Acqua alta a Venezia: che fine ha fatto il Mose?

Cinque miliardi e 493 milioni. È quanto è costato fino ad oggi il Mose, la “grande incompiuta” che avrebbe dovuto salvare la Laguna di Venezia dall'acqua alta e che, al contrario, non ha fermato l'innalzamento del mare dovuto alle violente precipitazioni dei giorni scorsi. Una “storia all'italiana”, iniziata il 29 novembre 1984, quando una Legge Speciale per Venezia dà inizio alla costruzione dell'opera con un pool di imprese riunite sotto il Consorzio Venezia Nuova.

La vicenda

Le risorse per la realizzazione dell'opera sono arrivate ma, a fronte dei miliardi investiti, l'acqua di Venezia ha anche celato un fiume di tangenti. Il caso emerge il 28 febbraio 2013 con l'arresto per frode fiscale di Piergiorgio Baita, amministratore di una delle imprese del Consorzio, la Mantovani. L'interrogatorio di Baita innesca una reazione a catena che la città viene travolta da uno tsunami politico-istituzionale: si svelano, così, i nomi quella che è stata una vera e propria fucina volta ad accaparrarsi finanziamenti a suon di mazzette. I vertici del Consorzio sono tutti indagati e nel 2014 l'allora presidente dell'Autorità Anticorruzione Raffaele Cantone propone il Commissariamento del Consorzio. I lavori proseguono e, stando ad alcune stime, saranno ultimati nel 2021. Intanto, la Serenissima non riesce a far fronte ai bruschi cambiamenti climatici che impattano sulla città, che fra il caso delle “grandi navi” e il fenomeno “acqua alta” sempre più frequente e inarrestabile, rischia di essere sempre più vulnerabile. Se fosse stato in funzione, il Mose avrebbe circoscritto i danni arrecati dall'alluvione del 12 novembre scorso. Questa mattina, il presidente del Consiglio Giuseppe Conte ha ricordato: “Il Mose è un'opera su cui ormai sono stati spesi tantissimi soldi ed è in dirittura finale, ora va completata e poi manutenuta. Il commissario straordinario è già stato designato”. A proposito di Mose, il ministro delle Infrastrutture Paola De Micheli ha indicato nella figura dell'architetto Elisabetta Spitz il potenziale supercommissario che avrà il compito di traghettare l'opera verso il 30 giugno, giorno in cui dovrebbe iniziare la gestione ordinaria. Per l'approvazione definitiva servirà l'ok del presidente della Regione, Luca Zaia.

Trefiletti: “Agire subito”

Dott. Trefiletti, lei è Presidente del Centro Consumatori. Da un punto di vista 'economico' il caso Mose potrebbe essere visto come il fallimento del rapporto di fiducia fra investimenti e consumo. Cosa ne pensa lei?
“Al di là delle ingenti risorse, che sono tante – oltre cinque miliardi – ci sono due questioni da affrontare. La prima è che si spendono soldi, ma le cose continuano a non funzionare: il Mose, con le sue mancate risposte positive sino ad oggi, ne è un esempio concreto. La seconda questione riguarda la sfera politica ed istituzionale: il Mose avrebbe dovuto proteggere la cittadinanza e invece è servito a tangenti che hanno alimentato quelli che sarebbero dovuti essere i 'nostri responsabili'”.

Di chi è la responsabilità di tutto ciò?
“È difficile dare il nome e circoscrivere le responsabilità, perché sono vaste e diffuse. La cosa che più mi indigna è il numero delle tangenti a fronte delle ingenti spese per costruire l'opera. Ma oggi l'emergenza di Venezia esige risposte da dare ai veneziani il prima possibile, perché l'acqua alta venga fermata in tempo, mentre credo sia opportuno riflettere sul fatto che gli investimenti statali vadano in progetti 'giusti' non opere faraoniche, che lasciano il tempo che trovano”.