Troppi calcoli sullo Ius Soli

Rinviato a settembre. Dicono. E sostengono che si tratti di una questione tecnica, di un problema di numeri. Di fiducia che rischia di trasformarsi in sfiducia, mettendo a rischio la tenuta del governo. Dicono. Ma è effettivamente cosi? Oppure tanto la maggioranza che regge l’esecutivo quanto la compagine guidata da Paolo Gentiloni hanno ceduto vistosamente sul tema dei diritti civili in nome di una governabilità che non assicura affatto al Paese scelte forti e decisive ma solo uno spostamento in avanti della resa dei conti? Come sempre sarà la storia a dire chi ha torto e chi ha ragione, ma la sensazione è che il Pd, sostenitore della legge sullo Ius soli, e il governo che avrebbe dovuto farla propria, abbiamo perso una grande occasione.

Soprattutto hanno rinunciato all’opportunità di dimostrare di essere nel pieno delle proprie funzioni, senza essere considerato una mozzarella con la scadenza ben impressa in fronte. Senza entrare nel merito della legge, da troppi legata alla questione degli sbarchi, è del tutto evidente che lo slancio creativo dimostrato dal partito di Matteo Renzi in altro occasioni è venuto meno in questa circostanza, palesando un drammatico grigiore di idee e una mancanza assoluta di coraggio. E’ un po’ come se la sinistra avesse scaricato le pile in quella circostanza ed oggi proceda a tentoni, sperando i un vento nuovo che gonfi le vele.

Del resto va in questa direzione l’appello del presidente della Camera, Laura Boldrini che chiede di approvare la legge entro la fine dell’anno cosi come non va sottovalutata l’opzione di Nicola Fratoianni, registrata con attenzione dal presidente dei senatori del Pd, Luigi Zanda: “Il quadro dei numeri al Senato resta assai difficile, ma ho molto apprezzato il valore politico della dichiarazione di Fratoianni a sostegno dello Ius Soli e sulla possibilità di un voto di fiducia ‘di scopo’ su un provvedimento di così alto valore civile”.

Se la soluzione dovesse vedere la luce sarebbe un atto di grande valore politico e sociale. Solo che in un Paese avvitato su se stesso, con una classe politica avvinta come l’edera all’idea della campagna elettorale permanente, certi slanci, determinati salti oltre l’ostacolo sembrano proprio non voler riuscire. E quando accadono, molto spesso, producono effetti dirompenti. Insomma, ora più che mai sarebbe necessario resettare determinati automatismi per riattivare la macchina del consenso popolare, provando a chiedere agli italiani cosa vogliono realmente. Magari realizzando quello sforzo di chiarezza che, ad oggi, non c’è minimamete stato.

Sul caso dello Ius soli governo e maggioranza non hanno affatto spiegato agli italiani, in termini chiari e semplici, quale fosse la reale posta in palio, affidandosi solo ai soliti slogan da comizio di piazza. Un terreno, quello della comunicazione costruita su spot e parole d’ordine, sul quale il centro destra ha, da sempre, il modo di mostrare il miglior repertorio. Che val al di là dell’oggetto del contendere. Proprio per questa ragione sarebbe necessario stabilire un codice etico in base al quale sui diritti civili le regole d’ingaggio sono diverse dal solito. La persona non può valere quanto una cosa.