Vale la pena costruire una nuova Europa

Il 26 maggio si vota per il rinnovo del Parlamento europeo, ma si arriva a questo appuntamento con molti dubbi, con una certa apatia, con sfiducia nelle Istituzioni e nella politica in generale. E’ quella crisi della rappresentanza che sempre più crea distacco tra politica e cittadini, affievolisce quel sano protagonismo rappresentativo che è parte della democrazia. Forse la riflessione deve proprio partire dall’uomo, da quell’incapacità ormai cronica di mettere la persona al centro, anche dell’azione politica. Quel vuoto etico e sociale che ha caratterizzato grandi fette dell’azione politica, che ha preferito la tutela di interessi particolari rispetto a quelli comunitari.

Questo inverno etico ha investito ancor di più i giovani. Proprio coloro i quali avrebbero dovuto spingere sull’acceleratore con una naturale voglia di protagonismo sembrano distanti, sono stati allontanati. Proprio loro, i più grandi consumatori di Europa, che dovrebbero viverla maggiormente e pienamente, attraversandola e contaminandola, rischiano di rimanerne distaccati, tra l’osservazione e l’apatia. Alla base l’incertezza. Questi giovani, così come I loro predecessori, hanno una forte domanda di stabilità e di futuro ma ricevono troppo spesso precarietà e poca considerazione. Troppo spesso a fronte di una domanda di protagonismo si è risposto con strumentalizzazioni. Al dialogo con l’approssimazione. I giovani, fanno fatica a comprendere un’Europa dei populismi, delle contrapposizioni, dei “muri”, mentre la loro indole li porta a volere la felicità, la fratellanza, la tolleranza. Sono nati nella Pace dell’Europa e faticano nel respirare aria d’intolleranza.

E’ il momento di ricostruire una relazione fiduciaria con il futuro, dando ai giovani ruolo e dignità, rappresentanza e spazio. E’ necessario che l’Europa parli ai giovani, che queste elezioni europee puntino sui loro temi e bisogni, che sono quelli di tutti, per appassionarli ad una vita bella e vera. E’ lo spazio di protagonismo che meritano ad allontanarli dal flagello delle dipendenze, a coinvolgerli nel superamento di una “società liquida”. Va interrotto quel processo di mercificazione sociale per il quale il denaro diventa il medium per eccellenza, valore di scambio per ogni cosa e anche della persona, con il terrificante e progressivo incremento delle moderne schiavitù che opprimono e distruggono proprio le categorie di persone più vulnerabili. E i giovani, a volte, si sentono vulnerabili perché “i vecchi” non riconoscono loro la forza di essere. L’attenzione che i giovani hanno mostrato per il contrasto al cambiamento climatico è una delle leve più importanti da cui partire, impone a loro ed a tutti noi un serio impegno non più procrastinabile per garantire un futuro al nostro pianeta e alle nuove generazioni.

Mi colpiscono alcuni pensieri dei giovani: “Sogno un'Europa che accolga, in cui siano rispettati i diritti di tutti e che prenda parte attiva contro le guerre” (Paola). “Porto il mio punto di vista sul rapporto fra persone che arrivano in Europa da altri paesi e costruiscono percorsi di vita e professionali” (Philipos). “Adoro il confronto, mi permette di imparare sempre qualcosa di nuovo; credo fermamente nell’idea che ciascuno di noi abbia il dovere di informarsi per avere una propria idea consapevole!” (Natascia) “Il sapere serve solo per darlo” (Agatino) “Comincio ogni mia giornata con una “battaglia”, guardandomi allo specchio e con la speranza di non arrossire. Perché? Bisogna combattere sempre per ciò in cui si crede. La mia guerra, mai violenta, è per l'educazione, il rispetto, il confronto. Ritengo che un giovane, intanto, abbia il dovere di dare. Poi si vedrà. Mio padre dice che il tempo è galantuomo e che prima o dopo ti rende ciò che ti deve; voglio credergli! (Luigi). Vale la pena costruire una nuova Europa, per loro, per noi.