Aumentano gli jihadisti in Italia

Gli stranieri espulsi dall'Italia per motivi riguardanti i rischi del terrorismo sono sempre di più. Il numero è nettamente maggiore a quello di tutti i Paesi dell'Unione europea. Nel 2018 la media è salita a dieci soggetti espulsi ogni mese (rispetto agli 8 al mese del 2017). Dal 2018 fino ad oggi sono stati 105 i provvedimenti presi dal Ministero dell'Interno, le Prefetture e le autorità giudiziaria, raggiungendo quota 340 negli ultimi tre anni. Si tratta soprattutto di maghrebini – marocchini, tunisini ed egiziani -, a seguire pachistani, afghani e persone provenienti dalle regioni balcaniche. I soggetti colpiti dal provvedimento di espulsione erano stati 105 nel 2017, nel 2016 erano state 66. Stesso numero nel 2015. Il 3% delle persone straniere colpite in Italia da provvedimento di espulsione per motivi di sicurezza riguardanti i rischi del terrorismo non viene rimpatriato nel proprio Paese e resta in Italia. Questi soggetti restano comunque costantemente monitorati nel nostro Paese. Si tratta soprattutto di persone originarie di Paesi considerati “non collaborativi” oppure dove sono presenti scenari di guerra, come Niger, Nigeria, Eritrea e Somalia.

Secondo gli investigatori, c'è da tenere un'attenzione alta tra i giovanissimi, dove si insinua il rischio del contagio jihadista. Così i servizi di intelligence del dipartimento antiterrorismo sono in costante contatto con i vari uffici Digos anche per ricevere informazioni e denunce da parte dei dirigenti scolastici degli istituti sulla segnalazione di eventuali comportamenti deviati da parte degli studenti. Scuola, ma anche carcere. Feste e piccoli banchetti da parte di alcuni estremisti islamici sarebbero state organizzate nelle carceri italiane, dopo le notizie degli attentati in Europa. E' il fenomeno su cui continua a concentrarsi l'intelligence dell'antiterrorismo, che monitora alcuni soggetti per individuare persone radicalizzate e sospetti jihadisti. Per gli investigatori italiani, le carceri restano uno dei maggiori focolai per gli estremisti, perché sono il luogo sociale dove si verifica il maggiore numero di scambio di informazioni tra le persone esposte al rischio di radicalizzazione. E' sempre in carcere che molti radicalizzati vengono a contatto e in casi sporadici creano rapporti con esponenti della criminalità organizza, ma finora non è emerso nessun collegamento tra mafie e terrorismo islamico.