Lunedì in aula la legge che toglie i bulli alle famiglie

Il ragazzo che compie atti di bullismo e che non modifica i propri comportamenti dopo un percorso di rieducazione, potrebbe essere allontanato dalla famiglia dal Tribunale dei minori e affidato a una casa famiglia se la permanenza con i genitori risultasse controproducente alla sua rieducazione. A prevederlo, per i casi più gravi di bullismo, è la legge che la Commissione Giustizia della Camera ha approvato e che arriverà in aula lunedì. La legge istituisce anche un numero verde, il 114, per le vittime.

Sanzioni pecuniarie

“La legge estende anche le sanzioni pecuniarie ai genitori che non mandano i figli a scuola – riferisce l’Ansa -. Non saranno punite più solo le famiglie che non mandano i bambini nelle scuole elementari ma anche quelli che non lo fanno per tutte le scuole dell'obbligo”. Secondo il sondaggio lanciato dall’Unicef e dal Rappresentante Speciale del Segretario Generale delle Nazioni Unite sulla Violenza contro i Bambini, un giovane su tre in 30 Paesi ha dichiarato di essere stato vittima di bullismo online, mentre uno su 5 ha riportato di aver saltato la scuola a causa del cyberbullismo e della violenza. “Oltre 170 mila U-Reporters fra i 13 e i 24 anni hanno partecipato al sondaggio, fra cui giovani da Albania, Bangladesh, Belize, Bolivia, Brasile, Burkina Faso, Costa d’Avorio, Equador, Francia, Gambia, Ghana, Giamaica, India, Indonesia, Iraq, Kosovo, Liberia, Malawi, Malesia, Mali, Moldavia, Montenegro, Myanmar, Nigeria, Romania, Sierra Leone, Trinidad e Tobago, Ucraina, Vietnam e Zimbabwe.

I luoghi virtuali del bullismo

“I risultati del sondaggio contrastano con l’idea che il cyberbullismo tra i compagni di classe sia unicamente una problematica dei paesi ad alto reddito – riferisce Repubblica -. Per esempio, il 34% dei rispondenti in Africa subsahariana ha dichiarato di essere stato vittima di bullismo online. Circa il 39% ha dichiarato di sapere che esistono gruppi privati online all’interno della comunità scolastica in cui i bambini condividono informazioni sui loro coetanei a scopo di bullismo”. Parlando apertamente e in anonimato attraverso la piattaforma per il coinvolgimento dei giovani U-Report, circa tre quarti degli adolescenti hanno inoltre dichiarato che i social network, fra cui Facebook, Instagram, Snapchat e Twitter, sono i luoghi in cui si verifica più comunemente il bullismo online.

“Non perdiamoci di vista”

In tema di prevenzione, l’Unicef Italia ha dedicato una particolare attenzione al tema del bullismo e del cyberbullismo elaborando uno specifico kit didattico per le scuole dal titolo “Non perdiamoci di vista”.  Attraverso questo Kit l’Unicef Italia vuole accrescere la consapevolezza dei rischi legati a bullismo e al cyberbullismo con la realizzazione di percorsi educativi che consentano ai ragazzi di sviluppare empatia e solidarietà attraverso una riflessione sul modo in cui costruiscono e vivono le loro relazioni. L’Unicef Italia ha anche realizzato, insieme a Unicef Malesia, Digi e Telenor Group, una guida per genitori su come parlare di Internet ai figli. L’Unicef Italia insieme all’Associazione CamMiNo, ha avviato il progetto “Legalità”, nelle scuole secondarie di secondo grado di 7 città italiane, con un focus sul cyberbullismo e la sicurezza in rete. Il progetto prevede lezioni interattive con i ragazzi e le ragazze, per approfondire gli aspetti giuridici, psicologici, pedagogici e tecnico-informatici del cyberbullismo e della sicurezza in rete. Sarà anche dedicato un momento alla simulazione di un procedimento penale minorile relativo a un possibile comportamento improprio in rete”.

Il servizio sociale

In commissione c'è stato un dibattito tra due impostazioni diverse: da una parte FdI, sostenuto anche da Lega e FI, puntava solo all'aspetto penale, introducendo uno specifico reato di bullismo, con pene da sei mesi a quattro anni di carcere; dall'altra la proposta di M5s (a prima firma di Devis Dori) sostenuta dal Pd, che punta soprattutto alla prevenzione e al recupero educativo del “bullo”. Il testo approvato, evidenzia l’Ansa, prevede una parte penale per i maggiorenni che accomuna il bullismo allo stalking (articolo 612 bis del codice penale). Molto più articolata la parte rieducativa: nel caso in cui il bullo sia un minore, infatti, si interviene sul processo penale minorile. La legge prevede che nei casi di bullismo che emergono in ambiente scolastico, il preside promuova un dialogo con il “bullo”, la sua famiglia ed anche con gli altri ragazzi della classe. Inoltre, sottolinea l’Ansa, se qualcuno segnala atti di bullismo al procuratore, questi li gira al tribunale dei minori che apre quindi un procedimento in cui stabilisce “gli obiettivi” di un percorso di rieducazione. I dettagli dei “progetti” rieducativi vengono invece definiti dai servizi sociali insieme alla famiglia del ragazzo o della ragazza. Concluso il “progetto”, e  “comunque con scadenza annuale”, il servizio sociale “trasmette al tribunale per i minorenni una relazione” sul percorso fatto dal ragazzo. Il Tribunale per i minorenni può, a quel punto, decidere tra quattro soluzioni: dichiarare concluso il processo rieducativo, farlo proseguire, “disporre l'affidamento del minorenne ai servizi sociali2 o, infine, “disporre il collocamento del minorenne in una comunità, qualora gli altri interventi appaiano inadeguati”. La presidente della commissione Francesca Businarolo (M5s), parla di “ottimo test” e di “gran lavoro” della commissione, ma Fratelli d’Italia, puntualizza l’Ansa, promette battaglia in aula con Giorgia Meloni che accusa M5s: “Si sono rifiutati di usare il pugno di ferro per i bulli e non hanno stanziato investimenti sufficienti per la prevenzione, scaricando tutto su scuole e servizi sociali”. Ma “la destra perde l'occasione di dare un contributo nel contrasto a un fenomeno aggressivo e devastante per chi lo subisce”, ammonisce invece il proponente Dori.