Boccia apre a un appoggio esterno al M5S

Da Leuca alla Capitanata, gli ultimi giorni di campagna elettorale per Francesco Boccia sono una corsa contro il tempo su e giù per la Puglia. Il deputato del Pd, presidente della Commissione Bilancio della Camera, si candida nel collegio plurinominale del Salento.

Ha un saldo legame con questa terra. Originario di Bisceglie, è stato commissario liquidatore del Comune di Taranto e da parlamentare ha vissuto in prima persona la controversia sul Tap a San Foca. Sui temi del diritto alla salute, Boccia difende la posizione della Regione Puglia, talvolta in disaccordo con il Governo. Nell’intervista a In Terris che segue, ha parlato anche di lavoro, web tax e possibili convergenze post-voto.

On. Boccia, all’inizio della campagna elettorale lei ha fissato un grande obiettivo: il lavoro. Cosa bisogna ancora fare per rilanciare l’occupazione?
“Va ridotto il costo fiscale del lavoro. Tanto è già stato fatto nella scorsa legislatura. Penso alla cancellazione dell’Irap sul lavoro, che sembrava una chimera: ha portato ad un risparmio secco per tutte le imprese. Penso all’esonero contributivo per i nuovi assunti, che ha fatto risparmiare alle aziende 8.060euro di costo annuale di contributi su ogni lavoratore. I numeri testimoniano la bontà di queste misure: le assunzioni sono aumentate. Ma va fatto ancora tanto: nel programma del centrosinistra c’è la decontribuzione non solo per i neoassunti, l’obiettivo è ridurre il cuneo fiscale di 8mila euro l’anno, per dirottarne 2mila direttamente in busta paga. Del resto il problema che abbiamo, rispetto alla Germania, è che il lavoro lordo ci costa tanto e i salari netti sono ancora bassi”.

Un altro problema è la penuria di assunzioni stabili. Cosa va fatto in questo senso?
“Questa operazione di riduzione del costo fiscale del lavoro va fatta esclusivamente per i contratti a tutele crescenti, a tempo indeterminato. Mentre i contratti a termine devono costare di più. Quando si innesca questo meccanismo, gradualmente il mercato del lavoro si stabilizza”.

A proposito di lavoro, nel suo territorio continua ad esserci il nodo Ilva. A suo avviso ad oggi esistono le condizioni per produrre senza inquinare?
“C’è un dato inconfutabile: le risorse utilizzabili per le bonifiche, non sono né del Governo italiano né dell’ArcelorMittal (acquirenti dell’Ilva, ndr). Si tratta piuttosto di soldi fatti rientrare in Italia dalla Svizzera grazie alle procure della Repubblica, come effetto di un patteggiamento in un processo. Ricordo che quei soldi vanno anche utilizzati per rimborsare le famiglie che si sono costituite parte civile, che hanno avuto magari figli piccoli ammalarsi di tumore. E c’è ancora chi nega che a Taranto ci sia stato un disastro ambientale… Noi vogliamo che venga tutelato al 100% il diritto alla salute. Chi pontifica sull’Ilva spesso abita tra Viale Parioli e Via Condotti, a Roma, mentre io e il governatore Emiliano siamo nati, cresciuti e viviamo in questo territorio. Pertanto su questo tema della tutela della salute non arretriamo di un centimetro. Vuole che le dica qual è il nodo della questione?”.

Prego…
“La Regione Puglia guardava con attenzione all’interesse della cordata di AcciaItalia (formata da Jindal, Del Vecchio, Cassa depositi e prestiti e Arvedi) per l’acquisto dell’Ilva, perché metteva in discussione la dittatura del carbone. Ma l’Ilva è stata assegnata ad ArcelorMittal. Ora, lo Stato chiede agli acquirenti di ipotizzare la produzione di acciaio oltre il carbone da qui a dieci anni oppure no? Questo è il nodo di fondo. Il lavoro si difende ispirandosi a un’industria socio-sostenibile. La Puglia è una terra che non è abituata ad abbassare la testa. L’Ilva la vogliamo, ma alle nostre condizioni. Per questo ritengo sia stato giusto il ricorso al Tar del governatore Emiliano”.

Non solo l’ambiente, ma anche questioni di tipo geologico e sismico vengono agitate da chi si oppone al Tap. Qual è la sua posizione su questo gasdotto?
“Io e il governatore Emiliano non ci opponiamo al Tap. Ci opponiamo alla scelta dell’approdo del gasdotto. Si poteva spostare di circa 30 chilometri, ad esempio nella zona industriale di Brindisi. San Foca è un paradiso terrestre che va tutelato. Tant’è che da presidente di Commissione, ho bocciato l’emendamento che avrebbe trasformato il cantiere in una zona militarizzata, attirando così i black bloc”.

Si farà promotore della web tax nella prossima legislatura?
“Certo”.

La misura è stata finora accantonata…
“Ricordo che nel semestre di presidenza italiana dell’Unione europea, è iniziato un percorso sull’equità fiscale dei colossi del web che ha visto l’Italia fare da apripista. Noi oggi abbiamo la mia legge sull’opzione volontaria e sulla stabile organizzazione, per cui multinazionali del web stanno allineando la loro condizione fiscale a quella che vige in Italia. La web tax è un ulteriore tassello, non una tassa aggiuntiva, ma l’estensione del modello fiscale delle piccole imprese alle multinazionali del web. Ricordo che, guarda caso, da parte del M5S c’è il più assoluto silenzio sul tema dell’equità fiscale dei colossi del web”.

Più di qualcuno avverte un clima da grande coalizione in questa campagna elettorale. Secondo lei quanto è concreta questa ipotesi?
“Il centrodestra è l’unione di tre-quattro partiti che non può raggiungere la maggioranza assoluta, ma solo quella relativa. Per governare avrebbe dunque bisogno di allearsi con il Pd, ipotesi che io tuttavia escludo. Quindi in questi giorni siamo impegnati pancia a terra per far aumentare il consenso al centrosinistra e garantire al Paese una condizione di governabilità”.

E il M5S?
“Non escluderei l’appoggio esterno a chi avesse i numeri per governare, ciò consentirebbe al Pd di rimanere compatto e di mettere alla prova il Governo: nel momento in cui dovessimo trovarci in disaccordo, avremmo la possibilità di farlo cadere. Io lo dico chiaramente: preferisco dare un appoggio esterno al M5S piuttosto che a una destra così”.