Dal Cdm ok alla riforma

Il Consiglio dei ministri ha dato il via libera alla riforma dell'ordinamento penitenziario. Lo ha annunciato il ministro della Giustizia, Andrea Orlando, specificando che “questo non è un provvedimento salva-ladri, uno svuota-carceri: da domani non ci sarà nessun ladro in più in giro”. 

Sicurezza

“Qualcuno – ha aggiunto – tenterà di cavalcare queste paure. Ma da domani non uscirà nessuno dal carcere, da domani un giudice potrà valutare il comportamento del detenuto e ammetterlo a misure che gli consentono di restituire qualcosa di quello che ha tolto alla società“. Il giudice, ha proseguito, “dovrà valutare il comportamento tenuto dal detenuto, se ha studiato, se ha lavorato” e a quel punto, attraverso una diversa modalità della pena con misure alternative al carcere, che prevedono percorsi di lavoro e di servizio sociale, “potrà restituire alla società quello che ha tolto. Si tratta di una misura che punta ad abbattere la recidiva: in Italia spendiamo quasi 3 miliardi l'anno per il trattamento dei detenuti, ma abbiamo una delle recidiva più alte d'Europa”.

Il decreto

Il provvedimento, un decreto attuativo, dà la possibilità di accedere alle misure alternative al carcere anche a chi ha un residuo di pena fino a quattro anni, ma sempre tramite la valutazione del magistrato di sorveglianza. E in ogni caso non estende questa possibilità ai detenuti al 41bis per reati di mafia e quelli per reati di terrorismo. Il decreto attuativo ha avuto il primo via libera preliminare da parte del Consiglio dei ministri il 22 dicembre, poi fu avviato alle Camere per i pareri, non vincolanti, delle commissioni. E in particolare la commissione giustizia del Senato chiese di modificarne il nocciolo duro. Il Cdm avrebbe dovuto riesaminarlo il 22 febbraio, prima delle elezioni, ma ci fu un rinvio. L'esame è quindi slittato ad oggi e sul tavolo del Cdm il testo è arrivato senza le modifiche sostanziali chieste dalla commissione del Senato, ma con modifiche di piccola entità. Ma proprio perché “alcuni interventi sono stati recepiti” il testo dovrà avere un altro passaggio parlamentare. “Le modifiche apportate – ha specificato Orlando – non intaccano la sostanza del provvedimento”. Il testo, ha spiegato Orlando, “potrebbe passare ora alla commissione speciale”. Questa, in ogni caso, “questa è una valutazione che sarà fatta dai Rapporti con il Parlamento”.

Soddisfazione

Soddisfatte le associazioni impegnate nella difficile attività del recupero dei carcerati. “Ci appelliamo al nuovo Parlamento affinché approvi in via definitiva il provvedimento di riforma del carcere: l'Italia ha bisogno non solo della certezza della pena, ma anche della certezza del recupero” ha detto il presidente della Comunità Papa Giovanni XXIII, Giovanni Paolo Ramonda. “La sicurezza vera dei cittadini è garantita dal corretto funzionamento delle carceri – ha sottolineato -. Le persone che hanno sbagliato devono giustamente pagare per i loro errori, ma devono anche essere rieducate. E' quello che facciamo nelle nostre Comunità dove accogliamo carcerati che scontano la pena con misure alternative al carcere. Per chi esce dal carcere la tendenza a commettere di nuovo dei reati, la cosiddetta recidiva, è purtroppo molto alta: tra il 75 e l'80% dei casi. Invece nelle nostre comunità, dove i detenuti sono rieducati attraverso esperienze di servizio ai più deboli, i casi di recidiva sono appena il 15%”. Anche Alessandro Pinna, presidente dell’Isola Solidale, che da oltre 50 anni accoglie detenuti, si è detto “soddisfatto per la riforma“. “Siamo assolutamente convinti che il carcere debba essere una misura non punitiva, ma riabilitativa – ha spiegato – e per questo è importante che venga previsto un percorso di reinserimento sociale per i detenuti. Chi viene da noi, impara nuovamente a relazionarsi con il mondo esterno e molto spesso trova anche una via che possa evitargli di tornare in carcere in futuro, poiché insegniamo loro anche alcuni mestieri, a lavorare in una falegnameria, in un carrozziere o in un orto. Tutto ciò aiuta queste persone a non sentirsi escluse definitivamente, ma accettate, e quindi favorisce il loro definitivo allontanamento dal mondo della delinquenza”.