Ilva: resta il nodo ambiente

Aspettiamo di poter esaminare l'addendum relativo al Piano Ambientale dell'accordo sottoscritto per Ilva per verificare la portata effettiva delle migliorie annunciate dai ministri Costa e Di Maio“. Così Legambiente in merito all'intesa sul passaggio dell'Ilva ad Arcelor Mittal.

In attesa

“Nelle dichiarazioni dei due ministri – aggiunge l'organizzazione ambientalista – si fa, infatti, riferimento a meccanismi certificativi che appare indispensabile esaminare approfonditamente per valutarne l'effettiva efficacia e non ad una valutazione preventiva dell'impatto ambientale e sanitario della configurazione produttiva ipotizzata da Mittal”. Valutazione, rileva Legambiente, “che avevamo proposto e che continuiamo a considerare la via maestra da percorrere. Resta essenziale e dirimente l'eliminazione dei rischi sanitari già evidenziati da Arpa Puglia per una produzione superiore ai sei milioni di tonnellate annue di acciaio anche dopo l'attuazione di tutti gli interventi previsti dall'Aia del 2012″. Da fonti vicine alla trattativa, riporta l'Agi, si apprende intanto che l'allegato ambientale così come quello industriale non è stato consegnato ieri ai sindacati, ma ci sarebbe un'accelerazione su una serie di interventi di risanamento.

Il piano

La principale opera di risanamento riguarda la copertura dei parchi minerali dal costo di circa 300 milioni, i cui lavori sono in corso (cantiere partito a febbraio scorso). La conclusione era fissata a gennaio 2020, trattandosi di una copertura enorme, adesso, invece, si prevede che il 50% sarà ultimato ad aprile del 2019 – si tratta della parte più a ridosso del rione a Tamburi – mentre la restante parte sarà completata come da tabella di marcia iniziale. Ci sono poi una serie di riduzioni su altri tempi, che vanno da un mese a tre mesi.
Da rilevare che già con la proposta integrativa presentata da Mittal al ministro Luigi Di Maio nelle scorse settimane la tempistica di una serie di opere è stata ridotta. In un prospetto presentato al ministro, si evidenziava, infatti, che, rispetto ai tempi del Dpcm di settembre 2017 e al contratto di acquisizione di giugno 2017, Mittal si impegnava a ridurre i tempi, minimo sei mesi. Oltre ai parchi, il ministero dell'Ambiente, che ha vagliato il relativo piano nei giorni scorsi, ha chiesto che le emissioni non aumentino quando il siderurgico passerà come produzione da 6 a 8 milioni di tonnellate annue.