Emendamento sulla cannabis light, bufera in Parlamento

Si riapre, dunque,  il capitolo della legalizzazione della cannabis light. Con un emendamento al dl Milleproroghe M5s, Pd, Leu e +Europa chiedono, attraverso una proposta di modifica all'articolo 34, di aggiungere i “prodotti e preparati contenenti cannabidiolo (CBD) il cui contenuto di tetraidrocannabinolo (THC) non sia superiore allo 0,5 per cento per qualsiasi uso derivanti da inflorescenze fresche ed essiccate e oli” tra quelli che si possono ottenere dalla coltivazione e trasformazione della canapa ed essere immessi in commercio.

In commercio

“Invito i parlamentari ignoranti che hanno presentato un emendamento per la diffusione delle droghe ad andare a parlare con i medici, con i volontari e soprattutto con le ragazze e i ragazzi che a San Patrignano combattono da anni per liberarsi dal dramma della droga. Vergogna! Chi sceglie la Lega sceglie la lotta alla droga, ovunque”, afferma il segretario della Lega Matteo Salvini sull’emendamento sulla droga presentato dai deputati 5stelle e altri al milleproroghe. L'obiettivo, si legge nel testo dell’emendamento”, è “sostenere la filiera agroalimentare della canapa e di garantire l'integrità del gettito tributario derivante dalle attività di commercializzazione e vendita di prodotti a base di canapa operanti sul territorio nazionale, nonché di salvaguardare i livelli occupazionali del settore”. Sull'argomento, si era già provato a intervenire in Legge di Bilancio tramite un subemendamento che era poi stato espunto dalla presidente del Senato Elisabetta Casellati perché inammissibile.

Il business

In Italia la coltivazione, trasformazione e commercio della cannabis a scopo terapeutico per soddisfare i bisogni dei pazienti potrebbe garantire un reddito di 1,4 miliardi e almeno 10 mila posti di lavoro, dai campi ai flaconi, stima la Coldiretti nel commentare la decisione della Regione Sicilia di farsi carico delle spese sostenute dai pazienti che ricorrono alla cannabis per uso terapeutico. In Italia la richiesta di prodotti terapeutici a base di cannabis è in costante crescita e viene soddisfatta soprattutto dalle importazioni nonostante il fatto che con decreto del ministero della Salute dell’11 novembre 2019 lo Stabilimento Chimico farmaceutico militare di Firenze, l’unico autorizzato alla coltivazione, potrà produrre fino a 500 kg di infiorescenze di Cannabis a fronte dei 350 kg consentiti nel 2019. Solo utilizzando gli spazi già disponibili nelle serre abbandonate o dismesse a causa della crisi nell’ortofloricoltura, la campagna italiana, riferisce Adnkronos, può mettere a disposizione da subito mille ettari di terreno in coltura protetta.

Procedure di controllo

Si tratta di ambienti al chiuso dove più facilmente possono essere effettuate le procedure di controllo da parte dell’autorità preposte per evitare il rischio di abusi. Una opportunità che va attentamente valutata per uscire dalla dipendenza dall’estero e avviare un progetto di filiera italiana al 100% che unisce l’agricoltura all’industria farmaceutica. Una prima sperimentazione che, evidenzia Coldiretti, potrebbe aprire potenzialità enormi se si dovesse decidere di estendere la produzione in campo aperto nei terreni adatti: negli anni 40 con ben 100mila gli ettari coltivati l’Italia era il secondo produttore mondiale della cannabis sativa, che dal punto di vista botanico è simile alla varietà indica utilizzata a fini terapeutici. “Non ci sono parole di biasimo sufficienti per quella trentina di parlamentari del Movimento 5 stelle, del PD, di Leu e di Più Europa che puntano a far passare, nel Milleproroghe, un emendamento per liberalizzare la cannabis light. Non riusciamo davvero a comprendere quale sia il loro obiettivo. Fare cassa sulla salute dei nostri giovani o far passare lo sballo come filosofia di vita? In ogni caso, credo sia vergognoso alzare la bandiera della droga facile di fronte ai danni che provoca- sostiene il deputato della Lega Jacopo Morrone-. Lo Stato non può scientemente abbassare la percezione di pericolosità di queste sostanze nell'opinione pubblica e soprattutto fra le persone più giovani e più fragili. Siamo anche convinti che compito primario dello Stato sia aumentare la prevenzione per contrastare le dipendenze, anziché promuovere l'uso della cannabis anche light, che può essere la porta di entrata di un tunnel senza uscita”.