Musei, il Tar del Lazio boccia la nomina di 5 nuovi direttori, ira di Franceschini

Stop del Tar del Lazio alla nomina di cinque nuovi super-direttori, anche stranieri, dei musei italiani. La decisione, anticipata dal Sole 24 Ore, ha mandato su tutte le furie il ministro della Cultura, Dario Franceschini.

“Il mondo ha visto cambiare in 2 anni i musei italiani e ora il Tar Lazio annulla le nomine di 5 direttori. Non ho parole, ed è meglio…” ha twittato il titolare del Mibact. Secondo il quotidiano, “il Tar ha ritenuto che non ci fossero le condizioni per aprire le selezioni a candidati internazionali e sette dei direttori sono stranieri, tra i quali quelli del parco archeologico di Paestum e del Palazzo Ducale di Mantova, interessati direttamente dal verdetto del Tar”.

“Della sentenza del Tar non so nulla, quindi per il momento ‘no comment‘” ha commentato all’Ansa il direttore di Brera James Bradburne. Bradburne è arrivato a Brera nell’agosto del 2015, dopo essere stato a lungo direttore generale di Palazzo Strozzi a Firenze. Dopo il tweet, il ministro ha concoato una conferenza stampa nel corso della quale annuncerà il ricorso al Consiglio di Stato.

Polemico anche Maurizio Lupi. “Allora facciamo così, aboliamo Parlamento, governo, ministeri e affidiamo tutto al Tar del Lazio che tanto già governa di suo sancendo l’immobilismo più assoluto e il divieto di qualsiasi riforma. Anche quelle che hanno dimostrato di funzionare, come la riforma dei musei italiani voluta dal ministro Franceschini con tanto di apertura internazionale dei concorsi per direttore. Su venti direzioni messe a bando sette stranieri vincono il concorso e iniziano a lavorare come Dio comanda, gli altri tredici sono italiani a riprova che anche da noi ci sono dirigenti culturali validi, valga per tutti come esempio il nuovo direttore della Reggia di Caserta – ovviamente immediatamente contrastato dai sindacati perché ‘lavora troppo’, dicono – che l’ha rivitalizzata e rilanciata con successo. Ma due candidati autarchici che non hanno vinto, e che evidentemente non conoscono il significato della parola competitività né mai da giovani hanno cantato ‘Bisogna saper perdere’, cercano il cavillo e fanno ricorso. A chi? Al Tar del Lazio, ovvio, rifugio di ogni perdente di pubblico concorso a cui dà immancabilmente soddisfazione. Quindi, sanciscono gli italianissimi giudici, nell’Italia dell’Unione europea, dove vige la libera circolazione delle merci e delle persone, ma evidentemente non delle idee, un tedesco, un austriaco, un inglese e un francese (sembra di essere in una barzelletta) non possono dirigere un museo italiano, anche se hanno dimostrato di saperlo fare benissimo“.