Strage di Pentecoste in Nigeria, chi c’è dietro l’attentato

Africa

Una domenica come le altre a Owo, Stato di Ondo, nel sud-ovest della Nigeria. Si celebra la Pentecoste e i fedeli si radunano nella chiesa cattolica di San Francesco. Canti, colori e la solenne liturgia eucaristica. Le famiglie hanno portato i bambini, che vivono con naturale spensieratezza questo momento di festa. Owo è un’area che fino allo scorso 5 giugno non è stata colpita dalle efferate violenze che affliggono il Nord e la Middle Belt, per cui il clima è sereno e festoso. La gioia, tuttavia, dura poco.

Alle 11.30 due uomini armati all’interno della chiesa e un numero ancora imprecisato di aggressori fuori della struttura attaccano brutalmente i fedeli innocenti e inermi, anche con l’uso di dinamite. La diocesi di Ondo due giorni dopo diffonde un comunicato nel quale riporta il bilancio, non ancora definitivo, delle vittime: 38 deceduti di cui quattro bambini, una bambina, un ragazzo, una ragazza, dodici uomini e diciannove donne. Molti feriti, giovani e adulti, sono ricoverati.

Al momento della stesura di questo articolo i responsabili della strage non sono ancora stati identificati. Alcuni osservatori ipotizzano siano estremisti islamici dell’etnia fulani, protagonisti ormai da anni di numerosi episodi di violenza. Secondo alcuni osservatori il movente di tali fenomeni sarebbe da ricondurre a una causa principale, e cioè il fattore economico. Siccità e desertificazione hanno deteriorato i pascoli e prosciugato le sorgenti d’acqua nella fascia saheliana settentrionale, costringendo così molti mandriani fulani a migrare con i loro capi di bestiame in direzione sud, in aree in cui una notevole crescita della popolazione nel corso degli ultimi quarant’anni ha causato pressione sui terreni coltivati, contese sui raccolti e furti di bestiame. Questi conflitti sarebbero quindi degenerati in scontri violenti. Secondo tale filone interpretativo si dovrebbe pertanto escludere l’esistenza di un piano di islamizzazione condotta da elementi radicalizzati. In sintesi, non si tratterebbe di persecuzione anticristiana. Qualora la responsabilità dei fulani radicalizzati nella strage di Pentecoste sia confermata, tale interpretazione può essere condivisa?

La carenza di beni in Africa affligge diverse comunità, ma non tutte reagiscono con azioni violente e prevaricatrici. Oltre a ciò, quale osservatore, anche il meno incline a riconoscere il fenomeno persecutorio, può ragionevolmente considerare una coincidenza che il massacro di Owo si sia verificato proprio il giorno della solennità di Pentecoste, in una chiesa gremita di fedeli?

Aiuto alla Chiesa che Soffre (ACS) è molto impegnata nel sostegno delle comunità cristiane della Nigeria. Nel solo 2021 la fondazione pontificia ha inviato quasi due milioni di euro di aiuti per la realizzazione di diverse tipologie di progetti, pastorali e umanitari. Dietro questa somma ci sono migliaia di benefattori che hanno messo mano al portafogli donando a favore di cristiani di una nazione che probabilmente non visiteranno mai. Lo hanno fatto per carità cristiana. ACS auspica che le autorità civili nigeriane, non per carità ma per dovere istituzionale, si impegnino seriamente per garantire la pubblica sicurezza, affinché i fedeli possano andare liberamente a Messa, come facciamo noi in Italia, senza cadere nella trappola del terrore.