Lo spread schizza a 315, Tria invita alla calma

Altra giornata in rosso per Piazza affari che, dopo la chiusura a 303 nella serata di ieri, vede schizzare il differenziale fra Btp e Bund al picco massimo di 315 punti base, livelli che non si raggiungevano da quasi 5 anni. Le cause sarebbero ancora da ricercare, per via maggioritaria, nelle tensioni fra Ue ed esecutivo sulla Nota di aggiornamento del Def che hanno influito sull'andamento della Borsa sui listini italiani. I decennali rendono il 3,66%, toccando i massimi dal gennaio 2014 a oggi. E, pur se l'oscillazione delle precentuali coinvolge anche i titoli europei, il ministro dell'Economia Giovanni Tria spiega come “finora non c'è stata una esplosione dello spread come alcuni paventavano. Certo, ai livelli attuali non è accettabile. Pensiamo che spiegando la manovra possa scendere a livello normale”. Invita poi il governo a trovare un terreno di dialogo con l'Ue, cercando di “abbassare i toni”.

Tria: “Si apre una fase di confronto”

Secondo il capo del Mef, “i risultati di crescita non hanno consentito nel passato decennio di diminuire il debito pubblico che è aumentato anche in rapporto al Pil. A questo punto il governo si è posto l'obiettivo di ridurre sensibilmente, entro i primi due anni di legislatura, il divario di crescita con l'Eurozona e conseguire una prima diminuzione significativa del rapporto debito pil nell'arco del prossimo triennio”. Un modo per ricordare che “essere coraggiosi non vuol dire essere irresponsabili”. Nel corso della sua audizione alla Camera, il ministro ha incentrato parte della sua relazione sui rapporti con l'Ue, affermando che “come è noto la Commissione ha espresso preoccupazione circa la modifica del percorso programmatico. Ora si apre una fase di confronto costruttivo con la Commissione che potrà valutare le fondate ragioni della strategia di crescita del governo delineata dalla manovra. In questo confronto costruttivo voglio dichiarare il mio accordo con il Presidente della Camera, sulla necessità di abbassare i toni”.

Listini col segno meno

Nel frattempo, il segno meno continua a farla da padrone a Piazza affari, che si conferma in forte calo rispetto al peso del comparto bancario (ieri bruciati 15 miliardi di capitalizzazione). Si allarga anche la forbice del differenziale sui due anni, con il rapporto che cresce ancora e raggiunge i 220 punti base. Giù anche i listini europei, con Londra in ribasso dello 0,3%, Parigi allo 0,3% e Francoforte che cede lo 0,5%.