Cartabia presidente: prima donna a guida della Consulta

La Guardasigilli Marta Cartabia

Sarà Marta Cartabia, nei prossimi nove mesi, a guidare nelle vesti di presidente la Corte costituzionale. La sua nomina è arrivata all'unanimità ma la carica scadrà il 13 settembre 2020, in virtù della sua nomina alla Consulta arrivata nel 2011 dall'allora Presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano, decisiva in quanto l'ufficio di giudice costituzionale ha un limite di nove anni. La nomina di Marta Cartabia, a ogni modo, seppur di breve durata avrà comunque una portata storica, in quanto prima donna al vertice della Corte costituzionale. Una prima volta importante, di cui la neo-presidente è perfettamente consapevole: “Ho rotto un cristallo, spero di fare da apripista. Spero di poter dire in futuro, come ha fatto la neopremier finlandese, che anche da noi età e sesso non contano. Perché in Italia ancora un po' contano”.

Carriera di alto livello

Del resto il nome di Cartabia, 56enne docente di Diritto della Bocconi di Milano e con esperienze di insegnamento in atenei di prestigio anche all'estero, era circolato anche l'estate scorsa quando, in piena crisi di governo, si era parlato di lei come possibile premier di un governo che, in caso, sarebbe stato istituito per portare l'Italia alle elezioni. Qualora si fosse concretizzata, la sua nomina avrebbe costituito un unicum nella storia della Repubblica italiana, che mai ha avuto una donna come presidente del Consiglio. In precedenza, di lei si era parlato come possibile ministro del governo Cottarelli (durante i concitati giorni che portarono al Conte I) e, in seguito, addirittura come possibile futuro Presidente della Repubblica. Fra le molte personalità a congratularsi con lei, anche il segretario di Stato Vaticano, il cardinal Pietro Parolin, che ha assicurato le sue” preghiere per Marta Cartabia, nominata a un compito di grande responsabilità”. Sul piano giuridico, la nuova presidente della Consulta ha legato il suo nome, in veste di relatrice, a importanti sentenze, non ultima quella su Ilva e sui vaccini, rivestendo peraltro a livello europeo ruoli in organismi quali l'Agenzia dei diritti fondamentali della Ue di Vienna.