40 anni dalla missione di solidarietà nel Sud est asiatico

Pagine che valgono come la testimonianza delle onde di solidarietà che hanno attraversato un mare in guerra. Il 4 luglio 1979 scrive sul diario di bordo il maersciallo Pasqualino Marsicano, imbarcato sull'Adrea Doria: “Perché siamo partiti? Perché ci hanno mandato quaggiù? Perché tutto così in fretta e proprio noi militari? Ora siamo qui a navigare verso l'Estremo Oriente. Sembra un romanzo di spionaggio”. Ogni sera il maresciallo disegna con una penna blu una rudimentale cartina di Europa e Asia, tracciando sulla carta il tragitto della piccola flotta. E' uno dei pochi che annota tutti gli avvenimenti di quei giorni, senza la retorica di ufficiali e giornali, ma con empatia e sincerità. Una foto diventa simbolo di quell'impresa di quarant'anni fa: un bimbo vietnamita lanciato sul gommone dell'Andrea Doria. 

In fuga dal regime-gulag

“Le tv in quei giorni drammatici mandavano le immagini di migliaia di civili vietnamiti scappati dal regime comunista di Hanoi, che stava trasformando il paese in un gigantesco gulag- rievoca il Sole 24 ore-. Queste persone, uomini, anziani, donne e bambini, respinti dagli stati confinanti, aggrappati a scialuppe fradice, sbattuti tra le onde del Mar Cinese Meridionale, in preda a burrasche e pirati, sono passati alla storia come boat people”. Era il 1979, nei mari del sud est asiatico percorsi in lungo e in largo dalla ammiraglia della Marina militare, l'incrociatore Andrea Doria in missione umanitaria nell'Oceano Indiano. Il primo piccolo profugo assistito dalla Marina militare italiana non ha nome, ma quell'equipaggio ricorderà per sempre quanto e' successo il 27 luglio 1979. Missione Vietnam: 40 anni fa il salvataggio dei “boat people”.

907 profughi salvati

Il governo Andreotti decide l'invio di tre navi verso il Golfo del Siam: gli incrociatori Vittorio Veneto e Andrea Doria e la nave appoggio Stromboli. Alla fine vengono tratti in salvo 907 profughi. È la fine di un incubo grazie a uno sforzo collettivo che resta forse un caso unico nella storia d'Italia per modalità e rapidità di esecuzione. Il 4 luglio 1979 l'Andrea Doria della Marina militare italiana salpa dalla Spezia. Un lungo viaggio tra il Mediterraneo e l'Oceano Indiano, le giornate che passano tra delfini e pesci volanti che finiscono sul ponte della grande nave. Il rifornimento a Singapore e poi, da li', insieme all'incrociatore Vittorio Veneto e alla nave appoggio Stromboli, i marinai italiani partono per la vera missione: salvare i profughi in fuga dopo l'invasione vietcong del Vietnam del sud. L'Andrea Doria scandaglia per giorni i mari del sud est asiatico in cerca dei profughi. Il 27 luglio il comando capta il messaggio in morse di una petroliera: e' stata avvistata una barca a motore piena di profughi vicino a una piattaforma petrolifera. Gli esuli vietnamiti la usano come base, perche' da giorni non trovano attracco. Scampati ai tifoni e ai pirati, evitati dalle navi che incrociano, respinti alle coste.

Come gusci di noce

E' pomeriggio inoltrato quando l'Andrea Doria avvista la prima imbarcazione che a confronto del grande incrociatore sembra un guscio di noce. Trenta, quaranta persone stipate, affamate, disidratate. Gli italiani calano in mare un gommone con un interprete che spieghi a quella povera gente che potranno ricevere aiuto, che saranno portati in salvo in Italia. Il mare e' forza 4, le onde sono gigantesche, il gommone che rischia di ribaltarsi viene allontanato dal motoscafo. Allora una donna vietnamita prende il bimbo che ha con se' e lo lancia sul gommone. Una storia lontana eppure simile a tante altre. Trent'anni dopo, Haiti: un terremoto catastrofico di magnitudo 7 Mercalli con epicentro localizzato vicino a Port au Prince, evidenzia l'AnsaOltre 200 mila morti, persone che hanno perso tutto. La macchina dei soccorsi si mette in moto immediatamente. Il 19 gennaio salpa dallo stabilimento Fincantieri del Muggiano la portaerei Cavour, l'ammiraglia della Marina militare italiana, con a bordo scorte alimentari, materiale sanitario, farmaci, prefabbricati, generatori, mezzi militari, personale esperto pronto ad intervenire e una zona ospedaliera di 400 metri quadrati, con 37 sanitari appartenenti a tutte le forze armate e attrezzature all'avanguardia. Tra i generi alimentari c'e' una tonnellata di biscotti. Sono per i bambini di Haiti. I loro occhi non lasceranno mai piu' il cuore dei marinai della Cavour.