I sostanziosi risultati che la due giorni a Londra della Meloni ha portato al nostro Paese

Si è chiusa con il ricevimento all’ambasciata italiana la visita di due giorni della presidente del Consiglio, Giorgia Meloni, a Londra. La premier ha tenuto l’intervento di chiusura alla presenza di James Cleverly, segretario di Stato per gli Affari esteri del Governo britannico, il Commonwealth e lo sviluppo con il quale, spiegano fonti italiane, ha tenuto un incontro bilaterale informale nel corso del quale i due hanno confermato il grande calore delle relazioni bilaterali, ribadendo quanto detto da Rishi Sunak a Downing Street nell’incontro del 27 aprile. In seguito la Meloni ha incontrato il Segretario di Stato per gli Affari economici, l’energia e la strategia industriale, Kemi Badenoch, con cui è stata sottolineata la prosecuzione del lavoro sul dialogo in materia di interscambio commerciale e promozione degli investimenti, alla luce del rilancio a tutto tondo dei rapporti italo-britannici, usciti ancor più rinforzati da questa visita. Sin qui l’ufficialità a la ritualità.

Ma la due giorni nella City della premier ha portato in dote al Paese anche altri sostanziosi risultati. “Dobbiamo affrontare insieme con coraggio le sfide del XXI secolo, il resto del mondo ci sta guardando”, spiega la presidente del Consiglio, “dobbiamo contrastare il rischio di polarizzazione tra Nord e Sud del mondo”. E solo con rapporti solidi con gli alleati, a partire proprio dal Regno Unito, è possibile centrare questo obiettivo. “Il mio governo”, sottolinea Giorgia, “sta lavorando per stabilire un modello di cooperazione paritaria con i Paesi africani, un’iniziativa chiamata ‘Piano Mattei'” che “mira a cooperare con l’Africa per creare la propria prosperità attraverso le sue molteplici risorse”. Perché è lì che si fanno gli affari, ed lì che i Paesi del mondo, a partire da quelli del vecchio continente, stanno concentrando le proprie attenzioni.

L’asse Roma-Londra serve proprio a quello, a piantare bandierine laddove vi sono risorse strategiche da sfruttare. Certo, la Brexit, con le sue conseguenze, pesa ancora sulle posizioni del Regno Unito, ma questo non implica affatto una visione ristretta da parte di Londra. Anzi, dalle rive del Tamigi si guarda con rinnovato interesse alle dinamiche europee. A partire dal tema dell’immigrazione. Il sostegno dell’Italia alla politica di gestione dei flussi migratori illegali del Regno Unito e l’importanza di rafforzare i rapporti economici bilaterali, partendo da un settore chiave per il Made in Italy come l’agroalimentare sono segnali importanti. E questi sono stati fra i temi centrali del secondo giorno di visita a Londra del presidente del Consiglio, che è stata insignita del Premio Grotius, diventando così il terzo capo di governo straniero cui viene conferita tale onorificenza dal centro studi Policy Exchange. Archiviate le polemiche sulla mancata approvazione del Def, la Meloni ha espresso massimo sostegno “all’amico” Rishi Sunak, il premier britannico, e al tanto contestato accordo siglato con il Ruanda che prevede il ricollocamento nel Paese africano dei migranti irregolari in attesa di valutazione della loro domanda di protezione internazionale. C’è chi parla di “deportazione”, ma la Meloni diffida dall’utilizzo di questa parola: “Io non la vedo come una deportazione ma come un accordo tra Stati liberi nei quali viene garantita la sicurezza delle persone”. La premier, inoltre, contesta chi definisce il Ruanda come un “Paese che non rispetta i diritti” o “una nazione inadeguata o indegna”, affermando come questo “sia un modo di razzista di leggere le cose”.

Insomma, il passaggio inglese è servito anche a ristabilire l’ordine dei fattori, spostando le pedine sulla scacchiera. Pur spiegando che il governo non prevede iniziative simili a quella del ricollocamento dei migranti in Ruanda che opera il Regno Unito, la Meloni ha sottolineato che è necessario trovare “delle soluzioni per alleggerire la pressione” su alcuni Paesi, una questione che riguarda da vicino l’Italia. Per questo motivo, ha spiegato la premier, il primo ministro britannico Rishi Sunak sta cercando di avviare una collaborazione con l’Ue, e anche con l’Italia, sulla questione dei flussi migratori irregolari. “Il Regno Unito e’ disponibile a collaborare con Frontex. Se tu non lavori sulla dimensione esterna” sara’ poi difficile “cercare di risolvere il problema internamente fra le singole nazioni”, ha detto Meloni. Un’occasione, questa, anche per tornare su un tema di stringente attualità per l’Italia, ovvero la crisi in atto in Tunisia. “Se la Tunisia crolla, dato che si dice che ci siano centinaia di persone intenzionate a partire, che si fa?”, ha affermato il presidente del Consiglio, invitando ad “affrontare la questione con pragmatismo e non con approcci ideologici”. Dall’incontro con l’omologo Rishi Sunak, alla presenza in ambasciata di due ministri del governo britannico: sono tutti segnali di come ci sia una ferma volontà da ambo le parti di rafforzare la cooperazione a livello bilaterale e nei principali consessi internazionali.