Mattarella: “Combattere la tratta senza tregua”

Il Presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, ha partecipato questa mattina alle celebrazioni per i 50 anni della Comunità Papa Giovanni XXIII fondata da don Oreste Benzi. La prima tappa della visita riminese del Capo dello Stato è stata alla casa parrocchiale della Grottarossa, dove visse il Servo di Dio. Successivamente, Mattarella si è spostato al Palacongressi di Rimini dove è stato accolto dal discorso di benvenuto di Giovanni Paolo Ramonda. Il presidente della Comunità Papa Giovanni XXIII non ha nascosto la “gioia e l'emozione” per la visita del Presidente in occasione di un anniversario così importante. Ramonda ha risaltato l'impegno che vede l'Apg23 “in prima linea nell'ottica di mettere la vita con la vita e di rimuovere i margini dell'emarginazione“. A conferma di ciò, è stato ricordato il recente arrivo di 51 profughi dal Niger accolti nelle strutture della Comunità: “La scelta dell'accoglienza è imprescindibile – ha detto il presidente – i profughi in mare vanno salvati e accolti, dando la preferenza ai corridoi umanitari“. Il lavoro quotidiano della Papa Giovanni XXIII dimostra, come diceva il suo fondatore, quanto “l'uomo non è il suo errore”. “Cerchiamo di vivere – ha detto l'esponente dell'associazione – come un'unica famiglia spirituale che cammina con la Chiesa cattolica, i nostri Vescovi, Papa Francesco, aperti al dialogo con le altre culture e testimoniare un incontro simpatico con Cristo”.

Le testimonianze

Dopo il saluto di benvenuto, il Capo dello Stato ha ascoltato con attenzione e coinvolgimento le testimonianze di alcuni di alcuni degli “ultimi” che la Papa Giovanni XXIII ha aiutato e continua ad aiutare in questi 50 anni di vita. La lotta alla prostituzione è uno degli impegni in cui la Comunità è maggiormente attiva. Un ritratto dell'orrore che si nasconde dietro a questo fenomeno è arrivato dalle storie di due ragazze liberate dalla schiavitù e che in passato avevano subito atroci sofferenze. Una di queste è l'esperienza di Daniela: “Avevo 17 anni quando sono arrivata in Italia portata da persone che credevo amiche dei miei familiari. Loro mi avevano promesso un lavoro e io ho accettato vedendo quanto si stava male in famiglia, perché non c’erano soldi e non si mangiava tutti i giorni. Solo dopo ho scoperto di essere stata venduta come un oggetto e sono diventata la proprietà di qualcuno. Sulla strada mi hanno mandata con la forza, con calci e pugni, con le minacce e le torture delle quali ancora porto i segni nel mio corpo e in particolare nelle mie orecchie tagliate brutalmente dai magnaccia”. La testimonianza della ragazza ha posto l'accento sul problema della domanda che tiene in piedi questo triste fenomeno: “Questi uomini che voi chiamate clienti sono persone che come me vanno a fare la spesa, a comprare qualcosa di cui hanno bisogno, che sentono la necessità di appropriarsi di cose… Così anche io sono diventata una cosa da comprare, come quando si va dal macellaio. Non riuscirò mai a capire come una persona che si definisce uomo possa non avere pietà di una ragazza che sanguina, che piange e che soffre, facendo finta di niente, comprarla per chiedere di fare sesso mentre piange e sta male. Per me questi clienti, non saranno mai uomini ma persone disumane, senza cuore“. La ragazza ha spiegato come non si possa equiparare la prostituzione ad un lavoro: “Ciò che mi addolora è quando si parla della prostituzione come un lavoro… Per me è una tortura così come lo è per le tante giovanissime donne che oggi vado ad incontrare con la comunità Papa Giovanni, con don Aldo, sulle strade per convincerle a uscire da questo inferno, trovare il coraggio di scappare. Il tutto non è facile ma sarà possibile se lo Stato, chi comanda avrà la volontà di fare leggi per fermare queste persone disumane”.

Le parole di don Aldo Buonaiuto

Sul palco è salito poi don Aldo Buonaiuto, sacerdote della Comunità Papa Giovanni XXIII impegnato in prima linea da anni nella lotta contro la tratta delle schiave sessuali. Il direttore di In Terris ha fatto riferimento alle due testimonianze che hanno preceduto il suo intervento: “Per questo suo impegno contro la tratta, don Oreste all'inizio veniva anche deriso. Quando diceva che sulle strade c'erano le schiave, molti lo ritenevano esagerato. Lui sulle strade, insieme ai membri della Comunità, ci andava realmente, incontrava queste donne, denunciava con forza, non aveva paura e grazie alla sua santa testardaggine e la sua grande forza molte di loro sono arrivate nelle nostre case, oltre 7000 sono state liberate“. Il sacerdote ha poi ricordato la campagna dell'Apg23 dal titolo “Questo è il mio corpo” per fermare la domanda dei cosiddetti clienti di qusto “ignobile mercato” che rappresenta il “terzo business criminale mondiale”. Don Buonaiuto si è rivolto al Presidente Mattarella, dicendo: “Durante l'anno ci sono tante iniziative in favore delle donne; non dimentichiamo anche queste donne, ci aiuti a far conoscere di più questo dramma che si consuma sulle strade italiane. Ci aiuti a dar voce a chi non ha voce“.

Il discorso di Mattarella

Al termine delle altre testimonianze che hanno fatto luce sulle iniziative dell'Apg23 “Operazione Colomba” e “Cec” (Comunità Educante con i carcerati”), il Presidente Mattarella ha preso la parola: “E' una giornata importante quella trascorsa con voi. Vi vorrei salutare uno ad uno (…) tutti quelli che si sentono parte di questa grande famiglia costruita in 50 anni dall'amore e dall'energia di don Oreste Benzi”. Il Capo dello Stato, rivolgendosi alla platea del Palacongressi, ha detto: “Siete un esempio positivo per questa comunità nazionale e per tutti i Paesi in cui vi siete inseriti. Avete posto radici ovunque mettendo questo impegno positivo e coinvolgente. Siete testimoni propagatori,diffusori di uno dei valori piu preziosi dell'animo umano; la speranza”. “La speranza – ha osservato Mattarella – diviene concreta se metto la mia vita insieme con la tua vita, se comincio a costruire insieme agli altri qualcosa che pare difficile, faticoso, ma poi si rivela uno straordinario salto in avanti verso una giustizia maggiore“. Mattarella ha detto che “abbiamo bisogno di sentirci piu comunità nel nostro Paese” perchè “aiutare gli ultimi non significa solo atti caritatevoli, ma è un impegno che arricchisce chi se ne rende artefice“. Una riflessione, poi, sulla solitudine: “Da solo l'individuo è piu debole, l'ambiente in cui la persona riesce a realizzarsi è la comunità“. Dunque, occorre “rimuovere barriere che creano iniquità” e ricordarsi che “la comunità è un cardine della nostra costituzione”. L'inquilino del Quirinale ha menzionato il pensiero di don Oreste Benzi: “Le persone fragili non possono essere soltanto oggetto di assistenza ma sono costruttrici di umanità“. Parole che, secondo Mattarella, non sono “profetiche ma reali“. “Nellla società – ha proseguito il Capo dello Stato – non ci possono essere scarti ma soltanto cittadini di identico rango e di uguale importanza sociale; una diversa visione metterebbe in discussione i fondamenti stessi della nostra Repubblica”.

Parole nette contro la tratta

Mattarella ha confessato di essere rimasto veramente colpito dalle testimonianze ascoltate poco prima. Sulla storia di un ragazzo disabile accolto in una delle case della Comunità, il Presidente ha commentato, dicendo: “Francesco ha dato la prova di quali progressi può provocare l'amore; la sua storia ci dimostra che tutte le diversità rendono la nostra vita aperta, completa, più vivace e anche più forte”. Il Capo dello Stato ha poi elogiato l'impegno di don Aldo Buonaiuto per salvare le nuove schiave dalle strade italiane: “Insieme a don Aldo Buonaiuto abbiamo ascoltato le testimonianze che ci hanno colpito di ragazze molto giovani a cui la vita ha riservato prove durissime che dimostrano a che punto di abiezione può arrivare la cattiveria umana”. L'inquilino del Quirinale, rivolgendosi alle ragazze, ha detto: “Però la solidarietà che avete incontrato soverchia questa cattiveria. La solidarietà, che pure adesso riversate verso altre, è un motore importante per migliorare la nostra condizione e sollecita un impegno molto forte, inderogabile; quello di combattere senza tregua la tratta di essere umani e la riduzione in schiavitù“. Mattarella ha definito questa una “piaga non ancora debellata” come si vede “ogni giorno nelle nostre città”.  Il Presidente ha esortato ad essere chiari su questo punto: “Non ci può essere incertezza e neppure confusione; non sono le vittime della tratta a dover essere perseguite ma gli sfruttatori, tutti, in qualunque modo vi siano ocinvolti o vi si lascino coinvolgere”. “L'azione di contrasto – ha concluso sul tema – va risolta all'interno nel nostro Paese e con politiche di cooperazione e progetti di pace ed i sviluppo perché le donne pagano il prezzo più alto“.

Il ricordo di don Benzi

Mattarella è poi passato a complimentarsi per l'attività che svolge Operazione Colomba in contesti difficili come la Siria. Il Presidente ha lodato il messaggio di riscatto che arriva dall'esperienza raccontata di Daniele, ex detenuto protagonista nel progetto di rieducazione Cec. Queste storie gli hanno consentito, poi, di ricordare l'esempio di don Oreste Benzi: “Ci ha insegnato tante cose con la sua semplicità; io l'ho incontrato qualche volta. Quella sua tonaca sempre lisa era un messaggio di genuinità umana”. “E' incredibile – ha commentato Mattarella – quello che è riuscito a fare, a costruire con la sua umiltà e tenacia, con la sua fede incrollabile, con la sua bontà sconfinata, con la sua libertà di esprimere sempre con mitezza – ma con forza – il suo dissenso quando percepiva che il diritto degli ultimi veniva calpestato”. “Il suo impegno – ha detto il Presidente – ci aiuta e ci aiuterà in futuro”. A 50 anni dalla nascita della Comunità, Mattarella ha detto: “la Repubblica vi è grata per i bilanci e per i progetti futuri“. “Guardare gli occhi con il mondo dei poveri – ha concluso il Capo dello Stato citando don Benzi – scuote le coscienze e ci impone di superare le inerzie. Si può avere più fiducia nel mondo, vi riusciremo se terremo unita la nostra comunità, renderemo onore alla parola 'uguaglianza' scritta nella nostra costituzione e metteremo al bando ogni giorno la violenza fisica e  quella verbale, l'odio, l'intolleranza e la discriminazione. Grazie per quanto avete fatto in questi 50 anni; grazie e auguri”.