Sospendere il cashback? Ecco perché sarebbe un errore

Una misura con più di un beneficio. Aiuto economico alle famiglie, formazione al pagamento digitale e acquisti nei negozi di prossimità

La decisione di sospendere il cashback è dietro l’angolo, dopo il suo primo semestre “di vita”. Ma è un errore togliere di mezzo una misura che portava con sé più di un beneficio. Si andava incontro alle famiglie, e molte ne avrebbero fatto ricorso. Si “formavano” i cittadini per il pagamento digitale. Si aiutavano gli esercizi commerciali di prossimità.

La misura, che prevede un rimborso del 10% sull’importa degli acquisti effettuati con carte di credito, bancomat, pagamento elettronico, fino a ristorno massimo di 150 a semestre, dava un certo aiuto economico ai nuclei familiari, soprattutto quelli che si trovavano in situazione di difficoltà. Il rimborso “scatta” ad almeno cinquanta acquisti in sei mesi.

Milioni di italiani, di famiglie, hanno scelto di ricorrere a questo sistema, pagando gli acquisti con la carta di credito. E poiché il meccanismo del cashback è collegato alle spese nei luoghi fisici e non agli acquisti online, questo ha spinto molte persone ad andare nei negozi a loro vicini. L’effetto quindi è stato quello di dare una mano anche a quegli esercizi di prossimità che hanno registrato un calo, se si fa il confronto con i dati delle spese online.

Un altro aspetto interessante e positivo di questo sistema è che, facendone ricorso, si rivelava un utile strumento di formazione all’utilizzo di strumenti di pagamento come le carte di credito al posto del contante e si migliora la tracciabilità delle spese, ottenendone in cambio maggior trasparenza. Un minor utilizzo del contante ha tra i suoi effetti anche la fuoriuscita di quei pagamenti in nero che purtroppo sono presenti nel nostro Paese.

Tutti gli elementi presi in considerazione in questa sede dovrebbero condurre a un giudizio positivo su tale iniziativa, che è stata utilizzata da milioni di cittadini. Scegliere di toglierla è commettere un errore. Ci si interroga su quali possano essere i motivi che portano a questa decisione, che potrebbe esser frutto di un condizionamento dovuto alla volontà di non far emergere i pagamenti in nero.