Meloni: “Le donne non sono macchinette da soldi: colpire i clienti”

Prima l'elezione di Marco Marsilio di Fratelli d'Italia, a Governatore della regione Abruzzo, poi la crescita dei consensi registrata in Sardegna. Il partito di Giorgia Meloni prende quota in vista delle Europee. In Terris, l'ha intervistata per sviscerare i temi che riguardano, non solo la prossima contesa comunitaria ma anche quelli di “casa nostra”: Dalla prostituzione al fine vita, passando per l'immigrazione.

In questi giorni si è tornati a parlare di una possibile riapertura delle case chiuse. Oggi in strada ci sono più di 100 mila donne sfruttate. Quale potrebbe essere la risposta a questo dramma?
“Uno degli aspetti più gravi, è che la società ha imparato a convivere con questa terribile piaga. Facendo finta di non capire o di non vedere, che queste donne che si trovano in strada sono schiave di qualcuno che le usa come macchinette da soldi. Quindi secondo me non ha senso colpire le prostitute che sono solo delle vittime. Probabilmente la via che può portare a dei risultati più efficaci, è quella adottata dalle Nazioni del nord Europa che punta a disincentivare la domanda. Un tentativo che vale la pena fare”.

Argomento sempre “caldo” è quello dell’immigrazione. Veniamo dai fatti di Foligno, dove un insegnante ha avuto un atteggiamento discriminatorio verso un suo allievo. Che opinione si è fatta al riguardo?
“Una persona che si comporta così non è degna di insegnare nella scuola italiana. Gli atti di razzismo devono essere puniti e su questo bisogna essere assolutamente intransigenti. La causa va però ricercata nell'incapacità dello Stato italiano di capire che, rinunciando a governare l'immigrazione e scaricandola in modo incontrollato sulle fasce più deboli della società, si è finito per produrre una bomba sociale, in un’Italia nella quale non esiste tra l’altro più la classe media e i tassi di disoccupazione sono alle stelle”.

Spesso si fa confusione tra immigrati e profughi…
“Il tema dei profughi significa aiutare chi effettivamente scappa dalla guerra e dalla violenza. Non è quello che abbiamo fatto noi. Dei 700 mila immigrati clandestini che sono arrivati in Italia, meno del 20% aveva diritto a essere accolto secondo le norme del diritto internazionale. La questione va dunque affrontata in modo diverso. Io credo che per i profughi, dobbiamo andare in Europa, chiedere una missione europea, trattare con i governi libici un blocco navale, per impedire ai barconi di partire, aprire in Africa gli Hotspot per valutare chi ha diritto a essere rifugiato, e poi distribuirli equamente nei 27 Paesi dell’Unione Europea”.

In Parlamento si sta discutendo anche del fine vita, con proposte di legge sull'eutanasia. Lei cosa ne pensa? 
“Il Parlamento ha già trattato la questione del cosiddetto testamento biologico, facendo una norma che in realtà è un’anticamera di tutto il peggio che abbiamo visto. E’ sempre molto difficile legiferare su queste materie, perché si devono prendere in considerazione tutte le fattispecie, dal momento che davanti alla legge siamo tutti uguali. Altre nazioni europee qualche decennio fa, hanno fatto le norme che l'Italia sta facendo adesso, dicendo che il loro unico obiettivo era impedire l’accanimento terapeutico: Quindi se io decido di non stare più attaccato alle macchine devo avere la libertà di farlo, e nessun medico me lo può impedire. Poi a un certo punto si è passato lo step. Faccio un esempio: in Italia è stato messo nella legge sul testamento biologico il tema dell’alimentazione e dell’idratazione. Ora per assonanza, siccome di fronte alla legge sono tutti uguali, se io stabilisco il principio che se ad una persona incapace di idratarsi da sola e incapace di intendere e di volere posso privarla dell’acqua e del cibo, questo oggi vale per una persona attaccata alla macchina, domani vale per un anziano disabile che non può muoversi, perché il principio è lo stesso. E da lì si fa presto anche ad arrivare al concetto che fu espresso dal giudice dell’Alta Corte di Londra su Alfie Evans e sulla sua vita “futile” e “inutile”. Come dire che se un bambino è un malato terminale allora la sua vita è inutile, cioè ti curano se ritengono che tu sia giusto per certi meccanismi e il consumismo, cioè se puoi consumare ti curiamo, altrimenti no. E' successo che in altre Nazioni si dicesse 'No all’accanimento terapeutico' e si finisse con il suicidio assistito dei ragazzini depressi. Per cui io dico che bisogna fare sempre estrema attenzione a legiferare su queste materie ed è la ragione per la quale abbiamo votato contro la legge sul testamento biologico e perché prevedeva una serie di cose che secondo me non sono una materia di accanimento terapeutico”.

Su questo tema, così come per altri, ci può essere un dialogo proficuo con la Chiesa…
“Ci può essere un dialogo a 360 gradi. Su queste materie io penso che il ruolo della Chiesa sia fondamentale perché è il lavoro di chi guarda le coscienze. E quindi è un lavoro più profondo di quello che fa la politica. Però penso che anche la politica qualche responsabilità se la debba prendere. E noi ci siamo sempre esposti, benché siano temi molto difficili da trattare in una società nella quale qualunque capriccio è diventato un diritto. C’è la dittatura di quelli che possono rivendicare i loro diritti rispetto a quelli che non possono farlo. Per cui Beppino Englaro vale più di Eluana Englaro, per cui la coppia omosessuale che vuole adottare un bambino vale più del bambino, la mamma che vuole abortire vale più dell’embrione. E’ tutto così. Nella mia idea di che cosa sia giusto è che lo Stato si occupa di chi non ha voce per difendersi da solo. Però so ovviamente di come poi votano quelli che hanno la voce per esprimere i loro diritti e so che può non essere redditizio sul piano elettorale. Io lo faccio per convinzione”.

Anche l'integrazione degli immigrati può essere un terreno di confronto con le gerarchie ecclesiastiche…
“Ci sono tante nuove frontiere che si aprono adesso: il tema dei diritti delle donne, il tema del rapporto con immigrazione incontrollata, il tema dell’islamizzazione e di quello che comporta. Ci sono Stati europei che ormai accettano che ci siano delle enclavi nelle quali può essere applicata la legge islamica piuttosto che la legge del Paese stesso. Ma questo chiaramente sul tema dei diritti della donne ci riporta indietro di qualche decennio. Io sono stata tra quelli che hanno avuto l’ardire di criticare la scelta della Figc per aver portato la partita di finale di Supercoppa italiana in Arabia Saudita perché non solo quella è una nazione su cui ci sono molte cose da dire, ma portare delle donne tifose italiane a doversi mettere la tunica per andare a vedere una partita quando noi siamo abituati a un altro grado di libertà, non mi sembra una scelta molto intelligente. Anche questo è tutta una frontiera sulla quale bisogna capire come muoversi perché poi c’è il tema dell’integrazione, c’è il tema del rispetto delle identità, cui sono molto legata, e rispetto delle regole. La Chiesa cerca di trovare una sintesi e penso che il suo lavoro sia prezioso. Su piani diversi, ritengo che la politica e la Chiesa possano trovare e, anzi, debbano trovare un’alleanza su alcune grandi questioni del nostro tempo”.

A maggio si vota per le Europee. Voi avete scelto di entrare nel gruppo dei Conservatori. Che contributo pensate di portare?
“Il gruppo dei Conservatori Europei è per noi, una prova abbastanza naturale. In quanto condividiamo la visione di un'Unione Europea diversa, perché esiste una via di mezzo tra uscire dall’Unione Europea e mantenere lo status quo. L’idea che proponiamo è infatti quella di costruire una Confederazione di Stati sovrani che cooperano sulle grandi materie ma lasciano alla competenza dei singoli le questioni più vicine ai propri cittadini. Vorremmo un’Europa capace di fare una politica migratoria comune, una politica estera comune, un mercato unico, dando poi ad ognuno la possibilità di decidere in autonomia. E' questo quello che condividiamo con i Conservatori insieme ad altre questioni importanti”.

La vostra è una posizione fortemente euroscettica…
“Noi siamo euroscettici ma non siamo nemici dell’Europa. I veri nemici sono coloro che hanno preso un grande sogno di solidarietà, di identità, di condivisione, e l’hanno trasformato in una specie di comitato d’affari. Questa Unione Europea è una costruzione fatta attorno agli interessi strategici di due Nazioni: la Francia e la Germania. Il che dimostra che i primi a non credere a questa Ue, sono proprio loro. Il modello confederale che proponiamo è un modello nel quale ci sono quattro, cinque, sei cose, che bisogna fare come Continente e le altre sulle quali ci liberiamo dal giogo della burocrazia, degli interessi della grande Finanza”.

Il 6 marzo l'Inps comincerà a erogare i primi assegni del reddito di cittadinanza. Lei si è fortemente schierata contro questa misura. Perché?
“Il Reddito di cittadinanza è una misura sbagliata, perchè non crea lavoro, perchè sceglie di mantenere con ‘metadone’ di Stato, i disoccupati, lasciandoli nella loro condizione di povertà, discriminando tra l’altro i veri deboli. E poi sul piano culturale, non sono d’accordo sul mettere sullo stesso livello chi può lavorare da chi non può farlo. Lo Stato si deve infatti occupare dei minori, dei disabili, degli anziani”.

Qual è la sua ricetta per combattere la povertà nel nostro Paese?
“Reddito d’infanzia; raddoppio delle pensioni di invalidità, che sono ferme a 270 euro, mentre si sta parlando di dare 780 euro a un disoccupato; aumento delle minime per gli anziani. Tre misure di assistenza per coloro che sono davvero più deboli, non come uomini in perfetto stato di salute, di soli 35 anni. Quindi è sbagliato culturalmente. Il Reddito di cittadinanza è una grande misura di disincentivo al lavoro”.