Di Maio annulla il confronto con Renzi: “Pd defunto”

Reduce dal doppio (annunciato) flop in Sicilia e a Ostia, sinistra e centrosinistra iniziano a contare i feriti, quando ancora lo spoglio delle regionali insulari non è ancora terminato. Il naufragio di Fabrizio Micari e Carlo Fava, a distanza siderale dall'accoppiata M5S-Centrodestra avviata verso il confronto a due, la dice lunga sulle prospettive che accompagneranno i partiti dell'ala attualmente al Governo alle prossime elezioni. Particolare fermento c'è in casa Pd, con il segretario Renzi alle prese con i postumi delle sconfitte elettorali e costretto a dover ricostruire un rapporto di fiducia non solo con i votanti alle politiche del 2018 ma anche all'interno del suo stesso partito. Chiamato alla guida a larghissima maggioranza, il clamoroso calo di consensi nelle due tornate elettorali 'di prova' potrebbe indurre l'ex premier a valutare seriamente la mega-alleanza con i partiti “a sinistra” del Pd.

Strategie e alleanze

C'è da valutare, però, se l'establishment dem possa ritenere adatta la figura di Renzi come 'collante' fra il Pd e il resto della sinistra. Niente primarie, nonostante l'ex presidente del Consiglio si sia detto disponibile: il rischio di un trionfo a mani basse sarebbe troppo alto e i vari Mdp e Si sono tutt'altro che intenzionati a correrlo. D'altronde, visti i risultati delle ultime uscite, la soluzione di un'alleanza sembra l'unica percorribile per mantere perlomeno un livello di competitività, poiché i risultati conseguiti da Fava non sono stati certamente migliori di quelli di Micari. L'opzione di una sinistra in blocco alle elezioni resta l'ipotesi prediletta ma andrà considerato se a guidare il fronte sarà il segretario dem, in forte deficit di fiducia dopo la doppia sconfitta. Non tanto quella a Ostia, dove buona parte del deterrente lo ha giocato il commisariamento per mafia della giunta precdente guidata da Tassone, con il candidato Athos De Luca che si è comunque guadagnato una percentuale che, pur risicata, ha consentito il galleggiamento. I numeri siciliani, però, hanno fatto decisamente rumore dalle parti del Nazareno.

Di Maio: “Il competitor non è più Renzi”

A conferma del momento complicato vissuto dal Pd, è arrivata anche la decisione del candidato premier M5S, Luigi Di Maio, di annullare il confronto televisivo con Matteo Renzi. Il vicepresidente della Camera ha parlato di un Pd “politicamente defunto” e di una leadership renziana pronta “a essere messa in discussione” dalla direzione del partito, sentenziando che, per il Movimento, “il competitor non è più Renzi o il Pd”: l'obiettivo pentastellato, ha precisato Di Maio, è combattere “contro l’indifferenza che genera l’astensione”. Per quanto riguarda l'ex premier, accreditato fino a oggi come possibile candidato del Centrosinistra, l'esponente M5S ha spiegato che “il terremoto del voto in Sicilia ha completamente cambiato questa prospettiva”, annunciando che andrà a confrontarsi “con la persona che sarà indicata come candidato premier da quel partito o quella coalizione”.