Zampino russo nei gilet gialli, il sospetto di Kiev

Senza neanche scaturire più clamore, nei giorni scorsi i circuiti mediatici internazionali hanno diffuso la notizia del possibile ennesimo zampino russo nella rivolta dei gilet gialli che sta da giorni sconvolgendo Parigi. I servizi segreti stanno attualmente indagando sulla questione, come annunciato dal Ministro degli Esteri Jean-Yves Le Drian, che si è rifiutato di aggiungere dettagli e di commentare le suddette circostanze, in attesa di un responso certo da parte degli organi preposti alle indagini. Secondo quanto accertato da diverse testate, ad allertare Parigi di una possibile ingerenza russa nella questione “gilet gialli” è stato direttamente l’Sbu (i servizi segreti ucraini), sulla base della documentazione fotografica raccolta durante le veementi proteste parigine. Secondo Kiev, le autorità russe starebbero ancora una volta utilizzando dei metodi ibridi al fine di destabilizzare i Paesi dell’Unione Europea attraverso un ingente flusso di informazioni false ed opinioni pilotate provenienti da circa 600 profili Twitter falsati e gestiti da un’unica agenzia dal nome “Alliance for Securing Democracy”: i suddetti profili, da tempo schedati come sostenitori delle posizioni del Cremlino, hanno improvvisamente concentrato la loro attenzione sulla Francia, utilizzando il blocco l’hashtag #giletsjaunes.

I servizi segreti ucraini, tramite la loro pagina Facebook, hanno pubblicato la “motivazione” della loro  segnalazione: nel bel mezzo delle proteste sarebbero stati fotografati due profili già noti ai servizi di Kiev e, soprattutto, al collettivo hacker ucraino Mirotvorec’ (i “costruttori di pace”). “Il Cremlino fa uso di metodi sporchi per distruggere la stabilità europea, la quale è vista come una minaccia” ha affermato senza mezzi termini il capo dell’SBU, Vasyl Hrytsak. Dietro alcuni insospettabili e pacifici dimostranti, secondo Kiev, si nasconderebbero i veri ispiratori dell’intera rivolta che ha già costretto il governo e il presidente Macron a prendere in considerazione diverse richieste dei manifestanti. Ad attirare l’attenzione, una foto pubblicata sui social direttamente da parte dei due interessati, in posa con la bandiera dell’Autoproclamata Repubblica Popolare di Doneck (DNR) nel bel mezzo dei “moti” parigini. Si tratta dei cittadini francesi Fabrice Sorlin e Xavier Moreau. Il primo è membro del “centro studi internazionale Katekon”, guidato dal politico russo Konstantin Malofeev. Il suddetto centro studi annovererebbe all’interno del suo board il consulente del Presidente russo Putin, Sergej Glaz’ev, nonché il famoso “profeta” del movimento eurasista, l’intellettuale Aleksandr Dugin, spesso ed -è bene sottolinearlo- erroneamente associato al numero uno del Cremlino in qualità di suo mentore e “coscienza”. Il secondo, invece, è indicato dall’Sbu come “fake observer” nelle elezioni tenutesi nella Dnr, a lungo residente in Russia, fondatore del Centro di Analisi Strategiche StratPol, nonché funzionario della Ong “East France – Solidarity Donbass”, associata ai servizi di Mosca.

La relazione presentata da Kiev ha sollevato i numerosi sospetti dei servizi francesi, che hanno immediatamente aperto le procedure di indagine. I due transalpini sarebbero legati a doppio filo con le principali “quinte colonne” russe in terra francese. Oltre l’evidenza della bandiera della Dnr, però, non vi è al momento alcuna prova di un diretto coinvolgimento (nonché di un diretto coordinamento) delle suddette associazioni nell’organizzazione delle proteste e delle relative violenze. In Russia la vicenda arriva un po' in sordina, con un’opinione pubblica oramai fin troppo abituata a vedere il proprio Paese accusato di diverse modalità di interferenza negli affari riguardanti la stabilità di Ue ed Usa: dal caso Skripal’ fino alle elezioni americane che hanno fatto Donald Trump Presidente e che hanno indubbiamente aperto una nuova fase di equilibri/squilibri politici a livello internazionale. Con notevole interesse, però, vengono seguite le proteste francesi dai circuiti mediatici russi. I disordini parigini non hanno lasciato per nulla indifferenti l’intelligencija russa, sempre molto suscettibile a qualsiasi tendenza “rivoluzionaria”. A tal proposito, fanno riflettere le riflessioni che l’intellettuale e scrittore Eduard Limonov ha rilasciato nel merito del rapporto Francia-Europa all’agenzia russa Regnum: “Il Presidente francese Macron non ha un vero e proprio progetto in serbo per la Francia. Egli ha utilizzato a mò di pegno il suo Paese ed il suo popolo per salvaguardare il suo futuro europeo, come suo contributo all’unione tra Francia e Germania. Ha trascurato i suoi connazionali in nome della gloria e del destino europeo. E così i suoi connazionali si sono levati contro di lui”. Indubbiamente a Mosca sono in molti ad aspettarsi un’auspicata inversione di rotta dei rapporti bilaterali franco-russi, ancora pesantemente in stallo dopo la vicenda della portaerei Mistral di qualche anno fa e alla misteriosa morte avvenuta a Mosca nel 2014 dell’allora Presidente della compagnia petrolifera transalpina Total, Christophe De Margerie.