corruzione e frode in pubbliche forniture

Il sistema

Una “copiosa attività di riscontro documentale” e sui luoghi di cantiere, avrebbe fatto emergere, secondo gli inquirenti, “il completo asservimento di pubblici ufficiali, anche titolari di importanti e strategici uffici presso la Regione Calabria”, alle esigenze di Barbieri. Tutto sarebbe avvenuto “attraverso una consapevole e reiterata falsificazione dei vari stati di avanzamento lavori ovvero l'attestazione nei documenti ufficiali di lavori non eseguiti al fine di far ottenere all'imprenditore l'erogazione di ulteriori finanziamenti comunitari altrimenti non spettanti”. Gli inquirenti definiscono “emblematica” la spregiudicatezza dell'imprenditore “spinta al punto di porre in essere condotte corruttive nei confronti di pubblici funzionari, finalizzate al compimento di atti contrari ai doveri d'ufficio consistenti in una compiacente attività di controllo sui lavori in corso, nell'agevolare il pagamento di somme non spettanti ovvero nel riconoscimento di opere complementari prive dei requisti previsti dal codice degli appalti oltre al mancato utilizzo di capitali propri dell'impresa appaltatrice in totale spregio degli obblighi previsti dai bandi di gara”. Secondo le Barbieri, nei confronti del quale e' stata contestata l'aggravante della “agevolazione mafiosa”, avrebbe impegnato poche decine di migliaia di euro “a fronte di diversi milioni di euro previsti dai bandi di gara”.