Violenza: i veri responsabili

Dopo il rispettoso silenzio a fronte al dolore delle vittime direttamente coinvolte dall'orrore dei fatti di cronaca di Macerata e Milano, e della grande sofferenza collettiva che questi hanno procurato, è necessaria una seria riflessione che urge di fronte al moltiplicarsi di episodi di violenza così sconcertanti.

Forte è il bisogno fare una riflessione più profonda e vera di ciò che accade superando il bieco can can elettorale di coloro che strumentalizzano la migrazione, seminando odiose associazioni tra migranti e crimini con “barbare” argomentazioni e narrazioni che rivoltano alle coscienze. Ciò che ci interpella davvero è questa violenza, questo risveglio del razzismo, è questa concezione di una giustizia vendicativa che erode dal basso i nostri valori costituzionali e verso la quale le istituzioni stentano ad adottare nuove visioni strategiche di prevenzione e contrasto.

Ci troviamo di fronte ad una situazione in cui, purtroppo, non si affronta con il giusto peso la indifferibile necessità delle istituzioni di trasmettere fiducia e stimoli, di incoraggiare la capacità dell’individuo a trasformare le situazioni logoranti, i cambiamenti, i disastri anche scolastici, in opportunità di crescita e di sviluppo personale; questo porta a delle conseguenze deleterie.

Molte persone non sono più attrezzate a spezzare una visione, piccola, chiusa, oscura, irrazionale egoistica ed egocentrica della vita, dell’essere umano, del vivere insieme, non sono più capaci nella difficoltà di sentirsi parte dell’universo e dell'unica famiglia umana, sentendosi nello stesso tempo vittime e padroni dell’universo.

Ogni paura si rafforza inconsciamente ed emotivamente fino a sfociare nella diffidenza, nell'intolleranza, nella rabbia e offrendo terreno facile al razzismo e alla xenofobia, e sciaguratamente il fatto che parte della stessa politica usi in maniera spregiudicata questa vulnerabilità generalizzata appare ancor più esecrabile. Finchè i nostri governi ed i nostri referenti istituzionali non saranno capaci di raccogliere dalla società, tutti quei frammenti di pace – patrimonio già di tanta parte del popolo italiano – tutte quelle esperienze – aperte ad un mondo amico, buono, solidale e libero dalla paura- e assieme a queste avviare nuove visioni collaborative per una seria strategia di mantenimento e costruzione della Pace positiva, i germi e i rigurgiti di violenza, vendette e razzismo continueranno a vivere indisturbati. 

Il Paese deve diventare al più presto un vero custode della resilienza del popolo Italiano, in sede nazionale ed internazionale. La sfida più vera è quella di affiancare ai consueti strumenti legislativi, esecutivi e amministrativi nuovi referenti istituzionali per un'azione più radicale di cambiamento, solo così si farà anche una vera prevenzione di quella criminalità che deriva da conflittualità e paure mal gestite, nella famiglia, nella scuola, nella società.

E' giunto il tempo di che si nomini un Ministro della Pace nella prossima legislatura. Un Ministero della Pace per gestire i conflitti sociali per promuovere la difesa civile, educare alla resilienza e nonviolenza, attuare politiche di disarmo. Sarà sempre troppo tardi quando finalmente si romperà questo tabù politico. Bisogna dar atto che finalmente qualcuno dei partiti in corsa ha avuto questo coraggio e auspico che anche a programmi elettorali già fatti siano tante e tanti i candidati e le parti politiche a far propria questa audace proposta. 

Il Paese ha bisogno urgente della nonviolenza come stile di una politica di Pace e di un Ministro che ne sappia essere la cabina di regia nel Paese, spalla a spalla con quella parte migliore dell'Italia che sa offrire tutta la sua esperienza strategica e positiva.