Decreto Salvini, punti e criticità

Contrasto all'immigrazione illegale e maggiore regolamentazione in materia di sicurezza: questi, in estrema sintesi, i punti focali del nuove Decreto sicurezza a firma del ministro dell'Interno, Matteo Salvini, e approvato all'unanimità dal Consiglio dei ministri. Un dossier che, come spiegato in conferenza congiunta dal premier Giuseppe Conte e dallo stesso vicepremier, ha unificato i due testi predecessori, uno relativo all'immigrazione, l'altro alla sicurezza, convogliando in un unico documento le modifiche (diverse) alle normative vigenti. Annunciata, in particolare, una stretta sui profughi che sbarcano in Italia, in particolare sui richiedenti asilo, ma anche novità come ulteriori restrizioni per i destinatari del Daspo sportivo e la revoca della cittadinanza in caso di condanna definitiva per terrorismo. Per il capo del Viminale si tratta di un fondamentale “passo in avanti per rendere l’Italia più sicura” che, come scritto nel testo del Decreto, tiene conto della “straordinaria necessità e urgenza di introdurre norme per rafforzare i dispositivi a garanzia della sicurezza pubblica, con particolare riferimento alla minaccia del terrorismo e della criminalità organizzata di tipo mafioso”. A ogni modo il nuovo dossier non ha mancato di ricevere qualche remora sparsa, specie per quanto riguarda il delicato tema delle migrazioni e del sistema di accoglienza per i richiedenti asilo (Sprar).

Addio allo Sprar

Ma cosa prevede il cosiddetto “Decreto Salvini”? Si tratta, come detto, dell'accorpamento dei due testi su politica migratoria e sicurezza, stilati in 42 articoli, ognuno dei quali incentrato su una diversa tematica, prima fra tutte la discussa (nonché casella maggiormente criticata) “abrogazione del permesso di soggiorno per motivi umanitari”, la stretta maggiore fra quelle previste dal dl. In sostanza, “si elimina l'attuale esercizio discrezionale nella concessione della tutela umanitaria, con l'introduzione di una tipizzazione dei casi di tutela complementare, con precisi requisiti per i soggetti interessati. Viene fatto salvo, comunque, il potere-dovere delle Commissioni territoriali di valutare l'eventuale sussistenza dei presupposti del principio di non respingimento (non refoulement), individuando i profili di rischio in cui il richiedente asilo incorrerebbe in caso di esecuzione del provvedimento di espulsione”. Sono sei le categorie previste dai cosiddetti “permessi speciali”, e riguardano le vittime di grave sfruttamento, motivi di salute, violenza domestica, calamità nel paese d'origine, cure mediche, atti di particolare valore civile.

Politiche di rimpatrio e domande d'asilo

Particolarmente rilevante anche il tema trattato nell'art. 2, ossia il “prolungamento della durata massima del trattenimento dello straniero nei Centri di permanenza per il rimpatrio e disposizioni per la realizzazione dei medesimi Centri”. Con tale misura, viene incrementata la possibilità di soggiorno dei migranti nei centri di accoglienza (da tre a sei mesi), ma anche “la tempestiva esecuzione dei lavori per la costruzione, il completamento, l’adeguamento e la ristrutturazione dei centri”. Novità anche in fatto di protezione internazionale, la quale può essere revocata o negata (sulla base degli ampliamenti previsti nel decreto) per i reati violenza sessuale, lesioni gravi rapina, violenza a pubblico ufficiale, mutilazioni sessuali, furto aggravato, traffico di droga. La sospensione della domanda di asilo, inoltre, potrà essere applicata in caso di pericolosità sociale o di condanna in primo grado. Novità anche per quanto riguarda le politiche di rimpatrio, con incremento del fondo citato “all’articolo 14-bis, comma 1, del decreto legislativo 25 luglio 1998, n. 286″, potenziato “di euro 500.000 per il 2018″… “1.500.000 per il 2019 e 1.500.000 per il 2020”. Per restare in tema immigrazione, cambia la normativa relativa alla concessione del sistema Sprar, da ora riservato esclusivamente ai “titolari di protezione internazionale e ai minori non accompagnati”. Non così per i richiedenti asilo, per i quali l'accoglienza sarà esclusivamente nei centri cosiddetti “Cara”.

Daspo, sicurezza, terrorismo

Con la tematica migranti decisamente più calda, non meno importante risulta essere la parte del dossier relativa alla sicurezza, con le modifiche apportate dal Decreto che cambiano in modo sostanziale diversi punti del testo precedente, con interventi di estensione delle misure previste un po' in tutti gli articoli. Di particolare rilievo la questione sulla revocabilità della cittadinanza: secondo quanto previsto dal decreto, infatti, “è revocata in caso di condanna definitiva per i reati previsti dal codice di procedura penale” in fatto di terrorismo. Ossia, coloro che hanno ricevuto una condanna per tale reato, saranno soggetti al provvedimento di revoca “adottata, entro tre anni dal passaggio in giudicato della sentenza di condanna per i reati di cui al primo periodo, con decreto del Presidente della Repubblica, su proposta del Ministro dell’interno”. Ancora in materia di sicurezza, prevista una disposizione apposita con la quale consentire “ai Comuni con popolazione superiore ai centomila abitanti” di “dotare di armi comuni ad impulso elettrico, quale dotazione di reparto, in via sperimentale, per il periodo di sei mesi, due unità di personale, munito della qualifica di agente di pubblica sicurezza, individuato fra gli appartenenti ai dipendenti Corpi e Servizi di polizia municipale”. Cambiano alcune normative anche in relazione al Daspo, sia sportivo che urbano, anch'esso soggetto a ulteriori ampliamenti nelle sue applicazioni. La misura, infatti, sarà estendibile anche in ambito sportivo ai reati di terrorismo. Con le innovazioni apportate dal Decreto, al Daspo per corruzione non sarà necessario attendere il terzo grado di giudizio per trovare applicazione.

Gli altolà

Misure che vanno certamente a modificare buona parte delle normative previste finora dai due precedenti testi, con particolari novità in tema immigrazione. Rinnovo che non ha mancato di scatenare il dibattito dell'opinione pubblica, con alcune voci di dissenso che vedono in particolare nello stop ai permessi umanitari un punto critico del nuovo provvedimento: “L'annullamento della protezione umanitaria è una scelta grave che spinge verso forme di esclusione sociale i migranti più vulnerabili – ha detto il presidente della Comunità Papa Giovanni XXIII Giovanni Paolo Ramonda -. Il sistema di accoglienza e integrazione Sprar è considerato all'estero un'eccellenza italiana. La sua destrutturazione espone il Paese a un aumento dell'irregolarità: il contrario di quel che vuol perseguire il Governo. La giusta necessità di governare in modo sostenibile l'immigrazione non può andare a discapito della dignità, dei diritti e delle libertà delle persone che migrano alla ricerca di una vita migliore”. Nota critica anche dalla ong Medici senza frontiere, dalla quale si esprime “profonda preoccupazione per le misure presentate oggi nel decreto e per il drammatico impatto che rischiano di avere sulla vita e la salute di migliaia di persone oggi presenti sul territorio italiano”. Secondo Msf, il decreto appare orientato a “a smantellare ulteriormente il sistema di accoglienza italiano, già fragile e precario”. Preoccupazione anche dal Centro Astalli, secondo il quale “l’unificazione del Decreto sicurezza e del Decreto immigrazione in un unico testo di legge ci pare fuorviante e sbagliata. Ancora una volta si va a reiterare la nefasta equazione che assimila i problemi di sicurezza interna, come criminalità organizzata e terrorismo, al tema della gestione delle migrazioni e in particolare delle migrazioni forzate, che ben altro sforzo legislativo richiedono in termini di programmazione, gestione e integrazione dei migranti”.

Critiche dell'opposizione

I dissensi sono piovuti anche dai partiti d'opposizione. Per il segretario del Partito democratico, Maurizio Martina, “con il decreto Salvini ci saranno più insicurezza e più clandestinità. Meno diritti e meno doveri. Così il Paese rischia”. Sulla stessa lunghezza d'onda anche il collega dem Emauele Fiano: “La sospensione della richiesta d'asilo prima di una sentenza definitiva produrrà sicure eccezioni di costituzionalità che, al di la dell'obiettivo ricercato, mettono a rischio il sistema della certezza ordinamentale a proposito dei diritti fondamentali. In questo decreto c'è molta propaganda, ma non si vedono i benefici e le soluzioni tanto sbandierate dalla Lega e dal M5S nei mesi della campagna elettorale”. La revisione dell'attribuzione dello Sprar è stata avversata anche dal leader di Possibile, Pippo Civati, per il quale si tratta del “modello migliore per l'accogilenza, quello più partecipato, condiviso e rendicontato, sarà fortemente limitato a favore di una gestione verticistica, meno attenta all'integrazione e più alla detenzione”. Insomma, un provvedimento salutato con soddisfazione dal Cdm, oltre che dal suo autore, ma che va inevitabilmente a sollecitare l'acceso dibattito di politica e società, in attesa di capire se la politica di restrizione sia davvero la giusta soluzione.