M5s, Di Maio e il caos post-voto

E'nuovamente costretto a fare la conta dei danni post-elezioni il Movimento 5 stelle, terzo partito alle Europee e male in quasi tutti i comuni chiamati al voto, segno di un calo di consensi che inizia a manifestarsi regolarmente alle più importanti tornate elettorali. Il capo politico e vicepremier, Luigi Di Maio, prova a non farne un dramma ma, a ora, è lui il principale indiziato per la nuova debacle elettorale dei pentastellati: “Ringrazio i 4,5 milioni che hanno votato il M5S e ringrazio anche chi non ci ha votato perché dal loro comportamento noi impariamo e prendiamo una bella lezione. Faccio i complimenti alla Lega e al Pd e a tutti i partiti che hanno avuto un incremento”. Sportivo il commento post-voto ma in realtà la questione appare più complessa: per il M5s, innanzitutto, va in discussione non solo la leadership in sé ma anche le modalità che la caratterizzano.

Sistema di direzione

Sul punto, si è espresso il senatore pentastellato Gianluigi Paragone, parlando con i cronisti del Fatto Quotidiano: “La generosità di Luigi Di Maio di mettere insieme 3-4 incarichi, per me, in qualche modo, deve essere rivista. E' fuor di dubbio che c'è bisogno di una discontinuità. M5s per ripartire ha bisogno di una leadership politica non dico h24 ma non siamo lontani”. Su responsabilità del leader e difetti del sistema di leadership si è espressa anche l'esponente Roberta Lombardi: “Quando c'è una sconfitta gli errori si distribuiscono, le responsabilità si assumono, i cambiamenti si mettono in conto. La responsabilità in capo ad un solo uomo è deleteria per il MoVimento, ed è un concetto da prima repubblica. Usato e abusato da Renzi & Co. Il modello culturale di riferimento di M5S è la partecipazione. Grillo e Gian Roberto Casaleggio ci hanno insegnato a stare nel mezzo, ad ascoltare la forza dal basso delle scelte e delle idee di portavoce e attivisti”.

Leadership in ballo?

Di Maio si è detto sicuro che nessuno vuole le sue dimissioni ma, al Mise, ha radunato l'establishment pentastellato proprio per capire quale direzione prendere. Fra i presenti, anche l'ex deputato Alessandro Di Battista: “E' un incontro per vedere cosa c'è da fare. Non abbiamo convinto le persone ad andare al voto e su questo la colpa è esclusivamente nostra. Non dobbiamo prendercela con i cittadini, il problema non è chi ma cosa si deve fare e come”. Cosa si siano detti i grillini non è chiaro: qualcuno assicura che a Di Maio “non è stato fatto nessun processo” ma la leadership, pur non all'apparenza, sembra essere in discussione (si fa addirittura il nome di Roberto Fico): “In ogni partito, in ogni azienda, a seguito di un risultato di questo tipo sarebbe necessaria una revisione della struttura dirigenziale”, ha detto la senatrice 'ribelle' Paola Nugnes. E, in questo senso, la leadership di Di Maio non fa eccezione: “Il capo politico non può essere anche nell'esecutivo: questo inficia la divisione dei poteri che è alla base della democrazia”.