Una tomba per i figli mai nati

La perdita di un figlio prima di nascere rappresenta sempre un trauma. E' un evento inaspettato, innaturale che in genere si verifica im modo repentino. Rappresenta la frattura di un percorso di vita altrimenti destinato a durare per numerosi decenni.

Seppur morto allo stadio di embrione o feto umano, ne resta un'anima immortale, destinata alla vita eterna. Già sant'Agostino nel V secolo, pur teorizzando l'esistenza del Limbo, sosteneva che fossero destinati alla resurrezione dai morti. Specificava inoltre che non risorgeranno nell'esigua dimensione del corpo con cui sono morti ma nell'età e nel bell'aspetto giovanile che avrebbero raggiunto vivendo nella piena età del Cristo.
Tuttavia, non essendo ancora entrati a far parte ufficialmente della schiera dei nati, diventa più difficile considerarli allo stesso modo degli altri.

Sono i genitori, in particolare la madre, a sentire in sé e su di sé l'appartenenza e la responsabilità verso il figlio appena concepito. La necessità di proteggerlo da un mondo pieno di insidie. Da norme e prassi che ne favoriscono in ogni modo la soppressione, passata dalla categoria del delitto a quella del diritto, talvolta presentata addirittura come dovere dei genitori nei confronti del figlio disabile o malato, oppure concepito in condizioni non ottimali o in un contesto famigliare problematico.

Questo clima rende difficile l'accoglienza e l'accompagnamento di una madre che ha perso il proprio figlio durante la gravidanza. Si tratta di un vero e proprio lutto, ormai riconosciuto dagli psicologi come paragonabile a quello di un figlio già nato.

Il percorso ospedaliero avviene in genere molto frettolosamente. Viene provocata l'espulsione del feto e rapidamente dimessa la donna con un arrivederci alla prossima gravidanza.  I due genitori se ne tornano a casa senza il figlio, ancora traumatizzati da una notizia ricevuta solo poche ore o pochi giorni prima. E' quando prendono coscienza della realtà che si chiedono: “Dove sarà ora? Dove lo avranno messo?” A chi ha il coraggio di chiedere o informarsi la risposta è particolarmente triste: “Fra i rifiuti dell'ospedale“.

Eppure la legge, il Dpr 285/1990, sancisce il diritto dei parenti di poter occuparsi direttamente della sepoltura, senza alcun vincolo di aver raggiunto una qualche settimana di gravidanza, di fatto dal suo inizio. Peccato che raramente ne siano informati. Così trascorrono veloci le 24 ore previste per poterne fare richiesta.
La Chiesa si è espressa chiaramente sul tema nei documenti Donum Vitae del 1987 e Dignitas Personae del 2008 precisando che “I cadaveri di embrioni o feti umani, volontariamente abortiti o non, devono essere rispettati come le spoglie degli altri esseri umani“.

Questo gesto, ancora poco conosciuto e ancor meno praticato, sta però riscuotendo un crescente interesse, sia fra i genitori in lutto che nelle amministrazioni pubbliche. I genitori ne riescono così ad esplicitare e collettivizzare il dolore, a realizzare un ultimo gesto per quel figlio, a dare un volto a quel figlio e un luogo dove piangerlo. Diversamente la sofferenza resta repressa, schiacciata dentro, quindi più difficilmente rielaborabile e superabile.

E' recentissimo il provvedimento della regione Veneto che, seguendo l'esempio della Lombardia, ha scelto di finanziare la sepoltura di tutti i feti abortiti, indipendentemente dall'età gestazionale. Come già nelle regioni Campania e Marche tale procedura è preceduta da una specifica informazione dei genitori cui viene data la priorità nell'occuparsene.

Numerose sono anche le associazioni che sostengono questo percorso, non sempre di ispirazione cristiana. Don Oreste Benzi è stato uno dei primi, nel 1999 a celebrare il funerale di un bimbo abortito. Si trattava del figlio di una signora con problemi di schizofrenia. Espulso in modo spontaneo a 19 settimane di gestazione e battezzato dall'ostetrica durante il suo unico respiro. La Comunità Papa Giovanni XXIII accompagna le coppie che a lei si rivolgono attraverso ul numero verde 800 035 036 per ottenere questo diritto.