Un vaccino contro il razzismo

L’uccisione di Emmanuel Chidi Namdi lascia sgomenti e apre di nuovo interrogativi che come uncini pendono sulle nostre coscienze proprio perché è bene ricordarsi che violenti e razzisti non si nasce ma si diventa. La pratica della violenza è un virus oscuro e maligno che solo una società con anticorpi robusti sa arginare e debellare.

La violenza tra tifoserie, di cui fa parte Amedeo Mancini, ricorda tristemente lo schema di ogni guerra, fazioni l’una contro l’altra. L’orrore subito e respirato in Nigeria da Emmanuel e sua moglie Chinyery è figlio di quello stesso “ceppo virulento” nutrito e fomentato. La morte di Emmanuel a Fermo ed il dolore di sua moglie ne sono il tragico prodotto.

La triste verità è che molte pulsioni violente pervadono non solo paesi lontani ma anche la nostra società italiana; i pericolosi arretramenti globali rispetto ai livelli di civiltà coinvolgono anche noi e non potrebbe più essere diversamente. Con grande amarezza non si può non constatare come anche in Italia abbiamo avuto negli ultimi anni un pericoloso abbassamento della guardia con trasudante aggressività in ogni luogo, nel linguaggio, nei talk show, nella pubblicità, nel web, nello sport e ciò che peggio pare, nella politica.

Un processo di corrosione per stillicidio attraverso la costante ricerca di effetti protagonistici, ricerca dell’eccitazione sfrenata, del successo ”facile”, di bisogno di sfogo, di argomentare ‘bava alla bocca’, che spesso trasforma nella percezione, l’illegalità in legalità, e ciò ch’era ritenuto immorale in “nuova macchiavellica amoralità eversiva”; la personalità dei nostri giovani resta schiacciata da un’anonimato insopportabile, irretita dalla televisione, dal web e dagli esempi che la società gli propone,una società in cui istituzioni fondamentali hanno perso la loro forza morale, lasciando i giovani senza una guida, disorientati e persi, privi di orientamento morale e di fiducia.

“Hate speech” e “Hate crimes”, la violenza di genere, ed anche il reclutamento terroristico e stragista, sono tutti figli dello stesso mostro che spesso passa per il fascino perverso dell’evasione da un’ordinarietà che rischia di non essere degna di nota. Ognuno di noi è in grado di imparare qualsiasi cosa, che sia il meglio oppure il peggio.

E’ imprescindibile una salda condanna e una ferma repressione dei crimini con l’aggravante della motivazione razzista, che a dir la verità in molti casi (per la non proprio felice espressione di legge) non ha avuto un’applicazione in sede giurisprudenziale con quel riscontro che si sperava.

Segno fondamentale e importante sono state le tante voci istituzionali che in questi giorni si sono unite solidali al dolore di Chinyerye. Non dobbiamo infatti scordare ciò che la storia ci ha insegnato e pare ripetersi nei contesti odierni: quando la xenofobia diventa linguaggio istituzionale o peggio programma di un partito politico ciò rappresenta il punto di svolta e non ritorno.

La buona notizia è che il vaccino a questo virus è già “pronto” ed dobbiamo inocularlo alla nostra gioventù a piene mani demolendo anche giuridicamente, comportamenti basati sull’egoismo, sull’individualismo, sulla soddisfazione indiscriminata dei desideri, sull’oggettivizzazione e mercificazione della persona, su un’affettività che vede disgiunti corpo ed anima, su stereotipi discriminatori.

Occorre recuperare linguaggi appassionati ma rispettosi e nonviolenti promuovendo e organizzando le strutture di Pace che già sono i nostri antigeni alla violenza e di cui il mondo ha così tanta urgenza; l’esercito di pace dei volontari in servizio civile nazionale ed internazionale, i caschi bianchi, i cooperanti internazionali, gli enti di solidarietà e sviluppo, le reti di peacekeeping e peacemaking. Riposa in Pace Emmanuel e a te Amedeo auguro di trovare la vera Pace.