Fine dell'era Marchionne:
Fca male in Borsa

La fine dell'era Marchionne produce i suoi effetti anche in Borsa. A Piazza Affari avvio in rosso per Fca (-4,3% a 15,71 euro euro) nella prima seduta dopo l'avvicendamento tra l'ad italo-canadese, ricoverato all'ospedale di Zurigo, e Mike Malley. Non riesce a fare prezzo Ferrari (-5% teorico), alla cui presidenza siede Louis Carey Camilleri e Cnh (-2,54% a 8,59 euro), guidata ora da Suzanne Heywood. Debole anche Exor (-4,59% 54,08 euro) a monte della catena.

Stazionario

Dopo l'improvviso aggravamento dei giorni scorsi, le condizioni di Marchionne sono ora stazionarie. Il top manager è nell'ospedale svizzero da oltre tre settimane dopo un'operazione alla spalla destra che si doveva risolvere con un breve periodo di convalescenza. 

Ricordo

La politica, intanto, continua a ricordare la figura del manager. Per il ministro dei Trasporti, Danilo Toninelli, “Marchionne rappresenta un manager globale con visione economica globale che ha avuto il merito di aumentare la redditività della Fiat con la fusione Chrysler”. Certamente, ha aggiunto a Radio1, “nel suo operato ci sono luci e ombre. Aver investito per troppo tempo ancora su motori a gas metano come rappresentazione del futuro credo sia un'ombra perché in realtà è l'elettrico o addirittura l'idrogeno il futuro della mobilità. Se avessi avuto la possibilità di incontrarmi con Marchionne, e l'avrei fatto, avrei parlato di un progetto strutturale sulla mobilità elettrica“. Per Matteo Renzi “Marchionne è stato un gigante: ha salvato la Fiat quando sembrava impossibile farlo. E ha creato posti di lavoro, non chiacchiere. A me è servito molto per crescere. Se avevo dubbi su come approcciare i mercati globali, era uno a cui telefonavo per un consiglio”. Per l'ex premier, sentito da La Stampa, “questo figlio di un carabiniere ha cambiato la storia industriale d'Italia, piaccia o meno ai suoi detrattori”. Una parte di Pd, ha ricordato, lo “identificava col 'padrone', ma il lavoro si crea con l'impresa, non con l'assistenzialismo“. Se l'Italia, ha aggiunto, “avesse avuto altri Marchionne oggi avremmo un'Alitalia competitiva o qualche banca italiana forte in giro per il mondo. Parte dell'odio contro di lui derivava dall'invidia. E sull'invidia per le persone di talento non si costruisce un Paese, come è ogni giorno più chiaro anche nell'Italia grillina”.